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 2023  dicembre 18 Lunedì calendario

Biografia di Karim Benzema (Karim Mostafa Benzema)

Karim Benzema (Karim Mostafa Benzema), nato a Lione (Francia) il 19 dicembre 1987 (36 anni). Calciatore, di ruolo attaccante. Giocatore dell’Al Ittihad (dal 6 giugno 2023; già Real Madrid, Olympique Lione). Ex giocatore della Nazionale francese (2007-2022). Vincitore, tra l’altro, con l’Olympique Lione, di 4 Campionati francesi (2004-2008), 1 Coppa di Francia (2007/2008) e 2 Supercoppe di Francia (2006, 2007); col Real Madrid, di 4 Campionati spagnoli (2011/2012, 2016/2017, 2019/2020, 2021/2022), 3 Coppe di Spagna (2010/2011, 2013/2014, 2022/2023), 4 Supercoppe di Spagna (2012, 2017, 2020, 2022), 5 Champions League (2013/2014, 2015-2018, 2021/2022), 4 Supercoppe Uefa (2014, 2016, 2017, 2022) e 5 Coppe del mondo per club (2014, 2016-2018, 2022); con la Nazionale francese, di 1 Nations League (2020/2021); a livello individuale, del Pallone d’oro 2022. «Il mio Paese è l’Algeria» • «È cresciuto a Bron, sobborgo di Lione. La sua famiglia viene dalla Cabilia, regione dell’Algeria di gente fiera e tosta. Il padre Hafid è impiegato comunale a Villeurbanne, la madre Malika bada ai nove figli: cinque femmine e quattro maschi. Karim comincia a giocare a pallone in strada» (Roberto Zichittella). «A otto anni, Karim Benzema, lo chiamavano tutti “Coco”, e “passava fino a 12 ore al giorno a giocare a battimuro col pallone. Era un merdeux (un piccolo bastardo, ndr)”, ricorda di lui il primo allenatore allo S.C. Bron Terraillon, la squadretta della sua borgata, Bron, periferia di Lione. “Si vedeva che era un predestinato”» (Stefano Citati). «A mamma Wahida [nome adottato in un secondo momento dalla donna, nata Malika – ndr] bastava un urlo dalla finestra per fargli sapere che era arrivato il momento di tornare a casa perché la cena era pronta. In realtà un urlo non bastava quasi mai: ce ne volevano almeno tre, e molte volte senza la minaccia di punirlo con una settimana senza pallone il piccolo Karim sarebbe rimasto a giocare fino a notte fonda» (Raffaele R. Riverso). «Nel 1996, a nove anni, veste già la maglia dei “pulcini” del Lione. La scuola calcio della società transalpina sa coltivare i suoi talenti e Karim fa progressi anno dopo anno» (Zichittella). «Karim è cresciuto lunatico e attaccabrighe in una zona complicata, ricca soltanto di cattive compagnie. Un giorno – aveva 15 anni e giocava già nelle giovanili del Lione – chiese al responsabile del vivaio Gérard Bonneau di trasferirsi ad abitare nel centro sportivo: voleva fare il calciatore, ma fuori di lì le tentazioni erano troppe, e non tutte legali» (Paolo Condò). «Nel 2004 lo chiamano nella Nazionale Under-17 e insieme ai suoi compagni vince il campionato europeo. Nel gennaio del 2005 il suo esordio nella Ligue 1, la serie A francese. La prima stagione gioca sei partite. Va a segno per la prima volta nella stagione successiva, dove gioca tredici partite. Nel campionato 2006/07 scende in campo ventuno volte e i gol diventano cinque» (Zichittella). Dopo i primi anni trascorsi all’Olympique Lione, in cui era progressivamente maturato fino a diventare uno dei migliori marcatori della massima serie francese, per Benzema la svolta giunse nel 2009, «quando il presidente galáctico si era presentato a Terraillon, in via Yuri Gagarin 33, per parlare direttamente con i genitori di Karim. Fu così che Pérez riuscì a strapparlo ad Alex Ferguson, che aveva messo gli occhi su di lui per sostituire Cristiano Ronaldo, anche lui diretto al Santiago Bernabéu. L’ingaggio del portoghese, tuttavia, era già stato messo nero su bianco dall’ex numero uno merengue Ramón Calderón, che aveva anche incassato il “sì”, verbale, del Milan per Kaká. Ed è per questa ragione che Benzema è il primo vero colpo del Florentino bis, il secondo mandato dell’attuale inquilino della casa blanca, che tre anni prima aveva fatto un passo indietro, dopo l’ascesa e la successiva caduta dei suoi galácticos» (Riverso). «Karim è una scommessa personale del presidente Pérez, che, però, aveva bisogno di uno come