La Stampa, 27 gennaio 2024
Intervista a Paolo Bonolis
Paolo Bonolis su Rai Tre. A parlare di cultura. Il (piacevolissimo) cortocircuito è scattato in occasione dell’inaugurazione di Pesaro Capitale della cultura: a fare gli onori di casa, in diretta su Rai 3, è apparso il volto di Canale 5 che, tra un Sergio Mattarella accolto come rockstar e i discorsi istituzionali di rito, ha voluto dire la sua sulla conoscenza. L’ha definita un «tramestio» che richiede «confronto e fatica», perché un conto è portarsi dietro, nei cellulari, il sapere («cultura pret à porter»), un altro è farlo proprio, interiorizzandolo.Bonolis, dobbiamo prendere la sua fugace apparizione in Rai come tale oppure potrà esserci “un sequel”?«Guardi, ero indeciso tra la Rai e Trevignano… Comunque, sì: è un’apparizione».Quando le scade il contratto con Mediaset?«A giugno. Ma a giugno scadono un sacco di cose: pure il desiderio di continuare a fare tv. Fosse stato per me avrei lasciato già da due anni. Sono andato avanti solo perché se smetto comprometto l’esistenza di molte persone, che lavorano con me e hanno famiglia. Per questo ho tenuto duro. Solo che adesso sono veramente stanco».Cosa l’affatica?«La ripetitività. Sono 13 anni che faccio Avanti un altro. Ho bisogno di nuovi stimoli, ma mi mancano lo spazio e le energie per immaginare nuovi progetti. Sento la necessità di una pausa per rielaborare il mio pensiero e la mia natura. Fare tv vuol dire sapere cogliere lo spirito del tempo e io devo trovare me nello spirito di quest’epoca: devo capire cosa sono diventato e se ho qualcosa da dire a questa generazione. Altrimenti rischio di essere anacronistico, televisivamente parlando. A meno di non fare Techetechetè all’infinito, ma vorrebbe dire continuare a guardarsi indietro: avere mille passati e nessun futuro».Possibile che Mediaset non le proponga nuovi format?«Eccome se lo fa. Sono io che rifiuto: non voglio condurre format di altri, ma programmi che invento io, come è stato per Ciao Darwin, Il senso della vita, Avanti un altro!. Tredici anni fa mi offrirono il preserale e mi proposero una serie di format, anche carini. Ma non erano miei. Quindi dissi: «Se mi viene in mente un’idea, faccio il preserale, altrimenti no». Ebbi poi l’intuizione di Avanti un altro!: mi piaceva un quiz con il cambio costante del concorrente perché ogni volta si apre una nuova commedia umana».A Pesaro ha discettato di cultura. Lei sente di farla in tv?«La cultura ha molte facce. C’è quella informativa e nozionistica, egregiamente portata avanti da chi fa informazione e documentaristica, come la famiglia Angela. Poi c’è la cultura di linguaggio, rappresentata da personalità come Augias, e poi ci sono gli educatori comportamentali. Io provo a essere uno di loro. Il mio contributo sta nel promuovere la libertà di linguaggio, l’ironia, il cinismo buono. Quando scherzo in tv, magari chiamo “vecchia” una signora, ma poi me l’abbraccio. I concorrenti sentono che voglio loro bene: sanno che è solo uno spettacolo dove si è liberi, nel gioco, di vestirci come vogliamo, anche linguisticamente».Però li prende parecchio in giro.«Certo, ma è reciproco».Non crede di essere invece in una posizione di forza?«Vero, lo sono. Perché conduco io. Ma un conto è essere forti, un altro stronzi. Mi è successo solo una volta: è arrivata una concorrente con il corpo stravolto dalla chirurgia e io l’accolsi dicendo “Buonasera, lei chi era?”. Ho esagerato… Non è da me offendere le persone: non ha senso».Lei quindi non teme i fuori onda?«Me posson’ fare quello che je pare!».Giambruno, Berlinguer e prima ancora Insinna: è giusto diffondere le dichiarazioni a “telecamera spente”?«È l’espressione della nostra cultura voyeuristica... Io sinceramente non le diffonderei, però è un atto lecito e c’è chi lo fa. Ognuno fa i conti con la propria coscienza e morale, peccato che queste siano molto spesso al soldo della propria convenienza».Una volta Ciao Darwin era una provocazione: un’estremizzazione del dibattito sociale. Oggi somiglia sempre di più a uno specchio fedele. Non ha mai l’impressione di fare cronaca più che intrattenimento?