Corriere della Sera, 29 gennaio 2024
Intervista a Martina Stella
Giovanna Cavalli
L’attrice: separarmi da mio marito è stato un grande dolore
Saliva sul treno senza biglietto.
«Oddio, che figura. Ora me ne vergogno. Non si fa».
Riusciva a non farsi beccare dal controllore.
«Mi nascondevo in bagno per tutto il viaggio, tanto da Firenze a Roma ci si metteva poco. Ero una ragazzina e non avevo tanti soldi in tasca. Il trucco era non chiudere la porta a chiave, ma tenerla ferma con la mano, così fuori restava accesa la luce verde e sembrava libero».
E se un altro passeggero provava a entrare?
«Gridavo “occupatooo”. E di solito se ne andava».
La BB di Impruneta era una ragazzina ribelle.
«Fin da piccola ho avuto le idee chiare su cosa volevo fare. A otto anni i miei mi hanno iscritta alla prima scuola di recitazione. Li ho fatti tribolare. Non mi piaceva la vita di paese. Ero brava a scuola ma refrattaria alle regole».
Si fece i capelli arancioni.
«Volevo solo schiarirli con l’ossigeno. Non fui molto contenta del risultato».
Barava pure nel book fotografico.
«Mi chiamavano per servizi e sfilate di moda e io falsificavo il composit. Scrivevo di essere alta 1 metro e 75, aggiungendomi 5 centimetri, e poi mi presentavo con gli zatteroni. Ma ero troppo formosa e finiva che i vestiti mi stavano stretti», confessa con grazioso imbarazzo Martina Stella, 39 anni, attrice (nella miniserie di Raiuno La lunga notte è Claretta Petacci, amante del Duce).
A 15 anni e mezzo il primo provino per «L’ultimo bacio».
«Mi seguiva una piccola agenzia di Firenze, già solo all’idea di andare a Roma mi ero illuminata. E poi Muccino aveva appena fatto Come te nessuno mai, per noi ragazzi era un mito. Mamma non poteva, mi accompagnò papà. Non si fidava: “Se non scendi entro una certa ora, salgo io, eh”. Che ansia, temevo che mi facesse fare una brutta figura».
Ed è salito?
«Per fortuna no».
A quanto pare se la cavò, fu presa.
«Quel provino l’ho rivisto di recente, in realtà ero impacciata da morire. Confessai: “Ho fatto questo e quest’altro, anche delle pubblicità, però ho lasciato stare perché non ero portata”. Una cosa da non dire mai».
Eppure fu richiamata per il secondo.
«Eravamo rimaste in due. Dovevo recitare proprio la scena di seduzione con Stefano Accorsi. Prima di arrivare ero stata al ristorante e mi ero rovesciata la salsa di pomodoro sulla maglietta bianca, ero tutta impataccata. Non avevo un cambio. Il cameriere tentò di smacchiarla con il borotalco e peggiorò le cose».
E quindi?
«Ci andai così».
La presero con tutto il suo accento.
«Bello forte, nemmeno fiorentino, proprio toscano. Le parole con la C erano un guaio. Si sentiva parecchio. Così, nel ruolo di mia madre, scritturarono la mia vera mamma. Non era abituata al set. “Credevo che fossimo soltanto io e te, invece c’è troppa gente”».
Quando è arrivata era bruna.
«Sul set mi fecero diventare biondissima, ero felice, mi vedevo un’altra. Ho avuto una grande fortuna a cominciare così, fu pazzesco. Non ero spaventata, era ciò che avevo sempre voluto».
Non accettò di girare il sequel «Baciami ancora». Muccino si arrabbiò: «È stato divertente scoprire che Martina Stella ha rifiutato una parte che in realtà non è mai esistita».
«Fu un equivoco, mi dispiace, sono legatissima a lui. Gabriele è un grande regista e gli sono molto grata, se ho sbagliato chiedo ancora scusa. Ci siamo rivisti, è stato carinissimo con me, credo che ormai sia acqua passata».
Girò il remake de «La freccia nera».
«Non sa quante volte sono caduta da cavallo, tonfi clamorosi. Incosciente, cercavo di usare meno possibile la controfigura. Ci avevano addestrati, imparai persino a tirare con l’arco. Durante una scena al trotto con Riccardo Scamarcio, gli stavo parlando, era di fianco a me, a un tratto non lo vidi più. Era finito a terra pure lui».
Invece sul set di «Un’estate ai Caraibi»...
«Girato ad Antigua, isola meravigliosa, con Carlo e Enrico Vanzina, i registi con cui ho lavorato di più, ci siamo divertiti tantissimo».
Ebbe un incontro ravvicinato.
«Lasciai le finestre aperte per stare a contatto con la natura. La stanza fu invasa dai pappagalli che svolazzavano ovunque, mi venne un’ansia tremenda, perciò mi affacciai dal terrazzo gridando: “Qui è pieno di... pennuti!”. Non usai proprio quella parola. Capirai, non l’avessi mai detto. Paolo Conticini e Paolo Ruffini, toscanacci, mi hanno preso in giro per giorni».
Da ragazzina Raoul Bova era il suo idolo.