Mourinho per mettere un po’ ordine all’interno di uno spogliatoio depresso per il dominio del Barça. Paradossalmente, in quel periodo, a fargli ombra non era solo Higuaín, uno che negli anni precedenti era comunque stato decisivo per vincere due titoli di Liga, ma anche un giovanissimo canterano, Álvaro Morata. Karim, però, non ha mai mollato. […] Lo stile di Mourinho non gli si addiceva, perché era più vicino al catenaccio che al jogo bonito. L’arrivo di Ancelotti fu fondamentale per Benzema perché l’assistente di Carlo era Zinedine Zidane» (José Luis Guerrero). Nel 2015, tuttavia, Benzema rimase invischiato in un ricatto a sfondo sessuale nei confronti del compagno di Nazionale Mathieu Valbuena, vicenda che ne avrebbe a lungo compromesso la carriera. «Conoscete il detto del ragazzo che può uscire dal ghetto, ma senza che il ghetto esca da lui: la storiaccia di Valbuena lo asseconda, perché Mathieu si fece rubare un filmato di prodezze sessuali conservato nel cellulare, e tra i ricattatori figurava un amico d’infanzia di Karim. Il quale, evidentemente coinvolto dal conoscente, suggerì a Valbuena di fare attenzione “perché questi sono veri delinquenti”. Mathieu lo interpretò come un invito a pagare e tacere – stiamo parlando di 150 mila euro –, Karim ha sempre detto che si trattava soltanto di un consiglio per evitare guai al compagno. […] La denuncia del ricatto risale al giugno 2015, e l’enorme eco della storia portò all’esclusione parallela dei due dalla Nazionale. Quando Deschamps confermò il suo “no” alla vigilia dell’Europeo 2016 Benzema reagì con rabbia, accusando il ct di aver ceduto alle pressioni della parte razzista del Paese: Didier si sentì offeso, e da quel giorno non tornò più sull’argomento, dribblando le cicliche richieste popolari di perdono» (Condò). «Per sua stessa ammissione, Karim è sempre “rimasto fedele” agli amici con cui è cresciuto, anche all’altro Karim, Zenati, uno con una fedina penale non proprio illibata e uno dei protagonisti principali del caso Valbuena: “Non so di cosa parli esattamente la gente quando si riferisce al mio entourage. Sono orgoglioso della mia famiglia e dei miei amici. Vengo da un determinato quartiere e mi è andata bene, diventando un esempio per molti dei giovani che mi sono sempre stati vicini”. Non a caso, se già in condizioni normali non si può certo dire che a Bron si nutrano particolari simpatie per la Nazionale francese, quando Karim fu allontanato dai Bleus da Didier Deschamps i residenti di Terraillon sostituirono l’indifferenza con un sentimento di animavversione, quasi odio. […] Il suo avvocato, Éric Dupond-Moretti, uno dei più famosi di Francia, sposò in pieno la strategia: “A Benzema rimproverano di venire da una banlieue e la sua relazione con i suoi vecchi amici, che fanno parte di un mondo lontano anni luce rispetto a quello dei benpensanti”» (Riverso). La strategia però si rivelò controproducente, tanto che solo nel 2021, in vista della fase finale del Campionato europeo 2020 (disputato con un anno di ritardo causa pandemia), il calciatore fu nuovamente convocato in Nazionale da Deschamps. Nel frattempo il trasferimento di Cristiano Ronaldo, avvenuto nel 2018, aveva consentito a Benzema di esprimere pienamente il proprio potenziale sul campo. Nel 2019/2020, infatti, «dopo gli anni passati nell’ombra ad aiutare Cristiano Ronaldo a eccellere, Karim Benzema ha saputo caricarsi sulle spalle il Real Madrid portandolo a vincere la Liga malgrado un mercato sbagliato in modo catastrofico» (Condò). Nel 2021/2022, poi, alla vittoria in campionato si aggiunse quella in Champions League. «“Karim è un grande”, sorride Ancelotti, che ha capito come questo Real Madrid gonfio di campioni antichi potesse aggrapparsi alle spalle del giocatore forse più sottovalutato di tutti. Proprio Benzema. […] A 34 anni è nel miglior momento della carriera. […] “Sa fare tutto, è al di sopra degli altri”, dice di lui Zidane. “È il miglior centravanti del mondo”, sentenzia il presidente del Madrid Florentino Pérez» (Andrea Sereni). «È tutta la stagione che risolve partite, che marchia i momenti decisivi, che