La Lettura, 2 febbraio 2024
Una scena di “C’eravamo tanto amati”
È una scena che comincia con la descrizione di una scena di cinema: la scalinata della Corazzata Potëmkin, riproposta sulla scalinata di Piazza di Spagna. Stefano Satta Flores è Nicola, l’intellettuale meridionale: la racconta in modo concitato, Luciana (la Sandrelli) si diverte molto, e Antonio (Manfredi) si incupisce, si ingelosisce. È per questo che Satta Flores dice che stavano solo parlando di cinema, visto che «la signorina vuole intraprendere la carriera». E Manfredi, ormai senza freni dice: «Lo so io la carriera che vuole intraprendere». L’offesa è grande, Luciana si allontana, arriva fin giù alle scale. È notte, la piazza è completamente vuota. Luciana è profondamente offesa, ma non ha nessuna intenzione di mostrarlo, e nemmeno di cedere alla rabbia, dice: «Io sono libera e faccio quello che mi pare». Vede la cabina: 4 minuti 4 foto. Ritrova tutta la leggerezza, pare: «Giusto le dovevo fare per portarle al regista Zampa». Ed entra. I due amici si incamminano. Discutono. Nicola è indignato, Antonio geloso. «Sei geloso?» «Ma chi, io, e di chi?» E se ne va. «Io domani mattina mi alzo presto», urla da lontano – per dire: voi siete dei perditempo, per questo vi potete permettere nottate a descrivere scene di film e ridere. Io lavoro.Nicola torna alla cabina delle foto. «Signorina Luciana, lo perdoni, quello Antonio...» Ma Luciana non c’è più. È andata via. La scena sembra finita così. Un po’ tristemente. E invece è più triste. Ora. Perché si sente il rumore della rotativa che tira fuori le foto tessera. 4 minuti 4 foto. E quando vengono fuori, raccontano una Luciana diversa da come aveva reagito. Ed è anche il momento in cui ci viene rivelato sia il senso dell’infelicità di questa ragazza, sia il fatto che l’amore per Antonio è profondo e vivo, anche se per tutto il film, fino a qui, è sembrato di no.Le foto sono quattro foto di una donna che piange, sempre di più, il viso rovinato dal trucco sciolto. Ma quando noi vediamo questo pianto e l’infelicità che porta, il pianto non c’è più. Anzi, Luciana non c’è più. Per chi scrive il cinema, c’è sempre il problema di capire in quale modo si possano mostrare i sentimenti. Non è facile. In questa scena di C’eravamo tanto amati ci sono la gelosia, l’amicizia, ma soprattutto c’è l’infelicità. Il pianto. Però è un modo di raccontare il pianto infelice in sottrazione, da lontano. Quando già fa parte del passato. Almeno, si spera.