Anteprima, 16 dicembre 2023
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Biografia di Angelo Stella
Angelo Stella (1938-2023). Nume tutelare di casa Manzoni. «“Manzoni è il cattolico del dubbio, non della certezza” La frase, con cui accoglieva i ragazzi in Casa Manzoni, l’ha ripetuta anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quando a maggio scorso è venuto a Milano nella storica abitazione dello scrittore, per celebrare la ricorrenza dei 150 anni dalla morte. In quella frase è condensata la missione che Stella, scomparso ieri a 85 anni, nella sua Pavia, s’era dato da anni: la parola scritta di Alessandro Manzoni ha ancora, e sempre avrà, un universo di senso vivo da comunicare, da diffondere il più possibile al di fuori delle università e delle scuole. Una missione che ha trovato compimento durante la pandemia, quando le pagine dei Promessi sposi sulla peste, sul disastro umano della malattia di massa, sulle paure che possono sconvolgere una società e generare ingiustizie, si sono rivelate più profonde di qualsiasi discorso pubblico sia stato fatto sul Covid. Angelo Stella si muoveva discreto tra le stanze della casa dello scrittore, della quale è stato custode negli ultimi 17 anni, da presidente del Centro nazionale di studi manzoniani: con una reverenza sacrale, un senso profondamente istituzionale del suo ruolo e una tensione continua all’apertura: come quando, presentando il panettone dedicato a Manzoni dall’azienda Vergani, lo scorso inverno ha intrattenuto gli ospiti con mezz’ora di aneddoti sul rapporto che lo scrittore e la sua famiglia ebbero col dolce di Milano. Una sterminata conoscenza e un talento nel divertissement. Gli interessi di ricerca, come i titoli accademici, sono sterminati. Allievo di Maria Corti, docente all’Università di Pavia, accademico della Crusca e dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, studioso dei dialetti padani, di Bonvesin de la Riva, Ariosto, Dossi, e ovviamente Manzoni, di cui ha curato volumi dell’opera nazionale. In pamphlet che restano piccoli gioielli, ha trasfuso anche la sua passione per la pesca nei laghi lombardi e per lo sport. Si fregiava d’appartenere alla «confraternita dei gobbi», e da juventino dibatteva in una riservata chat calcistica tra illustri studiosi. Negli ultimi anni ha più volte chiesto che la lapide della Colonna infame, straordinario reperto della peste del Seicento, conservata in un cortile del Castello sforzesco, dove praticamente nessuno la vede, fosse spostata in Casa Manzoni. Diceva: “È il suo luogo naturale, dove tornerebbe davvero a parlare”» [CdS]. Morto ieri nella sua Pavia. Aveva 85 anni.