segna gol splendidi nelle fasi più cruciali e che fa tutto questo con una naturalezza quasi terrificante, lui che un tempo era un giocatore bravo ma emotivo, generoso ma discontinuo, quasi turbato all’idea di dimostrarsi più bravo di quanto fosse quello che gli stava accanto, vale a dire Cristiano Ronaldo, che di Benzema è stato l’implacabile sfruttatore, anche se non contro la sua volontà: “Segnava 60 gol a stagione, era normale che il gioco di tutti noi fosse orientato verso di lui. Non ho mai sofferto per questo, anzi”. Ronaldo senza Benzema non è più stato lo stesso, Benzema senza Ronaldo ha sfiorato il paradiso del pallone. […] Prima, qualcosa di sé, lo stava buttando via. La vicenda del sextape di Valbuena […] lo ha segnato molto, gli ha negato la Nazionale per sei anni e in qualche modo ne ha limitato la dimensione internazionale. La convocazione di Deschamps nel maggio del 2021 gli ha cambiato la carriera, la chiusura della vicenda giudiziaria (colpevole: ha preso un anno con la condizionale) lo ha alleggerito, ma il suo cambiamento comincia prima, dopo il nero triennio 2016-2019: oltre al caso Valbuena, in quel periodo ha trasformato in un disordine assoluto la sua vita privata, ha avuto tre figli da due donne diverse e si è rifugiato nel cibo, tracannando zuccheri e grassi come se non ci fosse un domani. Ma a un certo punto si è guardato dentro e dev’essersi spaventato. Così, per le faccende personali si è rivolto a un professionista (e adesso ha rapporti sereni con entrambe le madri dei suoi piccoli) e per la dieta a uno specialista, il maiorchino (ma di chiare origini italiane) Alberto Mastromatteo, che di mestiere cucina a domicilio cibi sani per i vip (ma anche per chi non è vip ma ha i soldi per pagare): gli ha tolto gli zuccheri e limitato i grassi, gli fa bere acqua alcalina (la produce un macchinario che costa 5 mila euro), usata anche per lavare frutta e verdura, e soprattutto lo rimpinza di microalghe ad alto contenuto proteico, che Benzema cuoce in un brodo fatto con carcasse di pollo, vitello e pesce. In più, ogni giorno si allena in casa per conto suo per quattro ore, dalle 16 e la 20, e la sera non esce quasi più. Tranne nelle notti di Champions, che illumina con i suoi gol stroboscopici» (Emanuele Gamba). «Un giocatore unico, che ha trascinato la squadra di Ancelotti a vincere una Champions diversa da tutte le altre, perché da outsider. Invece, rimonta dopo rimonta contro Psg, Chelsea e City – con il pallone rubato a Donnarumma e poi il cucchiaio su rigore contro gli inglesi come momenti emotivamente più alti –, e soprattutto gol dopo gol (44 in 45 gare, la bellezza di 15 in Champions), Benzema ha fatto capire ai giovani leoni chi comanda» (Paolo Tomaselli). Il 17 ottobre 2022, a coronamento del momento di grazia, Benzema conquistò il Pallone d’oro, «quinto francese a riuscirci dopo Raymond Kopa (1958), Michel Platini (’83, ’84 e ’85), Jean-Pierre Papin (’91) e proprio Zidane (’98). Karim the Dream è il secondo vincitore più vecchio dopo Stanley Matthews (41 anni, nel 1956)» (Sereni). «Prima dei Mondiali in Qatar, riammesso alla corte di Francia, finalmente parte della rosa in partenza per i primi Mondiali arabi e già incoronato migliore, pareva aver compiuto la magia e la riconciliazione assoluta. Un’illusione. Si è infortunato, e il sospiro di sollievo emesso dalla Francia che non ha dovuto farci i conti senza il bisogno di estrometterlo si è sentito così forte che lui ha archiviato l’idea. Ha salutato la carriera internazionale, votandosi al club, e a questo punto all’islam. Ha scelto l’Al Ittihad, una delle squadre di Gedda, “per un ritorno a casa”» (Giulia Zonca). «Ha firmato un contratto da 200 milioni a stagione con la squadra saudita dell’Al Ittihad. Un trasferimento, a suo dire, dettato anche da ragioni culturali: “Ho scelto l’Arabia Saudita perché sono musulmano e voglio parlare l’arabo fluentemente”» (Stefano Gigliotti). Da ultimo, pochi giorni dopo la strage islamista perpetrata in Israele dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023, «intervistato dall’emittente