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 2024  gennaio 31 Mercoledì calendario

Delon e Depardieu, il triste tramonto di due divi

Sul grande schermo si sono incontrati solo due volte. L’uno ex rapinatore, l’altro teppista, s’affratellano in campo polar mezzo secolo fa: Due contro la città, 1973, regia di José Giovanni, entrambi al cospetto di Jean Gabin. Al netto degli occasionali e celebrativi ensemble Cento e una notte, Actors e Cannes… les 400 coups, per il secondo sodalizio servono 35 anni: Asterix alle Olimpiadi, 2008, regia di Frédéric Forestier e Thomas Langmann, l’uno è il romano Cesare, l’altro ancora una volta Obelix. Gallia in purezza. Il primo, battuta autobiografica, proclama: “Cesare non invecchia, matura. È un gattopardo che non deve niente a nessuno, né a Rocco e i suoi fratelli né al clan dei Siciliani”; il secondo del primo commenta a latere: “Credo non abbia avuto vere occasioni d’attore tranne che ne Il gattopardo e La prima notte di quiete. È un principe, un signore, una leggenda vivente, però sempre sul chi vive, come un felino”.
Laddove non poté il cinema, li ha riuniti la disgrazia: così lontani, così vicini, Alain Delon e Gérard Depardieu sono a pezzi. La grandeur audiovisiva che hanno incarnato per decenni è residuale: il primo è sotto tutela giudiziaria, il secondo con la giustizia alle calcagna; il primo vuole farla finita, il secondo vogliono finirlo. Rien ne va plus. L’eccezione culturale francese trova in due dei massimi alfieri un’accezione terminale.
Più che stracciarsi le vesti per lesa maestà, volano gli stracci: il bello Alain che lo scorso luglio “voglio morire, la vita è finita”; lo smodato Gérard che viene attenzionato dal programma televisivo Complément d’enquête, ovvero “Ulteriori indagini”, con titolo lapidario, La caduta dell’orco. Fine vita o fine arte, poco importa: gatta o meno, la via è buia, il crepuscolo degli dei. Gérard Depardieu: la chute de l’ogre è stato trasmesso da France 2 lo scorso 7 dicembre, lo stesso giorno nelle acque della Senna si è gettata Emmanuelle Debever, 60 anni, una delle prime attrici a denunciare pubblicamente il celebre collega. Le molestie sessuali sarebbero avvenute nel 1982 durante le riprese di Danton diretto da Andrzej Wajda, dove Debever interpretava Louison, la giovane moglie del rivoluzionario francese appannaggio di Depardieu. Dal canto suo, l’ottantottenne Delon s’è appena visto restringere il campo d’azione dalla magistratura francese: è stato posto sotto tutela giudiziaria, con la nomina di un mandatario che potrà redigere atti a suo nome.
La decisione è stata accolta con favore, direttamente o per interposto avvocato, dalla figlia Anouchka, dall’ex “dama di compagnia” Hiromi Rollin e, nella speranza che “questa controversia medica finisca una volta per tutte”, dal figlio Anthony. Nel 2019 Delon ha avuto un grave ictus, da tempo lotta con un linfoma, ma ci sarebbe di peggio: il medico che la scorsa estate ha recepito la volontà di morire dell’attore nel rapporto successivamente inviato al tribunale asseverava “uno stato di esaurimento fisico e psicologico con forte rischio di suicidio”. A rendere più fosco il quadro la recente denuncia dei tre figli dell’attore da parte della Rollin, che nel loro operato ravviserebbe un “tentativo di omicidio premeditato” di Delon.
Sul fronte Depardieu, è stata da poco archiviata per prescrizione la denuncia presentata il 10 settembre scorso – e poi divulgata nel citato Complément d’enquête – dall’attrice Hélène Darras, che accusava Gérard di averla aggredita sessualmente durante le riprese di Disco nel 2007. A imputargli molestie e abusi una decina di donne dal 2020 fin qui, deve ancora rispondere degli addebiti della collega Charlotte Arnould, che ha notificato due stupri avvenuti nella casa parigina dell’attore nell’agosto del 2018.
A fine dicembre, in concomitanza del suo 75° compleanno, ha però incassato la solidarietà a mezzo stampa di amici e colleghi contro il presunto linciaggio: “Insieme a lui stanno attaccando l’arte, la cultura, il cinema”, hanno sottoscritto, tra le altre, Charlotte Rampling, Carla Bruni e Carole Bouquet. Al di là del verdetto – se ci sarà per Depardieu – giudiziario, le acque sono torbide, il tramonto incipiente, la memoria dannabile, se non già dannata: che ci azzeccano i tribunali con il cinema, che ne è delle due D del cinema transalpino, e perché oggi Alain e Gérard sono più mostri che sacri? Non conforta ripensare a Delon sul patibolo in Due contro la città, né che in seguito alle rivelazioni di Mediapart sulle accuse di violenza sessuale a carico di Depardieu nell’aprile 2023 i produttori di Umami, il suo ultimo film, abbiano deciso di non coinvolgerlo nella promozione. Da noi è uscito il 31 agosto scorso, più che in sordina: titolo come fiele, Il sapore della felicità.