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 2024  febbraio 01 Giovedì calendario

Periscopio

Nei libri ricordo solo ciò che mi è necessario. Il resto è spazzato via come con la scopa. Marina Cvetaeva, Aforismi, Aragno 2022.

Quarantadue anni, condannato a venticinque anni di carcere per alto tradimento, Vladimir Kara-Murza è scomparso. La posizione del giornalista, attivista e oppositore del regime di Vladimir Putin, imprigionato dallo scorso aprile, è sconosciuta. Chi ha provato a fargli visita o a inviargli una lettera non è riuscito a rintracciarlo. Linkiesta.
Putin potrebbe agitare nuovamente la minaccia nucleare e sarebbe sciocco ignorare del tutto i rischi di un’escalation. Ma sarebbe altrettanto insensato lasciarsi intimidire da lui. William Burns, direttore della Cia.
Operazione all’alba dei soldati israeliani che hanno fatto irruzione in una stanza dell’ospedale di Jenin travestiti da medici. Uccisi tre membri di Hamas: Mohammed Jalamneh, che «progettava un attacco ispirato al 7 ottobre», Mohammed Ghazawi, «un operativo dei Battaglioni Jenin», e suo fratello «Basel Ghazawi, della Jihad islamica. Un altro cinico esempio» [spiega Tel Aviv] «dell’uso delle aree civili e degli ospedali come rifugi e scudi umani da parte delle organizzazioni terroristiche». fanpage.it
«La destra – si legge nell’ultimo editoriale di Haaretz – chiede la pulizia etnica della Striscia di Gaza, l’espulsione della sua popolazione palestinese e l’insediamento di colonie ebraiche al posto delle città e dei villaggi palestinesi che l’esercito ha distrutto». Netanyahu tace e acconsente, perché «se oserà ribellarsi, si troverà [ad affrontare] elezioni generali anticipate, una commissione d’inchiesta e la realizzazione dei suoi timori di essere processato da ex primo ministro». Gli estremisti, oltretutto, non hanno nulla da perdere: sono in ascesa e, se si votasse, ruberebbero voti a un Netanyahu eventualmente dipinto come disfattista. Corriere della Sera.

La sinistra ha scoperto Patria e Nazione. Una passione tardiva ma travolgente. (…) La scorsa settimana, per esempio, l’ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha postato sui social una bandiera italiana al grido «la destra al Senato approva la legge spacca-Italia. No alla secessione. Viva l’Italia unita e più giusta». Istituto Bruno Leoni.
[E non di meno] povero Luigi Cadorna: gli vogliono far pagare più di cent’anni dopo la disfatta di Caporetto. Un caso di «cancel culture» a Verbania dove vogliono cambiare il nome della scuola media, da Luigi Cadorna, il generale che ha legato il suo nome alla disfatta di Caporetto, a Gino Strada, idolo di pacifinti e sinistrelli. Dagospia.
Martedì Repubblica pubblica un articolo choc: «Il Tg1 è tutto per Meloni. A dicembre Schlein oscurata e appena 30 secondi al Pd». Secondo la denuncia, basata sui dati dell’Osservatorio di Pavia, per un mese intero il Tg1 non avrebbe mai dato la parola alla segretaria del Pd «neppure per sbaglio» e solo per mezzo minuto al suo partito. Troppo poco per essere vero. E infatti è falso. Rep., poche ore dopo, pubblica un’errata corrige per dire che i dati dell’Osservatorio di Pavia erano sbagliati «per un errore di codifica nel database». Alla fine risulta che, nel Tg1 di TeleMeloni, Schlein ha avuto addirittura più spazio di Meloni e persino di Mattarella. il Foglio.

Sulla guerra [Giuseppe Conte, ma qui è meglio «Giuseppi»] ha fatto capire che è meglio il Donald Trump che svenderà l’Ucraina allo zar di Mosca che il Joe Biden che sostiene la resistenza del popolo ucraino. [Giuseppi] è un uomo così. Quando Fazio gli ha fatto notare che tra uno che dà il benvenuto all’assalto a Capitol Hill e Joe Biden, che difende la democrazia americana, la differenza si vede, Conte ha dato una delle sue risposte: «Sull’assalto ho preso le distanze. È una pagina nera della democrazia americana ma lasciamo che i giudici facciano i loro accertamenti». Guarda i sondaggi e già è pronto a baciare la pantofola del miliardario. Mario Lavia, Linkiesta.
«Non ho visto [le immagini d’Ilaria Salis in catene] e non commento cose che non ho visto» ha detto il sempre originale ministro [e cognato] Francesco Lollobrigida conversando con i cronisti alla Camera, mentre il vicepresidente del consiglio Antonio Tajani [più originale ancora] ha dichiarato che «in punta di diritto, Orbán non c’entra niente. Non è che il governo decide il processo. La magistratura è indipendente». HuffPost.

L’ambasciata italiana in Ungheria sapeva cosa stava succedendo a mia figlia e non ha mai detto nulla. Roberto Salis (Ansa).
Spiace per il trattamento riservato a Ilaria Salis. Però ogni Paese punisce come vuole e non compete a me giudicare quello che si fa in altri paesi. Andrea Crippa, vicesegretario della Lega (Ansa).
[Finalmente] Meloni chiama Orbán: «Manette e catena sono fuori luogo». [Minimizzando giusto un po’]. Corriere della Sera.
C’è chi ha accostato questa scena a Guantanamo, chi alle carceri cinesi o sudamericane. (…) A chi in Italia s’è indignato non è però venuto in mente un episodio analogo: la foto d’Enzo Carra con gli schiavettoni ai polsi, che attraversa i corridoi della Procura di Milano scortato da due carabinieri nel 1993. Una delle instantanee più emblematiche di Tangentopoli, la finta rivoluzione giustizialista che spazzò via tutta la Prima Repubblica via salvando soltanto i comunisti [che trovarono perfettamente normali e anzi ben meritati gli schiavettoni a Carra]. Libero.

Per non parlare degli schiavettoni ai polsi d’Enzo Tortora nel gennaio del 1984 e dei 32 anni di galera da innocente di Beniamino Zuncheddu. Pierpaolo Albricci, ItaliaOggi.
[Qualche esempio più recente?] Nei mesi scorsi siamo stati condannati per detenzione illegale d’una minorenne ghanese vittima di violenza sessuale e privata del necessario supporto psicologico, per aver tenuto in carcere malati psichiatrici che necessitavano di ricovero e cure specifiche e per avere arrestato, denudato e maltrattato quattro sudanesi. Capite voi da quale dorato pulpito, a proposito della sventurata Ilaria Salis, possiamo chiamare schifezze le schifezze dell’Ungheria. Mattia Feltri, La Stampa.
Amadeus con un videomessaggio invita Sinner a Sanremo. Daniil Medvedev: «Lo sai che mò forse te tocca annà a Sanremo?» Janik Sinner: «A sapello te facevo vince». Osho, il Tempo.
Potere: far fare agli altri quello che non vogliamo fare noi. Roberto Gervaso.