Corriere della Sera, 28 gennaio 2024
Nente più visite a domicilio
Noi italiani nati nel 1956 siamo 873.608. Gli italiani nati nel 2022 sono 393.333, meno della metà: tra loro Agata, la mia nipotina. Perché i pediatri, quand’ero bambino, visitavano a casa e oggi quasi mai? Ci dev’essere una spiegazione, ma non la conosco.
Alla fine degli anni Cinquanta mio nonno Paolo (1896-1959), medico condotto, faceva le sue ultime visite a domicilio, partendo da Madignano (Cremona); suo figlio Maurizio (1928-2001) – mio zio, pediatra – iniziava i suoi giri, con la borsa e la Vespa. Ricordo i nomi dei medici che giravano per casa (Albertini, Borghi, Boriani). Inconcepibile che un bambino febbricitante dovesse uscire d’inverno per recarsi in ambulatorio.
I pediatri e i medici di famiglia volonterosi non ci sono più? Non credo: ne conosco molti. Tra loro, una giovane pediatra valtellinese che ha appena scelto la medicina del territorio. Brava Lucia.
La regola, se non sbaglio, è questa: se la visita domiciliare viene richiesta entro le 10, dovrebbe avvenire in giornata. Ma raramente accade. Perché? La medicina è diventa strumentale, e gli strumenti stanno in ambulatorio? Sui pediatri viene scaricata la medicina scolastica? O mancano medici? In Italia ci sono 7,6 milioni di bambini e adolescenti da 0 a 14 anni, e circa 7.000 pediatri. Ma in una città come Torino sono solo una sessantina, ognuno ha 1.700 assistiti. Le visite domiciliari in queste condizioni? Praticamente impossibili. È vero, i bimbi sono «trasportabili». Ma se non li trasportassimo quando sono malati?
Oggi i bambini muoiono meno che negli anni ‘50 e ‘60; e stanno meglio. Ma le famiglie sono più ansiose. L’impossibilità, o l’estrema difficoltà, delle visite domiciliari spinge papà e mamme a intasare i Pronto Soccorso, coi risultati che vediamo: lunghe attese snervanti per tutti. E gli anziani? Visitarli a casa eviterebbe disagi e rischi di contagio negli ambulatori. Non occorre un virologo per capirlo.
Sono certo che le molte organizzazioni sindacali dell’area avranno spiegazioni. In attesa di conoscerle, segnalo al governo Meloni, ansioso di lasciare il segno: risolvere questo problema – aggiustare la medicina del territorio, mettendoci testa e soldi – porterebbe gratitudine e voti. Altro che autonomia differenziata.