Corriere della Sera, 31 gennaio 2024
Corruzione, l’Italia è al 42esimo posto (su 180 Paesi)
ROMA Transparency International è un’organizzazione internazionale non governativa che si occupa della lotta alla corruzione, non solo politica. Ogni anno misura il Cpi, l’indice di percezione della corruzione nel settore pubblico di 180 Paesi, attraverso analisi e sondaggi rivolti ad esperti e cittadini. Il punteggio va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita). E va detto che dal 2012 al 2022 l’Italia – secondo l’Ong – è stata tra i Paesi che ha registrato maggiori progressi piazzandosi nel gennaio 2023 al 41° posto con un indice percepito pari a 56. Quest’anno, però, malgrado l’indice sia rimasto stabile abbiamo perso una posizione: ora siamo al 42° posto nella classifica dei Paesi più virtuosi (diciassettesimi in Europa come un anno fa). A influire sull’ultima valutazione italiana – spiega Transparency – soprattutto le carenze normative sul tema del conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato, la mancanza di una disciplina in materia di lobbying e la recente sospensione del registro dei titolari effettivi per arginare il fenomeno dell’antiriciclaggio.
Al vertice mondiale rimane, come l’anno scorso, la Danimarca (indice 90), seguita da Nuova Zelanda (87) e Finlandia (85). All’ultimo posto, invece, la Somalia (11 punti). Più dell’80 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi con un Cpi al di sotto di 43. Michele Calleri, presidente di Transparency International Italia, è fiducioso: «Il nostro Paese si conferma nel gruppo dei Paesi europei più impegnati sul fronte della trasparenza e del contrasto alla corruzione. Un risultato che è anche frutto dell’applicazione di alcune norme adottate in materia di whistleblowing e di appalti pubblici».
Nel 2023 la Commissione europea ha proposto una direttiva anticorruzione per armonizzare le norme degli Stati membri e irrobustire le sanzioni penali e i poteri delle forze dell’ordine: «Una grande occasione da cogliere per conseguire miglioramenti concreti», dice Giovanni Colombo, direttore di Transparency International Italia.