«Effettivamente sì! Il programma è diventato un’allegra fotografia del Paese reale. Non per nulla tra le ultime edizioni c’è stata Darwin la regressione – terre desolate per poi arrivare a questa 8.7 Chi è senza peccato scagli la prima pietra a sottolineare che non siamo giudici di nessuno!»La tv contribuisce a costruire l’immaginario collettivo. Da conduttore e autore si pone il problema degli stereotipi promossi, in primis femminili?«Eccome. L’atteggiamento patriarcale è sbagliato e va combattuto. Detto questo, a Ciao Darwin nessuno è obbligato a ballare o a fare Madre natura e lo stesso vale per i maschi. Non c’è volgarità nel corpo umano. La vergogna è negli occhi di chi guarda. La morbosità è un’altra cosa».E alcune inquadrature insistenti?«Sono volutamente tali, per sottolineare il grottesco della morbosità. Io stesso faccio commenti che nella vita non farei mai, ma che sono figli di quello spettacolo. È un modo per condannare certi atteggiamenti».Non per alzare gli ascolti?«Be’, se una donna ha piacere di mostrare la sua bellezza non credo che il pubblico la disdegni. È una cosa che si fa dai tempi dell’avanspettacolo. Che poi, scusi, le ballerine come le si vuole far ballare, con la tuta da sci e lo sky pass?».Non ci sarebbe insomma differenza tra Elodie che canta esibendo la propria bellezza e la sua Madre Natura?«Esatto. Non c’è differenza. Anzi, guardi: se io fossi ancora giovane e bello, non avrei alcun pudore a mostrare la mia fisicità in spiaggia. Solo che ormai sono in avanzato stato di decomposizione…».Se Darwin fosse ancora tra noi, dice che scommetterebbe sugli uomini o sulle macchine nella lotta per l’evoluzione?«La stupidità umana è sempre esistita, solo che l’IA potrebbe esserne un acceleratore. Se abusiamo della tecnologia, rischiamo di vivere immersi in un’euforia bidimensionale, che cancella lo spazio e il tempo, finendo per perdere tutte quelle competenze sviluppate nei secoli: quella ubicativa, mnemonica, relazionale…».I poteri forti sono quelli tecnologici?«Gli interessi governano le aziende e, di riflesso, le masse. La politica è ormai lo sgherro dell’economia: si occupa di fare quello che serve a chi la finanzia. Guardi la politica italiana: è fatta di risentimenti, intrallazzi, sgambetti. Sembra che siamo in perenne campagna elettorale: il popolo non è più visto come un fine, ma come un mezzo. Sono aziende che devono fatturare potere. Che poi è quello che fa anche la religione…».Deduco che non sia credente.«Ho grande rispetto per chi ha fede ma mi ritengo un agnostico. Al massimo potrei essere animista: trovo grottesca quest’idea di una gerarchia legata a un potere trascendente. Chi sono i preti? Le Olga Fernando (nota interprete, ndr) del trascendente che traducono Dio? Per me dopo la morte… quel che c’è c’è. Io mi comporto bene, poi quando è finita mi diranno quello che devo fa’».Nonostante la generale disaffezione politica, a Pesaro Mattarella è stato accolto come una rockstar. Come se lo spiega?«Come il tricolore, Mattarella è un punto di riferimento per la gente. È un uomo profondamente delicato, gentile e al contempo forte. Per questo piace: perché incarna quello che noi italiani vorremmo essere, ossia forti nella gentilezza».A proposito di politica, nella famiglia Berlusconi intravede un erede politico di Silvio?«Sia Piersilvio che Marina sono straordinariamente in gamba (gli altri non li conoscono). Non so però se hanno le velleità e la stessa gioia di fare politica che Silvio manifestò nel corso del tempo».Cosa ne pensa di TeleMeloni?«Oggi tira un vento, domani un altro…».Le spiace però che non sia Pino Insegno a condurre l’Eredità? Con lui Avanti un altro! avrebbe vita più facile.«Sì, mi spiace, ma per una ragione diversa: trovo che gli abbiano fatto una cosa spregevole. Pino Insegno ha tentato un’impresa impossibile. In quella collocazione oraria nessuno, nemmeno Vasco Rossi nudo in elicottero, poteva andare bene. Se davvero gli hanno tolto L’Eredità attaccandosi ai bassi numeri di Mercante in fiera, è stata una grande ipocrisia. Mi spiace, anche perché un conto è il professionista, un altro l’uomo con le sue convinzioni. Il tutto senza nulla togliere a Liorni che è un ottimo conduttore».È vero che potrebbe essere lei a condurre Sanremo 2025?«Se dovessi prendere in considerazione l’idea, servirebbe un investimento importante e un’idea che “eventizzi” la kermesse, che porti qualcosa all’Ariston che non siamo usi vedere nel corso dell’anno in tv».Qualcosa mi dice che questa idea ce l’ha...«Eh, signora mia, mica glielo dico». —