Corriere della Sera, 28 gennaio 2024
Colpita petroliera britannica (con carico di nafta russo)
Gli Houthi «tirano» sulle navi in Mar Rosso, Stati Uniti e Gran Bretagna rispondono con qualche raid, i militanti yemeniti replicano con altri colpi. Una ripetizione di mosse il cui unico risultato è un peggioramento della crisi.
Il nuovo attacco ha riguardato la Merlin Luanda, di proprietà britannica, bandiera delle isole Marshall, con a bordo un carico di nafta d’origine russa, pare trasferito a bordo in alto mare davanti alle coste della Grecia da una seconda nave. Un triangolo marittimo seguito dalla petroliera diretta a Singapore ma finita nel mirino della milizia filoiraniana a sud di Aden. È stata centrata da almeno un missile balistico che ha provocato un incendio in seguito domato. In suo soccorso si sono mosse tre unità impegnate nel pattugliamento della rotta: l’americana Carney, la francese Alsace, l’indiana Visakhapatnam.
L’episodio è rientrato nello schema consueto, però in questo caso c’è la variabile Russia. Gli Houthi hanno più volte ribadito che cinesi e russi avevano via libera, nessun rischio per cargo o altro collegati ai due Paesi. Invece qui hanno compiuto un errore, forse perché non sapevano da dove proveniva il carburante. E lo ignorava anche chi li aiuta: c’è sempre il sospetto che la nave spia iraniana Behshad, di solito ancorata in questo settore, possa assistere gli yemeniti fornendo intelligence sui bersagli.
Il sostegno dell’Iran
I miliziani non hanno interesse a negoziare e assumono posizioni oltranziste
Le dichiarazioni degli Houthi celebrano l’importanza dell’offensiva presentata come una ritorsione all’invasione israeliana di Gaza ma in realtà corrispondente ad un disegno estremista, portato avanti per proprio conto e insieme all’Iran come parte dell’asse della resistenza.
Un legame con i mullah che è oggetto di analisi da parte degli esperti – si discute la profondità del vincolo – e lo spunto di iniziative diplomatiche. Il consigliere per la Sicurezza Nazionale statunitense Jake Sullivan ha chiesto a Pechino di fare pressioni su Teheran affinché convincano i miliziani a desistere. Bisogna capire se la Repubblica popolare lo vuole, può farlo ed ha interesse, visto che molte sue compagnie di navigazione avrebbero guadagnato contratti a spese di quelle costrette a circumnavigare l’Africa a causa delle incursioni della milizia.
L’appello di Washington alla super potenza asiatica rientra nei tentativi di disinnescare la mina, anche se gli osservatori ricordano come i militanti abbiano poco interesse a dialogare: hanno assunto posizioni oltranziste in passato mentre oggi si sentono protagonisti assoluti grazie alla sfida militare. Il Pentagono, con le sue unità, cerca di intercettare gli ordigni e spesso ci riesce. Lo scudo, però, non evita i danni economici sempre più gravi al commercio.