La Stampa, 27 gennaio 2024
La vera eredità di Berlusconi
Al di là della malinconia che sempre accompagna gli anniversari, il trentennale della discesa in campo di Berlusconi, con tutto quel che ne seguì, la straordinaria vittoria elettorale del ‘94, il primo breve governo abbattuto dal ribaltone, i sette anni della “traversata nel deserto”, il ritorno in sella nel 2001, la nuova caduta e il nuovo ritorno nel 2008, si porta dietro qualche domanda: riuscirà Forza Italia a sopravvivere in assenza del Cavaliere? Dovrà ricorrere alla guida del figlio Piersilvio, di cui si sente dire di tanto in tanto che avrebbe voglia di misurarsi in politica, invece di mantenere quella dignitosa di Tajani?La risposta alla prima domanda (la seconda non è all’ordine del giorno) è sì, sebbene si tratti di uno dei tipici casi di pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della volontà. A condizione che di Berlusconi si riscopra non solo l’entusiasmo di trent’anni fa, l’idea della “rivoluzione liberale”, la fulminazione (non esclusivamente sua) di trasformare un’azienda commerciale che vendeva pubblicità in un partito strutturato, il “kit” del candidato e tutto ciò che guardato con gli occhi di oggi può apparire in gran parte folklore. Ma soprattutto il Berlusconi politico, il moderato che scommise sul voto dei moderati, vinse e perse, seppe superare le sconfitte, ma sempre all’insegna della riscoperta di uno spazio centrista nella politica italiana. Ciò che oggi inseguono Renzi, Calenda, i radicali, faticando a occuparlo proprio perché ancora esiste Forza Italia. E quindi il Berlusconi europeista che porta il suo partito dentro il Ppe. Il Berlusconi che si rende conto che in Italia, come diceva Longanesi, “la rivoluzione non si può fare perché ci conosciamo tutti”, e svolta verso una prospettiva riformista, aiutato in questo da Gianni Letta, che sarà al suo fianco fino all’ultimo o quasi, e scegliendo di distinguersi in una coalizione che soprattutto con Salvini virava verso l’estremismo. Resta indimenticabile la scenetta di Salvini che per la prima volta parla da capo del centrodestra al Quirinale nel 2018 con Berlusconi che fa il suo irresistibile contrappunto mimico e comico. L’eredità di Berlusconi, la sua parte migliore, senza dimenticare gli errori e i colpi di testa, è qui. Si tratta solo di saperla amministrare con sapienza. —