La Lettura, 2 febbraio 2024
Sempre più coppie per avere un figlio ricorrono all’eterologa
Comunque la pensiate al riguardo, dovrete riconoscere che siamo di fronte all’esplosione di un fenomeno che in questi tempi di tecnologia rampante potremmo con un po’ di fantasia definire come il «figlio artificiale» – senza con questo attribuire all’aggettivo «artificiale» la benché minima connotazione negativa. In un’Italia dove non ci si sposa, non ci si mette in coppia, non si fanno figli nemmeno a piangere, con quei pochi che si fanno che arrivano a due passi dalla menopausa delle madri, in un’Italia così si ispessiscono infatti le schiere di quelle coppie, e segnatamente di quelle donne, che si rivolgono alla Procreazione medicalmente assistita (Pma) perché vogliono un figlio a tutti i costi, e letteralmente costi quello che costi.
Ed eccole, allora, le cifre del successo. Secondo gli ultimi dati del ministero della Salute nel 2021 si sono sottoposte a tecniche di procreazione medicalmente assistita 86.090 donne, contro le 65.705 che lo hanno fatto nel 2020 e le 76.189 coppie medio annue che sono ricorse alla Pma nel periodo 2014-2019. Il dato del 2021 è superiore del 13 per cento al dato medio degli anni pre-pandemici e del 31 per cento a quello del 2020.
Qualche puntualizzazione si impone. Il 2020 è l’anno pandemico per eccellenza, logico dunque che il 2021 abbia segnato un aumento rispetto ad esso – così com’era logico che nel 2020 si registrasse un arretramento rispetto agli anni pre-pandemici. Ma neppure il 2021 è stato un anno esente dal Covid-19, tant’è che si contano in quell’anno ben 63.657 morti di Covid-19, contro le 78.408 morti per questa causa del 2020. Insomma, tutto si può dire del 2021 meno che si tratti di anno post-Covid. Eppure proprio in quest’anno ancora immerso nella pandemia la Pma ha registrato un successo nient’affatto preventivabile, e non certamente di queste dimensioni, anche nel confronto con gli anni non pandemici precedenti al 2020. Siamo dunque di fronte a una nuova e ancora più alta dimensione del successo della Pma? Gli indizi ci sono tutti.
Successo in termini di coppie che ricorrono alla Pma, innanzitutto, ma anche successo dei figli ottenuti grazie alla Pma: passati da una media annua di 13.246 nel periodo 2014-2020 ai 16.625 nati vivi del 2021 (il 4,1% dei 400.249 nati di quell’anno), con un incremento di quasi il 26%. Successo infine dell’efficacia delle tecniche, perché se nel periodo 2014-2020 si sono avuti 17,7 nati vivi ogni 100 coppie che sono ricorse alla Pma nel 2021 i nati vivi sono stati 19,3 ogni 100 di queste coppie – un valore, quest’ultimo, ch’è peraltro il più alto da quando esiste la Pma.
In verità quest’ultima conclusione nasconde qualcosa che propriamente un successo non è. Vediamo. La fecondazione omologa, fecondazione che impiega solo gameti della coppia, non riesce a schiodarsi da un tasso medio di 17 nati vivi ogni 100 coppie, valore che, se si considerano i parti gemellari, significa che non più di una donna su sei di quante ricorrono alla Pma per sottoporsi a trattamenti di fecondazione omologa riesce a ottenere quel figlio al quale tanto anela. Un tasso di successo, com’è facile concludere, che proprio di successo non è. Non si può infatti considerare di successo una pratica che premia appena una donna su sei di quante vi si sottopongono, a maggior ragione in quanto passano gli anni ma questa pratica non mostra di migliorare sotto il profilo dell’efficacia.
Il successo anche in termini di efficacia della Pma si deve dunque esclusivamente alla fecondazione eterologa, alle tecniche di Pma, vale a dire, che impiegano gameti – maschili, femminili o entrambi – che non sono della coppia.
