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 2024  gennaio 31 Mercoledì calendario

Intervista a Edoardo Ferrario

“Nell’ultima mezz’ora era rimasto solo il fonico. Mi guardava sconsolato. La piazza si era svuotata”.
Dove e quando, Edoardo Ferrario?
Castelnuovo di Garfagnana, 2012. Ero stato invitato alla Festa del Lago, reduce da un programma con Sabina Guzzanti su La7 dove imitavo i telegiornalisti. Satira alta, di sinistra. Portai il mio sagace pezzo di fronte al pubblico di una sagra, che voleva solo divertirsi. Bambini che correvano, nonni… A uno a uno li cacciai tutti.
Il gelo.
La peggiore serata della mia vita. Compresi che il gelo va gestito. E dire che era lo stesso monologo con cui avevo affrontato il debutto da professionista, in un pub con molti estranei. Facevo Giurisprudenza ed ero iscritto a un corso di scrittura. Battuta d’attacco su qualcosa che mi riguardava e risero. Con me, non su di me. Capii cosa intendeva Lenny Bruce.
Cosa?
“La prima volta che sentii una risata in un mio stand-up fu come se una coperta calda mi avvolgesse”.
Ora che è un comico famoso potrebbe tornare in Garfagnana.
Sarebbe fantastico. A patto che stavolta riempiano almeno il lago: allora era un bacino artificiale prosciugato.
Intanto, da fine marzo, affronterà un nuovo tour teatrale, tra Italia ed Europa.
Si intitola Performante. Parla dell’imbuto dei social. Lì dentro ci affidiamo a presunti guru che giurano di aver reso milionari migliaia di imprenditori con i loro consigli. Vedi questi mentitori in camerette arredate dai mobilifici dell’Aurelia, con gli sticker sugli scaffali e la mamma che porta la cena. Noi diamo attenzione a dei disperati che ci parlano attraverso il telefono. Perché tutti vogliono partecipare del circo virtuale.
Quando invece…
Ognuno dovrebbe esercitare un ruolo distinto, nella società. Abbiamo bisogno di bravi fruttivendoli e benzinai capaci. Se il meccanico diventato tiktoker scopre che perde follower si deprime e sbaglia a farci la convergenza. Così rischiamo l’incidente.
Beati i tempi della satira politica. Miravi ai potenti e via.
È finita trenta anni fa, con la scesa in campo di Berlusconi. Che comprese il potere pervasivo della comicità. La gente ti vuole bene se la fai ridere. Come avrebbe riconfermato Grillo.
Nei suoi podcast e nelle piattaforme qualche stilettata la riserva ai preti.
Senza però colpire la fede altrui. I sacerdoti fanno spesso omelie copia e incolla, con un tono impersonale. Dovrebbero prendere spunto dal papa, che di questi tempi propone cose che non si dicono da duemila anni. Spero gli rinnovino il contratto, anche perché con i superiori di Francesco non si scherza, sono peggio dei Friedkin. In un attimo ci ritroviamo De Rossi pontefice ad interim.
Lei è tra i protagonisti di Lol 4, presto su Prime Video. Con Abatantuono, Angela Finocchiaro, Santamaria, Rocco Tanica, Aurora Leone, Panariello… Una partitaccia.
Uno stress test. Ma chiudere dieci comici in una stanza per ore resta una grande idea. Devi piegare i rivali senza crollare alle tue stesse battute. Molti escono per un istante di autocompiacimento. Con certi mostri che spiattellano improvvisazioni irresistibili la pressione è insostenibile.
Tra i molti impegni, anche il ruolo del produttore musicale Pier Paolo Peroni nel film sugli 883 che vedremo su Sky. Non gli somiglia, fisicamente.
Ho cercato di dargli una pennellata di carattere del romano che “questa cosa non si può fare ma la famo uguale”. Sognava di occuparsi di Jovanotti, gli affidarono quei due scappati di casa di Pavia e li trasformò in leggenda.
Suo fratello Giorgio è il rapper Mostro. Affabulate tutti, in famiglia?
Un terzo fratello è scappato a Milano per un lavoro serio di consulenza. Se mi fanno sindaco di Roma concedo a Mostro il Circo Massimo, così mi prendo il suo pubblico aprendogli il concerto. Per ora ci siamo incrociati nel suo video di Ricco e famoso e nel mio podcast Cachemire.
A scuola prendeva in giro i professori?
Nelle gite e in classe, al Mamiani. Mi beccarono. Fui promosso, a detta loro, perché in fondo li imitavo bene. Ma ero bravo pure come studente.