il Fatto Quotidiano, 30 gennaio 2024
Rothko e Pollock
Rothko Mark Rothko, cioè Markus Rothkowitz, un ebreo nato russo in una città lettone, portato a Ellis Island a sette anni dove lo attendeva il padre farmacista, fuggito in America tre anni prima per via delle persecuzioni antisemite e morto l’anno dopo (1908) di un cancro al colon.
Pollock Jackson Pollock, americano dello Wyoming, su e giù nei primi nove mesi di vita attraverso gli otto stati in cui padre e madre cercano terreni da coltivare. Pellegrinaggio di ottomila chilometri, che si conclude a Chico, in California, dove il padre prima gestisce un hotel, poi sparisce.
Rothko Il giovane Rothko a Yale. Frequenta corsi di inglese, francese, storia europea, matematica, fisica, biologia, economia, filosofia, psicologia. Nel 1923 lascia tutto. Dopo aver visto una donna nuda seduta in mezzo a un gruppo di ragazzi che la ritraggono si iscrive alla Art League. Sta a sentire per sei mesi Max Weber. Poi si trasferisce a Portland per fare l’attore. Quindi a New York per fare il pittore.
Pollock Pollock pestato di brutto alla Manual Arts High School di Los Angeles. S’è rifiutato di partecipare alle selezioni per entrare nella squadra di football. Lo rapano a zero, gli ficcano la testa nel cesso.
Rothko Autoritratto di Rothko del ’36, quando ha 33 anni. In piedi, a mezzo busto, di tre quarti, giacca marrone con scanalature verticali, camicia bianca, corta cravatta color mattone. Ampia stempiatura. mento e labbra prominenti, baffi, un’ombra di barbetta. Per occhi due grandi macchie scure, gli occhiali da sole. Qui si nasconde il seme della pittura che verrà. Dal nero al nero.
Pollock Autoritratto di Pollock del ’34, quando ha 22 anni. Dal fondo buissimo si affaccia il viso di un ragazzo di nove-dieci anni, il volto tondo, le guance e le occhiaie scavate da un forte chiaroscuro. Occhi enormi, sproporzionati, leggermente strabici. Sguardo sbarrato, allucinato, terrorizzato.
Rothko Rothko capace di andar dietro ai suoi quadri nelle case per vedere come e dove glieli appendevano, le luci ecc.
Pollock Pollock, dietro al fratello Frank, inizia a bere a quindici anni. Timido e simpatico da sobrio, manesco e aggressivo dopo. Con le donne, se è su di giri, un maiale.
Rothko Rothko metodico in ogni cosa, e anche nel bere: comincia con uno shot di whisky alle dieci del mattino, e va avanti così, con uno shot all’ora fino a sera. Il risultato è una bottiglia al giorno. È un alcolista a orologeria, non si ubriaca mai.
Rothko Del resto, Rothko non aspetta l’ispirazione per andare a studio. Tutti i giorni timbra il cartellino dell’arte. Suona bene il mandolino, impara a orecchio il pianoforte, a studio ascolta solo musica classica, prevalentemente Mozart.
Pollock Pollock preferisce il jazz.
Pollock Pollock non dipinge mai da ubriaco.
Pollock Pollock che piscia nel camino di Peggy Guggenheim. Pollock che sfascia le macchine. Pollock che si vuole fare Rose Millier, e Rose che lo manda a quel paese, e Pollock che la prende a parolacce e spintoni, e Maria, la fidanzata del fratello, che cerca di calmarlo. Allora Pollock, impugnando a un tratto un’accetta: «Sei una brava ragazza, Maria, mi piaci: mi dispiacerebbe tagliarti la testa» e le tira l’accetta, mancandola (l’accetta andò a squarciare un quadro del fratello).
Rothko «Rothko? Rothko odiava dipingere» (testimonianza di Sally, moglie del pittore Milton Avery).
• Rothko Campeggio estivo, bel fuoco sotto le stelle, Rothko che suona il mandolino e seduce Edith Sackar, ebrea che s’è fatta cattolica.
Pollock Natale del 1936, Pollock, di 24 anni, è a una festa, si sbronza, vicino a lui c’è una donna di 28 anni, Lee Krasner, sbronza quanto lui, finiscono a letto insieme.
Rotko Edith e Rothko vivono in un miniappartamento che serve ai proprietari, assai ricchi, come ricovero per i cuccioli dei loro cani.
Pollock Quattro anni dopo, Pollock e Lee si rivedono per una collettiva in cui espongono insieme. Colpo di fulmine. Lee: «Non ci ricordavamo più uno dell’altra». Pollock: ««Mi sembrava la cosa più bella che calpestasse il suolo della Terra». Lei, donna molto intraprendente, smette di dipingere per stare vicino a lui. Lui la maltratta, la tradisce, perfino con Peggy Guggheneim. Lei cucina per lui, lo accudisce, gli fa conoscere Bill De Kooning e Clement Greenberg, che lo lancerà verso la fama: «La vera opera d’arte di Lee fu Jack». I due, nonostante una vita di coppia burrascosa, si sposano nel 1945, lasciano New York e vanno a vivere a Springs, nell’East Hampton, villetta con rimessa.
