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 2023  dicembre 11 Lunedì calendario

Biografia di Giuseppe Tarantola

Giuseppe Tarantola (1938-2023). Giudice. Famoso per aver guidato i dibattimenti di Tangentopoli. «Al posto suo, cioè al posto del giudice Giuseppe Tarantola che nel ’93-94 presiedeva il processo simbolo di Mani pulite — quello a Sergio Cusani per la tangente Enimont, la cui trasmissione sulla Rai faceva quasi più ascolti del Festival di Sanremo —, chissà quanti suoi colleghi avrebbero cominciato a moltiplicare interviste, pavoneggiarsi “personaggio” specie quando toccava a lui moderare gli scenografici scontri tra il pm Antonio Di Pietro e il difensore Giuliano Spazzali, mettere a frutto la popolarità per mirare a incarichi direttivi in magistratura, e dopo magari lanciarsi in politica. E invece Tarantola [… mentre […] teneva le redini di quelle udienze, incarnò un “modello di magistrato moderno” che sapeva contemperare “umiltà”, “riservatezza” ma anche “mitezza” con “autorevolezza”, come disse l’allora presidente di Corte d’Appello Gianni Canzio quando magistrati e avvocati ne celebrarono la pensione 15 anni fa. Quell’autorevolezza mite che ad esempio, alla vigilia di Natale 1993, pur al picco della popolarità di Di Pietro, Tarantola esercitò per mettere in libertà l’imputato Cusani anche a fronte del vivace parere contrario del pm. Figlio del primario dell’ospedale di Sondalo e della sorella del fondatore dell’amaro Braulio, proverbiale per il suo andare e venire su una bici sempre più d’epoca, per tanti anni giudice civile capace di dare uno stampo particolare alla giurisprudenza d’impresa, questo valtellinese (appassionato di montagna e di poesiole sui tic del mondo dei tribunali) è davvero stato — come l’ex procuratore Bruti Liberati aveva osservato — “uno di quelli che ha dato alla magistratura e alla giustizia più di quanto ha ricevuto”. Ma lui, fedele a sobrietà e riservatezza aveva ringraziato asciutto, prendendo come spunto un passo di Hegel citato nella lettera che l’allora cardinale Scola aveva indirizzato ai magistrati per Natale: “Si dice che il massimo desiderio dell’uomo non è per le cose concrete ma è l’attesa di valere qualcosa per qualcuno. È questo che mi ha portato a vincere la ritrosia per questo genere di cerimonie, e ad essere qui”» [L. Fer., CdS]. Morto ieri. Aveva 85 anni.