Robinson, 2 febbraio 2024
Sullo stagno giapponese
Un illustratore di oggi qui ci spiega perchéSe vi capitasse di passeggiare in un giardino giapponese con molta probabilità vi imbattereste in unostagno.Anche lo specchio d’acqua più piccolo avrà sempre abbastanza spazio per ospitare qualche carpa koi, il pesce d’acqua dolce selezionato in Giappone in ragione della curiosa costellazione di macchioline di cui è punteggiato il suo dorso.Uno stagno di medie dimensioni sarà altresì sufficientemente profondo da giustificare la presenza di un austero ponte in pietra a forma di mezzaluna e di un piccolo padiglione strutturato a pagoda, a dare profondità al paesaggio.Come qualsiasi stagno, anche questo tenderà ad attrarre verso le sue acque scure e melmose una moltitudine di ospiti. Con l’inizio della primavera e poi, per tutta l’estate, rane, gama, e salamandre, sansh?uo, faranno festa dall’alba al tramonto, mentre i gerridi, amenbo, non smetteranno mai di pattinare e saltellare come pazzi sulla sua superficie.In autunno libellule, tonbo,scintillanti andranno a caccia di piccoli insetti, e immancabile qualunque sia la stagione, col sole, la pioggia o la neve, ci sarà sempre un airone cenerino, aosagi, o una garzetta dai piedi giallini, immobile e imperturbabile come una statua.Negli stagni giapponesi si incontrano persino granchi e gamberi d’acqua dolce, kawaebi, come ho avuto la sorpresa di constatare personalmente nei dieci anni di passeggiate verdi, durante ilmio soggiorno nel Paese del Sol Levante.In una giornata di sole tra le rocce affioranti sarà facile scorgere qualche tartaruga, kame, dal carapace ricoperto di squame esagonali.Del tanuki, piccolo mammifero elusivo simile ad un procione, vedremo solo per qualche secondo l’ombra, mentre si aggira sospettoso sulla sponda più appartata con la speranza di abbeverarsi indisturbato.Puntata come una freccia al cielo, la foglia di una sagittaria, omodaka, ospiterà una graziosa falena geometrica in attesa del crepuscolo, mentre pipistrelli famelici,k?mori, avranno già fatto incetta di un migliaio di zanzare.Ora che la notte è scesa sullo stagno e la vista indugia sui contorni delle cose, sono sicuro che incontrerete almeno una di quelle creature bizzarre che popolano le cronache antiche di questo paese dal passato nemmeno poi così lontano: ilkappa, che simile a una tartaruga ne condivide l’ingordigia. Ha un portamento eretto. Una depressione sulla sommità del capo svela uno stagno in miniatura nel quale, come in un gioco di specchi, potreste vedervi riflessi mentre passeggiate.In lontananza, poi, dove inizia il bosco di canfora, vedrete danzare delle fiammelle bluastre. Penserete appartengano a delle lucciole, hotaru. In realtà si tratta di una processione dikitsune, volpi magiche col potere di cambiare forma.Se osserverete con attenzione lo stagno e i suoi abitanti, reali o immaginari, sarà facile ora scorgere, sfere, triangoli, quadrati, mezzelune, esagoni e tutta la gamma di forme geometriche composite che sono a fondamento di ogni struttura di questo umido microcosmo.È un processo di sintesi che mi aiuta a muovermi nella rappresentazione della realtà e a sopperire a certe mie lacune nel disegno. Il mio modo di dialogare con la complessità del reale (senza esserne sopraffatto).Individuata la struttura geometrica di un soggetto lo trasfiguro usando forme basilari: perlopiù cerchi, triangoli e quadrati.Il risultato non ha esattezza o rigore scientifici ma rispecchia quella che per me è l’essenza del soggetto. Una verosimiglianza più interessante della rappresentazione di stampo accademico.È il mio sguardo sbilenco sul mondo.Come ci insegna il grande maestro giapponese Hokusai; ogni cosa, dal bruco flessuoso all’ombrello di carta e bambù, disvela una struttura geometrica.A guardar bene, ogni cosa sembra scomponibile e rimodellabile attraverso uno schema modulare di forme. Hokusai ci spinge ad allenare lo sguardo, ad osservare cosa si nasconde, letteralmente, sotto la superficie delle cose.A scovare un ordine segreto di forme, moduli, incastri e poetiche associazioni di figure.A osservare un bruco non solo come insetto sinuoso e informe, ma come una ghirlanda di tonde sfere perlacee in bilico sopra lo stagno mentre si dondola sul margine pentastellato di una foglia dimomiji.Questo testo è la prefazione del libro© RIPRODUZIONERISERVATAILLUSTRAZIONI DI PHILIP GIORDANO TRATTE DAL LIBROHokusaiManuale del disegno abbreviatoWoM Prefazione con illustrazioni di Philip Giordano A cura di Fumiko Tanaka Matteo Pinna pagg. 107 euro 22Età: 9+JLe immaginiAlcune delle tavole in bianco e nero in cui Hokusai ci insegna a disegnare persone e animali di terra e di mare I disegni a colori sono di Philip Giordano, classe 1980