Rothko Edith produce gioielli e guadagna più di Rothko. Non va bene, lei lo guarda con un distacco sempre più accentuato. Rothko: «È come essere sposati a un frigorifero».
Pollock Tra Pollock e Lee fila tutto liscio per cinque anni. Poi lei, incoraggiata da lui, ricomincia a dipingere. Lui è destabilizzato dalla bravura di lei. Ricominciano a litigare. Dormono in camere separate. Lei si prende uno studio a venti chilometri da Springs. Lui si fa per amante una Ruth Kligman, ventiquattrenne, studentessa d’arte. Lee lo vuole portare in Europa. Lui le dice che Ruth è incinta. Lee parte per Parigi. Lui si porta Ruth a Springs. Quando lui muore, Lee tornerà per i funerali. Continuerà a dipingere e a dire ai cronisti: «Mi chiamo Lee Krasner, non mrs Pollock». Sarà lei a prendersi cura dell’eredità artistica del marito.
Rothko Edith e Rothko si lasciano, e nello stesso mese in cui firmano le carte del divorzio, Rothko a un party conosce Mell, cioè Mary Alice Beistle. È bella, dolce, accogliente, accudente. E giovanissima. Ha quasi vent’anni meno di lui. Rothko la corteggia, all’inizio lei si nega ma poi si lascia sedurre sentendolo parlar d’arte d’arte. Lo considera un genio, lo mette su un piedistallo: «Ero uno straniero, ha fatto di me un americano». Avranno due figli, Kate e Christopher. Quando diventa famoso però le cose cambiano. La bellissima e sensuale musa diventa una casalinga delusa e frustrata, che beve per dimenticare un marito che sembra non aver più bisogno di lei. Così il 1° gennaio 1969, dopo l’ennesima lite, Rothko va a vivere nel suo studio e un paio di mesi dopo inizia a frequentare Rita Ziprkowski, vedova del pittore Ad Reinhardt. Rita è ancora più giovane di Mell ed è ebrea. Con lei, almeno per il primo periodo, lui torna a sorridere.
Pollock Pollock, sempre più in crisi, frequenta un po’ di strizzacervelli. Il dottor Henderson, junghiano, analizza i suoi disegni (tori e cavalli, serpenti e totem, mandala e simboli, denti, scheletri, ferocia): «Mi sembrava affine agli stati mentali indotti ritualmente in società tribali, o in stati di trance sciamanica. Sotto questa luce, il paziente pareva in una condizione simile a quella del novizio che in un rito di iniziazione tribale venga ritualmente smembrato all’inizio di un’ordalia il cui scopo sia di trasformarlo da ragazzo in uomo».
• Pollock Nel 1930 a New York Pollock s’iscrive ai corsi di Thomas Hart Benton all’Art Students League. Benton, 23 anni più di lui, è un personaggio vulcanico, polemico, impositivo, pieno di certezze: è perfetto per indossare i panni di quella figura paterna sostitutiva che tanto gli manca.
Rothko Rothko passava più tempo a contemplare i quadri che aveva dipinto che a dipingerli.
Pollock Roosevelt crea la WPA, Works Progress Administration: per 100 dollari al mese gli artisti americani devono abbellire facciate e interni degli uffici pubblici. Si trimbra il cartellino alle 8, si deve lavorare fino alle 16. Pollock è stato visto molte volte correre al lavoro in pigiama.
Rothko «La storia non è dimostrata dai quadri, i quadri non dovrebbero essere dimostrati dalla storia» (Markus Rotho).
Pollock Nel 1936 Pollock frequenta i corsi di Siqueiros. «Tra le tecniche di Siqueiros c’è anche quella di sgocciolare la vernice su supporti in modo da creare una texture spessa e irregolare che dia forza e corpo alla figurazione da dipingere successivamente: quelle gocce e quella vernice sintetica sarebbero riemerse molti anni dopo, in tutt’altra forma». L’amicizia tra Siqueiros e Pollock finì in una scazzottata. I due furono ritrovati sotto un tavolo mentre tentavano di strangolarsi a vicenda.
Truman «Molti artisti famosi! Alcuni brillanti esordienti! Prezzi da 24,79 a 249 $ incorniciati!» (annuncio sul New York Times di una collettiva della Federazione all’ottavo piano dei grandi magazzini Macy’s). La Cia appoggiava gli espressionisti astratti, per contrapporli al realismo socialista sovietico. Truman: «Se questa è arte, io sono un ottentotto».
Guggenheim «Peggy, vulcanica, eccentrica, ricca, è la donna che avrebbe impresso una bruciante accelerazione all’avanguardia americana. La sua galleria Art of This Century – anche se rimane aperta solo quattro anni – diventa il teatro di uno slittamento progressivo del baricentro dell’arte dall’Europa all’America».
Rothko «Io litigo col surrealismo e con l’arte astratta come si litiga con il padre e la madre: riconosco le mie radici ma insisto nel mio dissenso. Io sono loro, e completamente indipendente da loro» (Mark Rothko, che negò sempre di essere un pittore astratto).
