Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  gennaio 28 Domenica calendario

Sesso brioches e potere. Maria Antonietta, scaltra politica

Già nel 1850 Sainte-Beuve era stato lungimirante quando scrisse: “Ancora Maria Antonietta! Mai la nostra curiosità sarà appagata”. Pensavamo infatti di aver appreso tutto della regina di Francia dal tragico destino, quando nel 2020 alcuni ricercatori parigini decifrarono le lettere d’amore che il conte di Fersen scrisse alla regina nelle ore buie della Rivoluzione, confermando la relazione sentimentale tra i due. Invece, una nuova biografia appena uscita in Francia approfondisce un aspetto insospettato della vita della sovrana: il ruolo politico che svolse per anni, occupandosi di politica interna ed estera, di trattati internazionali e di nomine ministeriali. Durante la Rivoluzione, poi, fu lei, e non Luigi XVI, a portare avanti la “contro-Rivoluzione” nel tentativo vano di salvare la monarchia: “Dopo il 1789, Maria Antonietta divenne la testa pensante della coppia. Fece prova d’ingegno, moltiplicò le corrispondenze segrete e inviò agenti in tutta Europa, senza successo”, ha spiegato alla stampa francese Charles-Éloi Vial, autore di Marie-Antoinette, un volume oltre 700 pagine, pubblicato da Perrin a inizio anno.
Più spesso dipinta come giovane frivola, dedita ai balli e al gioco d’azzardo, o come madre coraggio che affrontò con dignità la prigionia e il patibolo, Maria Antonietta fu anche un’insospettabile e scafata politica. Un ritratto al passo coi tempi del #MeToo.
A 36 anni, Vial, storico e conservatore per i Manoscritti alla Biblioteca nazionale di Francia, è uno dei maggiori esperti dell’Ancien Régime ed è autore di numerosi saggi, tra cui uno recente su Napoleone, Sauver l’Empire-1813: la fin de l’Europe napoléonienne. Ha contato 372 biografie e 121 romanzi su Maria Antonietta usciti solo nel 900 e ha messo ordine tra i testi “seri” e quelli “fantasiosi”. Si è immerso negli archivi e in un fondo del 1770-1790 ha scoperto il diario inedito di un ministro di Luigi XVI che, per una decina d’anni, ebbe riunioni settimanali con Maria Antonietta e annotò su un quaderno le loro conversazioni sui grandi temi di politica interna e internazionale. Ha scoperto, per esempio, che i ministri negoziavano direttamente con la regina posti, pensioni e decorazioni, e che alla sovrana rassegnavano le dimissioni, da lei poi trasmesse al re.
Su Maria Antonietta circolano molte leggende: «La Rivoluzione l’ha dipinta come una Messalina assetata di sangue – spiega l’autore –, la Restaurazione l’ha trasformata in martire, il Romanticismo ne ha fatto un simbolo della dolcezza di vivere propria del XVIII secolo. Stefan Zweig l’ha raccontata come una donna ordinaria in cerca di felicità, mentre la nostra epoca l’ha gradualmente ridotta a icona della superficialità. Si va da Chateaubriand a Sofia Coppola. Tante rappresentazioni confondono le piste».
Basandosi sulla ricerca d’archivio, Vial ha voluto tracciare il ritratto più “autentico” di Maria Antonietta e ha scritto un libro di storia che si legge come un romanzo. La stampa francese parla di biografia “definitiva”. Si dimentica spesso che quando la figlia di Maria Teresa d’Austria arrivò a Versailles era solo una ragazzina di 15 anni. Per di più poco istruita. Nessuno le aveva spiegato le implicazioni geopolitiche del suo matrimonio combinato. A corte la chiamavano “l’austriaca”. Si lasciò manipolare dai finti amici del “clan Polignac”. Tra lei e Luigi non c’era intesa. “Come rimproverarle di essere immatura? Voleva divertirsi, esistere, è normale. Ma anche in mezzo alla folla era sola. Col tempo imparò dai propri errori, divenne più matura”. Si sbarazzò del gioco, prese le distanze dalla corte, cominciò a leggere, si dedicò ai figli.
La giovane frivola divenne una donna malinconica. Dopo la nascita del delfino, nel 1778, cominciò a interessarsi alla diplomazia. Promosse l’alleanza franco-austriaca “teleguidata” dalla madre e poi dal fratello Giuseppe II. Influenzò la firma del trattato di Fontainebleau nel 1785. «Ma è soprattutto dal 1787 – continua Vial –, agli sgoccioli dell’Ancien Régime, quando Luigi XVI, caduto in depressione, divenne incapace di governare, che Maria Antonietta cominciò a partecipare ai Consigli e a influire sulle decisioni del re. Divenne una vera donna di potere. Dopo la presa della Bastiglia, mentre il re cercava compromessi con la Rivoluzione, la regina negoziò la contro-Rivoluzione con gli aristocratici e le potenze europee». Maria Antonietta morì sul patibolo il 16 ottobre 1793. Dalle lettere di Fersen si sa che nella cella della Conciergerie soffriva la fame e il freddo. Gli scritti del suo medico lasciano supporre che fosse molto malata, forse di un tumore all’utero. «Maria Antonietta non si fece illusioni. Il suo processo è stata una farsa. L’hanno accusata di atrocità e falsità. Mandando alla ghigliottina lei è tutta la corte di Versailles, avida, decadente, che hanno tentato di esorcizzare».