Nel 2014 la Corte costituzionale ha sancito l’illegittimità della legge 40 del 2004, che va sotto il nome di «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita», relativamente al divieto di ricorrere a un donatore esterno alla coppia nei casi di infertilità assoluta della coppia stessa. Difficile stabilire l’infertilità assoluta della coppia; più difficile ancora è dire cos’è un «donatore» esterno alla coppia. Sta di fatto che, corretta nel 2014 la legge 40, la fecondazione eterologa inanella una serie crescente di risultati che va dalle 205 coppie del 2014 alle 7.674 coppie che nel 2019 si sottopongono a trattamenti di eterologa. Neppure il 2020, che pure vede un arretramento di quasi 13 mila coppie per quanto riguarda la fecondazione omologa, ferma la fecondazione eterologa, che nell’anno della pandemia non arretra di una sola coppia: 7.675 nel 2020 contro le 7.674 del 2019. Fino all’exploit del 2021, quando le coppie che ricorrono all’eterologa si inerpicano fino alla cifra di 11.584: 3.909 e quasi il 51 per cento in più del 2020. Cosicché la fecondazione eterologa finisce per rappresentare in soli 7 anni dallo 0,3 al 15,5 per cento del totale delle coppie che ricorrono alla Pma.
Un exploit meritato, viene da dire proprio guardando ai tassi di successo che sono mediamente di 10 punti superiori a quelli della fecondazione omologa: non 17, ma 27 nati vivi ogni 100 coppie che ricorrono a questo tipo di fecondazione. Tasso di successo che sempre nel 2021 supera la soglia del 30 per cento, del tutto fuori portata per la fecondazione omologa, attestandosi con un sol balzo al 31,1 per cento: una soglia molto vicina al traguardo di un figlio ogni tre donne che ricorrono alla fecondazione eterologa.
Anno letteralmente baciato dalla fortuna, insomma, il 2021. Che, per quanto non possa affatto considerarsi post-pandemico, travolge tutti i risultati ottenuti fino a quel momento. Detto di quello che segnatamente appare come il risultato più significativo, vale a dire il tasso di successo in termini di figli ottenuti ogni 100 coppie, merita dare un’occhiata più da vicino, per capire meglio cosa significano, alle oltre 86 mila coppie che in questo anno si sono sottoposte a trattamenti di Pma e a quelle altre che lo hanno fatto negli anni precedenti.
Prendiamo pure, per non allontanarci troppo dall’attualità, il quinquennio 2017-2021. In questi cinque anni 848.410 coppie si sono unite in matrimonio. Negli stessi anni 386.288 coppie sono ricorse alla Pma per cercare di avere un figlio. Detto altrimenti: le coppie che ricorrono alla Pma rappresentano quasi il 46 per cento delle coppie che si sposano. Certo, non ci sono soltanto le coppie che si sposano, ci sono anche le coppie che si formano pur senza sposarsi, le coppie di fatto. Dati basati sulla stima di quante sono oggi le coppie di fatto – circa 1,3 milioni – portano a dire che tra 50 e 60 mila di queste coppie si formano mediamente ogni anno. Cosicché nel quinquennio avremo oltre alle 848.410 coppie unite in matrimonio tra le 250 e le 300 mila coppie di fatto, per un totale di coppie formatesi nel quinquennio compreso tra un milione e cento e un milione e centocinquanta mila. Alla luce delle poco meno di quattrocentomila coppie che sono ricorse nel frattempo alla Pma, si conclude che mediamente le coppie che ogni anno ricorrono alla Pma sono non meno del 33 per cento delle coppie che si formano annualmente in Italia, tra sposate e di fatto. Se pure estendessimo i calcoli anche a qualche anno precedente al 2017, otterremmo un risultato di poco inferiore: in Italia circa una coppia su tre di quante si formano annualmente si trova a ricorrere, per cercare di avere un figlio, alla Pma; e sempre più spesso, ormai, alla Pma eterologa che ha un’efficacia nettamente superiore alla fecondazione omologa. Questo valore meriterebbe un trattato a parte. Perché è tanto alto? Ci si spinge sempre di più, dunque, nella sfera dell’artificiosità del figlio a scapito della riproduzione sessuale tra uomo e donna? Cosa ci si deve aspettare dal futuro? Del tutto generalmente parlando, un dato emerge tra tutti: le cause di infertilità della coppia, che spingono in direzione della Pma, non fanno che aumentare. È un dato che deve far riflettere. E molto, molto seriamente. Lo stiamo facendo? Lo faremo?