Pollock Quella volta che durante le selezioni per una mostra di Peggy Guggenhein, Piet Mondrian si fermò davanti a Figura stenografica di Pollock e lei corse a giustificarsi: «È orribile, vero? Non è pittura. Questo giovane ha problemi gravi, non credo che sarà incluso nella mostra». E Mondrian la gelò: «Non ne sarei così sicuro. Credo che questa sia l’opera più interessante che ho visto da quando sono negli Stati Uniti».
Rothko Nella Subway series Rothko trasforma i passeggeri della metro in rigidi manichini, altissimi e filiformi, spesso appoggiati alle colonne di ghisa, come fossero una componente architettonica e meccanizzata di scene sotterranee. Dipinge anche forme che paiono maschere greche, Giani tri e tetrafronti. Affronta il tema del Sacrificio di Ifigenia e quello del sacrificio mitriaco nel celeberrimo Il toro siriano. In Thru the Window addirittura convivono prospettive e proporzioni impossibili, con porte che si aprono sul pavimento e figure fuori scala. Si vede, dai quadri di questo periodo, che Rothko sta cambiando, si sta cercando, sta guardando molto altri artisti».
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Svolta Il 1946-47 è il biennio cruciale in cui inizia la svolta che deciderà il futuro della New York School: Rothko dipinge i primi Multiformi, Pollock i primi dripping.
Pollock Inverno 1947, nel grande ripostiglio della casa al mare dove Pollock e Lee vivono da più di un anno, Pollock ha steso a terra una tela. Magari ha già cominciato a dipingere con il pennello. Poi deve essere successo qualcosa. E qui l’elenco delle ipotesi fatte da critici, storici, artisti, amici è lungo: 1. Ha diluito troppo la vernice, che ha cominciato a gocciolare. 2. Ha tirato un pennello contro il muro in un gesto di rabbia verso sé stesso. 3. Ha lanciato un barattolo (aperto) di vernice contro un quadro di Lee. 4. È inciampato con il barattolo in mano. 5. Qualsiasi cosa sia successa è successa perché è ubriaco (la più accreditata ma la meno probabile: non dipingeva mai dopo aver bevuto). Secondo Whitey Hustek, imbianchino, il dripping è nato perché Pollock voleva imitare il suo straccio per pulire i pennelli.
Rothko L’estate del ’48 è un periodo molto fertile, Rothko affitta una casetta a Long Island, e alla fine delle vacanze invita un gruppo di amici a contemplare il risultato della sua fatica estiva. Tra di essi c’è Harold Rosenberg, che rimane entusiasta di quelle cinquanta e più tele che il pittore gli mostra. «Ho pensato fossero meravigliose, è stata una delle più eccitanti visite a uno studio mai fatte». Nessuna di queste verrà mai esposta. Al loro posto, grandi quadri sui quali le forme cominciano ad assumere una sagoma sempre più regolare: rettangoli orizzontali e verticali. Spiegò Rothko: per aver «un’immagine più riconoscibile».
Pollock «Mi sembra possibile controllare l’uscita del colore. Non utilizzo il caso. Io nego il caso» (Jackson Pollock).
Rotko «Non sono interessato alle relazioni di colori o forme, (…) non sono un pittore astratto. Per me il colore è importante solo come veicolo per esprimere le fondamentali emozioni umane: tragedia, estasi, sventura. La gente che piange davanti ai miei quadri sta avendo la stessa esperienza religiosa che ho avuto io quando li ho dipinti» (Mark Rothko).
Pollock Pollock usava vernici industriali.
Rothko Rothko non comprava tubetti a olio, ma pigmenti in polvere: più economici e più puri. Li triturava a lungo con il pestello nel piccolo mortaio di marmo, per poi mescolarli con l’olio: era un’operazione lenta, quasi rituale.
Pollock Life dedica a Pollock un articolo dal titolo: «È lui il più grande pittore vivente degli Stati Uniti». Al centro una grande foto di Jackson appoggiato a un dripping molto orizzontale (Summertime). Si legge nel pezzo: “Pollock in piedi imbronciato vicino al suo dipinto più ampio (…), è alto solo 90 centimetri ma misura 5 metri e mezzo di lunghezza e si vende a 1.800 dollari, ossia più di trecento dollari al metro quadro. I critici si sono chiesti perché Pollock abbia concluso il dipinto in quel punto. La risposta: il suo studio è lungo solo poco più di sei metri e mezzo».
Rothko «Alcuni artisti vogliono dire tutto, come se si confessassero. Io, come un artigiano, preferisco dire poco» (Mark Rothko).
Morti Pollock morto ubriaco a 44 anni dopo essersi schiantato con la sua auto contro un albero a pochi metri da casa sua (11 agosto 1956). Rothko, morto a 66 anni, dopo aver ingoiato una grande quantità di barbiturici e essersi tagliato le vene. Prima s’era tolto i pantaloni e li aveva ripiegati su una sedia: non voleva che si sporcassero (25 febbraio 1970).
4 – Fine
Notizie tratte da: Gregorio Botta Pollock e Rothko. Il gesto e il respiro Einaudi pagine 200 € 15.
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