la Repubblica, 29 gennaio 2024
Educazione sinneriana
Freedom. «Grazie per la libertà». Lo dichiara un ragazzo italiano di 22 anni, il più giovane azzurro campione di uno Slam e il primo a vincere in Australia. E lo ripete a quelli che spesso sono i torturatori e gli oppressori dei figli. Sinner lo dice ai suoi genitori, la dedica è per loro. «Grazie per avermi lasciato libero di provare, vorrei che tutti i bambini potessero sentirsi così, senza pressioni». I genitori sono forse in tribuna a Melbourne? No, non s’impicciano del gioco del figlio, sono chiusi a casa a loro, in montagna in Val Pusteria, 1800 abitanti, in Alto Adige. E figurarsi se mamma Siglinde si mette a far rumore perché il figlio in questo momento è il miglior tennista del mondo, anche quando Jannik dopo una sconfitta la chiamava per farsi consolare gli rispondeva: «Scusa, ma non posso stare al telefono, ho da lavorare, devo servire ai tavoli del ristorante». Detto in altre parole: non commiserarti, ognuno ha i suoi pesi e doveri da portare a termine.
L’Australia è veramente un mondo capovolto, down-under,un Happy Slam pieno di sorprese: vi aspettate il bambinone italiano che dice ciao mamma? E invece ecco il ragazzo, anzi l’uomo che capisce il dolore procurato ai genitori: «Sono andato via di casa a quattordici anni, i miei sono stati bravi a nascondere il loro dispiacere». Meglio di quanto abbiano mai spiegato nei loro libri pediatri illuminati come il dottor Benjamin Spock o Marcello Bernardi, che comunque avevano fatto sport. Scegliere un percorso nella vita non dà diritto a sconti. E giocare a tennis vuol dire cercare traiettorie felici, anche piene di sacrifici, ma libere dall’oppressione di dover realizzare quello che i tuoi non sono riusciti a essere. Sinner, nonostante il cognome da peccatore, così adulto e così riconoscente: «Auguro a tutti di poter avere genitori come i miei, in genere non parlo mai di loro, ma volevo farli sentire speciali per una volta». Coach Vagnozzi conferma: «Il padre e la madre di Jannik sono fantastici, a volte vengono ai tornei e non dicono una parola sul tennis, non è facile trovare una famiglia così, ormai sono tutti allenatori, specie in Italia».
Troppo normale, perbene e noioso questo Sinner, aveva dettoqualcuno della stampa anglosassone un paio di anni fa, volete mettere quanto è meglio e più divertente quel pazzo maleducato di Kyrgios? Infatti l’estroverso australiano (infortunato) ora fa il commentatore e chiede a Jannik «quanto devo pagarti per farmi allenare da te e poter vincere uno Slam?», mentre Sinner alza il trofeo e sale in classifica.
Certo, il made in Italy dello sport adolescenziale è sostenuto spesso dalla family che si mette a servizio dei figli: dalla mamma di Francesco Totti al papà di Federica Pellegrini. E ricordate le dediche a Tokyo 2020 di Vito, Odette, Mirko, 20, 26, 23 anni: «Grazie ai nonni». Erano di Dell’Aquila, Giuffrida, Zanni che avevano appena vinto un oro e due bronzi in tre sport diversi: taekwondo, judo, sollevamento pesi. E che provenivano da tre città diverse: Mesagne(Brindisi), Roma, Pordenone. Parole di Giuffrida: «Mio nonno invece di mettermi pressione mi ha detto: tranquilla, non importa di che colore sarà la medaglia perché io te la dipingo d’oro».
Sinner, non il ragazzo di una volta, ma uno di questa generazione,di quelli ambiziosi che vanno fuori a studiare, a impegnarsi, a cercare confronti nel mondo, non nel loro paese. E quando non ci riescono non tornano a casa, dicendo dovevate fermarmi, ma continuano il viaggio, cercando non colpevoli, ma un’altra destinazione e un’altra famiglia tecnica. E sono capaci di capire e di capirsi andandosene via una seconda volta, da Bordighera e coach Piatti. Per alcuni voglia di libertà, per altri irriconoscenza, per lui: ricerca di nuovi stimoli. E visto che mamma non ha tempo per la tua lacrimuccia magari inizi a fare tesoro delle tue sconfitte, a comprendere i tuoi fallimenti e quelli degli altri, anche senza scomodare Mandela («Io non perdo mai, o vinco o imparo»). E senza nascondere di ascoltare le canzoni di Avicii, il dj svedese morto nel 2018, suicida a 28 anni, stressato dalla fama e dall’abuso di alcol. «Wake me up» la sua canzone più famosa.
E se hai genitori che ti stanno accanto e non sopra sei anche capace di dire: «I like to dance in the pressure storm». «Mi piace ballare sotto la tempesta, quando i punti diventano importanti e la situazione è insostenibile io gioco meglio». Come rientrare in partita sotto di due set e oltre al buongiorno Italia aggiungere anche buonanotte a Medvedev. Volevate l’italian guy che si squaglia dalla paura e invece ecco il ragazzo che capisce che la vita è fatta di crepe, ma è da lì che entra la luce. Soprattutto se da bambino ti hanno detto: «Si chiama gioco, ma ci vuole testa, bisogna saper camminare, senza perdere la capacità di rialzarsi». E così da Sinner si diventa Winner.