Corriere della Sera, 28 gennaio 2024
Il fantoccio di Netanyahu con la divisa da deportato
A Roma, oltre mille persone si sono riunite nel centrale quartiere Esquilino al grido di «free, free, Palestine». Il divieto della Questura non ha fermato la manifestazione. Centri sociali, collettivi studenteschi, sindacati, ma anche semplici attivisti, anziani e mamme con passeggini a seguito, hanno riempito parte di piazza Vittorio, tra bandiere e fumogeni. Blindata l’area fin dal mattino, con decine di camionette della polizia a chiudere ogni eventuale via di fuga; il corteo inizialmente programmato però non c’è stato, nessuna tensione registrata, nonostante l’avvio della protesta vietata per la concomitante Giornata della Memoria. Le polemiche si sono accese solo quando un partecipante ha esposto un macabro manichino con il volto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, travestito da deportato con pigiama a righe, catene e stella di David impressa sul petto: più di un manifestante ha chiesto di rimuovere il fantoccio. «I genocidi sono tutti uguali, non siamo qui contro la comunità ebraica, abbiamo sfidato i divieti per manifestare democraticamente per un popolo oppresso» ha ribadito dai microfoni Khaled El Qaisi dell’Unione democratica arabo palestinese. Tra i presenti anche Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio, fermato venerdì dalla polizia con litri di sangue animale in auto, mentre si dirigeva a un altro sit-in per la Palestina. «Antisionisti ma non antisemiti» lo slogan più volte rilanciato dai megafoni, insieme al «no» alla partecipazione dei fascisti: l’ex leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino, aveva infatti annunciato la presenza dei «suoi» ma così non è stato. «Continueremo a lottare per la resistenza palestinese, contro i massacri di questo popolo» l’incitamento e la promessa dai microfoni a fine sit-in.