Corriere della Sera, 1 febbraio 2024
La Cia e la libellula: il ritorno delle spie
La Cia, la Madre Russia, Beirut, i mari dell’Oriente: con la fine della Guerra Fredda sembrava che anche la spy story e i suoi luoghi d’elezione dovessero tramontare. Siamo invece in un boom di nuovi libri che parlano di Mosca, di doppie vite in Libano, di trame fra Thailandia e Montecarlo, di servizi segreti britannici: è che la competizione in atto tra potenze e le guerre in corso stanno lanciando il filone degli 007 del Ventunesimo Secolo. Questo, per quanto significativo, è però solo un segnale: alla base c’è il ritorno dello spionaggio come strumento sempre più importante non solo per prevenire i rischi ma soprattutto per elaborare strategie geopolitiche. In forme nuove, data la centralità che anche nell’intelligence hanno assunto le tecnologie. Un caso per tutti: il fatto che i servizi americani abbiano saputo dell’intenzione di Putin di invadere l’Ucraina mesi prima che ciò accadesse ha certamente molto limitato, se non azzerato, l’effetto sorpresa dell’aggressione russa. Due giorni fa, il direttore della Cia, William Burns, ha pubblicato un articolo sulla rivista Foreign Affairs nel quale sostiene che, in un’era di autocrati chiusi in piccoli circoli di consiglieri, «ottenere informazioni sulle intenzioni del leader è sia più importante sia più difficile che mai». Rivela però quali sono alcuni obiettivi della Cia. La guerra in Ucraina – sostiene Burns – «erode» il controllo del Cremlino sulla popolazione: «La corrente di disaffezione sotto la superficie sta creando per la Cia un’opportunità di reclutamento che si presenta una volta in una generazione. Non la sprecheremo». La sfida maggiore per gli Stati Uniti – chiarisce Burns – è comunque la Cina: per questo, negli scorsi due anni la Cia ha aumentato del 100% le risorse finanziarie destinate all’intelligence sul gigante asiatico e nel 2021 ha creato un Mission Center tutto dedicato, caso unico, alla Cina. L’uso creativo delle tecnologie emergenti è naturalmente centrale nello spionaggio di oggi. Ma, nonostante le telecamere nelle strade e il riconoscimento facciale, l’attività degli agenti in Paesi ostili (la Humint, Human Intelligence) rimane essenziale, assicura Burns. Il quale confessa di adorare anche gli spy-gadget (tipo James Bond), in particolare la videocamera che volteggia nell’aria e sembra una libellula. La quale fu, appunto, un’invenzione della Guerra Fredda.