il Fatto Quotidiano, 30 gennaio 2024
Funerali sovietici
Cardinali
Gli eminentissimi cardinali che, durante le esequie di Benedetto XVI tirarono fuori il cellulare di sotto la tonaca per scattare una foto al feretro.
Selfie
Per i selfie ai funerali consultare il sito http://selfiesatfunerals.tumblr.com,
Ottobrare
Divieto in Russia, dopo la Rivoluzione, di “battezzare”, parola da sostituirsi con “ottobrare”. Quanto ai nomi, niente più santi, ma eroi o eventi o simboli dell’epopea sovietica: Lenina (variante al femminile di Lenin), Lemar (crasi di Lenin e Marx), Ninel (Lenin scritto al contrario), Engel’sina (da Engels), Vladlen (crasi di Vladimir Lenin), Barrikad (da barricata), Oktjabrina (da ottobre), Industrjalizacija (da industrializzazione), Traktorina (da trattore), ecc.
Chiaro di luna
«Si udì gridare nella solitudine aerea degli altipiani: “Uccidiamo il chiaro di luna!”
Alcuni accorsero alle cascate vicine: gigantesche ruote furono innalzate, e le turbine trasformarono la velocità delle acque in magnetici spasimi che s’arrampicarono a dei fili, su per alti pali, fino a dei globi luminosi e ronzanti. Fu così che trecento lune elettriche cancellarono coi loro raggi di gesso abbagliante l’antica regina verde degli amori» [Filippo Tommaso Marinetti, Uccidiamo il chiaro di luna! 1911].
Majakovskij
La bara di ferro di Majakovskij, realizzata in stile futurista dallo scultore Lavinskij: troppo corta per la statura del poeta, per cui i piedi, sporgendo, rivelavano la ferratura delle scarpe, cui era ricorso per renderle più durevoli nel tempo. Era di ferro anche l’unica corona accettata al funerale, composta di martelli, viti e bulloni. Il nastro di ferro che la cingeva recitava: «Una ghirlanda di ferro per un poeta di ferro».
Leningrado
Durante l’assedio di Leningrado si seppellivano ogni giorno in enormi fosse comuni da tre a diecimila persone. In un solo giorno, il 20 febbraio 1942, nel neonato cimitero Piskarëvskoe furono sepolt 10.043 esseri umani.
Dolci
Decine di anni dopo, i cittadini, figli, nipoti e pronipoti dei morti di Leningrado, non portano solo fiori sulle fosse comuni. C’è un’altra tradizione in città: pezzi di pane e dolci, tanto desiderati nei giorni di guerra, vengono lasciati su piedistalli di granito a ricordo delle sofferenze e del valore dei leningradesi.
Stalin
Il 31 ottobre 1961, nel pomeriggio, durante l’ultima riunione del XXIII Congresso del Pcus, prima dietro le quinte, e poi ufficialmente, fu presa la decisione di rimuovere le spoglie di Stalin dal mausoleo sulla piazza Rossa e seppellirlo. Due erano le opzioni: al cimitero Novodevičij, accanto alla tomba di sua moglie Nadežda Allilueva, o al muro del Cremlino. Prevalse la seconda. Furtivamente, di notte, mentre sulla piazza erano in corso le prove per la parata dell’incombente festa del 7 novembre, il cadavere fu portato via. I bottoni d’oro della sua divisa furono sostituiti con altri di latta e conservati a parte.
Cristo
Dice la Madre a Cristo:
– Tu sei mio figlio
O il mio Dio? Sei stato inchiodato alla croce. Come me ne andrò a casa?
Come oltrepasserò la soglia,
Senza aver capito, senza aver deciso: Tu sei mio figlio o Dio?
Ossia: tu sei morto o vivo?
E lui in risposta:
– Morto o vivo, donna, Non c’è differenza. Figlio o Dio, io sono tuo
(Brodskij, 1971)
Vodka
«Meglio morire di vodka che di tedio» (Majakovskij, in morte di Esenin, 1925).
Notizie tratte da: Gian Piero Piretto L’ultimo spettacolo. I funerali sovietici che hanno fatto storia Raffaello Cortina, 240 pagine, € 18.
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