CNews, il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin ha accusato Karim Benzema di avere “noti legami con i Fratelli musulmani”, uno dei gruppi islamici radicali più forti nel mondo arabo. L’ex centravanti del Real Madrid e Pallone d’oro 2022 […] è musulmano praticante e sui social aveva preso le parti degli “abitanti di Gaza, ancora una volta vittime di ingiusti bombardamenti che non risparmiano donne e bambini”» (Gigliotti). Tramite i suoi legali, il calciatore ha in seguito negato ogni legame con l’organizzazione islamista • Tra i suoi soprannomi «el Gato», cioè «il Gatto» in portoghese, attribuitogli per via di una battuta pronunciata nel 2010 da José Mourinho, all’epoca allenatore del Real Madrid, «che gli preferiva Gonzalo Higuaín. Un giorno, però, lo special one fu costretto a rinunciare per infortunio al Pipita: “Se per andare a caccia non hai un cane, ma un gatto, vai con il gatto, perché da solo non ci puoi andare”» (Riverso) • Divorziato dalla modella Cora Gauthier, da cui ha avuto uno dei quattro figli (due dei quali da una relazione precedente, uno da una relazione successiva) • «Negli anni ha fatto discutere per alcune sue prese di posizione, come quando si è rifutato di cantare La Marsigliese prima delle partite della Francia. “È un canto di guerra”, aveva spiegato. “Gioco qui per motivi sportivi, ma il mio Paese è l’Algeria”» (Gigliotti) • «Le auto da corsa come unica grande passione: ne ha diverse, Bugatti, Lamborghini e Ferrari, in un garage il cui valore è di circa 3,7 milioni di euro» (Sereni) • «Interprete di vecchia data del bling bling, un misto di moda da cestista e musica incandescente con evidenti tocchi brillanti, veri o presunti. Poi pure abbigliato con le tuniche, con le camicie senza collo, privo di fronzoli. Frequentatore della disco e della Mecca» (Zonca) • «È un nove che è misto tra Ronaldo il Fenomeno e Zidane. Innesca la manovra offensiva come Zidane e vede la porta come Ronaldo» (Florentino Pérez). «Centravanti raffinato e spietato, che pensa come un numero 10 e possiede i ferri del mestiere di entrambi gli specialisti» (Tomaselli). «Difficile inquadrarlo perché non è né un 9 né un 10, bensì un nove e mezzo» (Guerrero) • «Da piccolo chi sono stati i tuoi eroi? “Gli eroi sono stati mio padre e mia madre. Perché? Per loro è stata dura, davvero pesante. Quando si parla di eroi, per me ci sono solo papà e mamma. Non ho avuto un giocatore di calcio come esempio da seguire. Non voglio dire che me la sia cavata da solo, ma da dove provengo dovevo per forza riuscire in qualcosa. Siccome avevo mostrato di avere un po’ più di talento nel calcio, ho fatto di tutto per affermarmi. Verso i 15 o 16 anni ho iniziato a guardare Ronaldo, Zidane e altri giocatori cercando di imparare da loro, ma non mi sono mai detto: ‘Voglio essere come lui’”. […] Quali sono stati i momenti più significativi della tua carriera? “Ne ricordo parecchi. Per esempio, il primo gol in Champions League a Lione, quando Gérard Houllier, l’allenatore, mi regalò una grandissima opportunità. Sono riuscito a segnare allo stadio Gerland di fronte alla mia famiglia. Poi ce ne sono tanti altri legati al periodo in cui ho debuttato nel Real Madrid. Furono momenti eccezionali. Anche il mio primo gol in assoluto ne fa parte, ovviamente. Dentro a questo magnifico calderone metto l’ultima Champions League. Anche se ne avevo già vinte quattro, ho vissuto un’esperienza molto significativa grazie a uno splendido lavoro di gruppo. La quinta volta è stata veramente speciale. Non è che abbia contribuito più del solito, ma mi sembrava di farlo”. […] Cosa farai dopo il calcio? […] “Non lo so. Forse potrei allenare i calciatori in fase di formazione, aiutarli a diventare dei veri giocatori, che non pensano solo a segnare ma a essere davvero i migliori. Non credo che nel calcio di oggi le nuove leve siano cresciute nel modo più adeguato. Basta parlare direttamente con loro: vogliono solo fare gol. Tutti desiderano andare in rete. Peccato che questo non sia il senso del calcio. Forse deciderò di stare vicino ai giovani e di allenarli, senza mai allontanarmi dal mio mondo”» (Pierre A. M’Pelé).