«Come di tutte, credo. Ci ho lavorato in Ti presento un amico, altra commedia dei Vanzina. Il primo giorno dovevamo subito girare la scena del bacio, ero super-imbarazzata, gliel’ho confessato e Raoul mi ha aiutato a sciogliermi. Come seduttrice sono impacciata, anche nella vita reale. Sono più ironica, non una panterona».
Sui social infatti scherza molto, non si prende troppo sul serio.
Le cadute con Scamarcio
Nel remake de «La freccia nera» cadevo sempre da cavallo ma cercavo di evitare la controfigura. In una scena al trotto finì a terra anche Scamarcio
«Ci sono arrivata tardi, spinta dai colleghi, perché c’erano tanti miei profili falsi. Non ero abituata a raccontare tanto di me, mi sembrava strano parlare della mia vita privata. Ho cominciato con mia figlia Ginevra su TikTok, con un profilo in comune. Era un gioco, sul momento ci seguivano giusto i parenti. Poi di colpo, con un video ironico sulle peripezie della didattica a distanza, siamo diventate virali».
Si presenta come influencer pasticciona.
«Cerco di regalare un sorriso a chi mi segue. Su Instagram sono davvero ambassador di marchi di moda, ma porto me stessa, sono sincera. Il personaggio dell’influencer “andata a male”, così la chiamo, è piaciuto molto, mi fa tenerezza. E vanno forte anche le storie in cui racconto le follie quotidiane nelle chat delle mamme: “Allora alla festa del mio Chicco non viene nessuno?”».
Ginevra che dice?
«Mi prende in giro, per lei sono una boomer senza speranza che è negata per la tecnologia e usa sempre le “faccine” sbagliate, non me ne fa passare una. È molto simpatica e rende simpatica anche me, io a volte non lo risulto subito, con lei sono diventata più solare».
Suo figlio Leonardo le ha decorato il salotto con i pennarelli.
«Ho dovuto far ridipingere la parete».
Ci sono cose che non sappiamo di lei?
«Grazie a dio sì. Sono una persona trasparente ma ho le mie ombre, le mie malinconie. Dietro l’immagine ironica c’è una parte misteriosa, che tengo per me».
È un tipo fumantino.
«Prima di più. Come tante persone che bruciano le tappe, non riflettevo, facevo scelte di pancia. Sul lavoro però non creo problemi, sono un tipo tranquillo».
«Non ho avuto molta fortuna in amore».
«È così. Nel lavoro contano l’applicazione e il sacrificio, ma anche la fortuna. In amore non è andata così, i rapporti sentimentali sono fatti di incontri, di momenti».
La scorsa estate si è separata da suo marito Andrea Manfredonia «per motivi insuperabili che mi hanno causato molto dolore».
«Non aggiungerò altri dettagli, non voglio che i miei figli leggano cose poco carine. Questa ultima storia mi ha fatto molto soffrire, però conservo anche dei bei ricordi».
L’amore non dura?
«Non voglio nemmeno essere così catastrofica. Ora sto bene, i miei figli sono il mio tutto, voglio dare loro l’immagine di una donna forte e coraggiosa».
Si è chiesta: «E ora che faccio»?
«Per natura mi pongo tante domande, mi metto in discussione, ma inseguo sempre la felicità, la luce. Non sono sfiduciata. Da sognatrice, sono aperta alle possibilità della vita. Non ho chiuso con l’amore, sono troppo giovane. Ora non me la sento, però non mi precludo nulla».
Un suo ex famosissimo: Valentino Rossi.
«Era una storiella tra adolescenti, ancora me lo chiedete?».
La portava in moto?
Sbuffa e non risponde.
L’altro suo celebre ex: Lapo Elkann.
«A lui sono rimasta legata, c’è affetto, ma anche lì, ero giovanissima». Punto.
Che consiglio darà a sua figlia sull’amore?
«Ognuno ha il consiglio giusto per sé stesso, non per gli altri. Spero invece di darle l’esempio, di essere per lei una guida. Comunque le direi di non fermarsi all’apparenza, alla bellezza, ma di cercare i valori, l’intelligenza».
Ha amici tra i colleghi?
«No, ho un buon rapporto con tutti, sul set mi diverto, però fuori frequento meno possibile l’ambiente del cinema, evito le serate mondane, preferisco una vita più semplice, mi vedo con le altre mamme».
Se qualcuno non le piace, finge o si vede lontano un miglio?
«Sono in grado di fingere ma non lo faccio, ci tengo a creare sempre un bel rapporto con tutti. Certo, se non mi piaci non è che ti dimostro di amarti alla follia».
Perde ancora le chiavi di casa?
«È da tanto che non mi succede, prima era la regola, mi sa che era un segno, si vede che dovevo riflettere su qualcosa».
Disordinata?
«Non do troppo peso alle cose materiali, ho perso anche oggetti importanti, vestiti, gioielli. Non mi sono disperata, anzi forse me ne dovevo liberare. Ma sono anche disordinata, sì. Il mio armadio è un casino, ho il vizio di infilare tutto nel primo posto libero che trovo».
È proprio negata a...?
I Vanzina e i pappagalli
«A cucinare, purtroppo. Brucio tutto. Sugo, pizze, pentole. Però ho finalmente imparato a fare le polpette. Prima mi venivano sempre mollicce, con forme assurde. Ora va meglio, peggio non si poteva».