Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  dicembre 20 Mercoledì calendario

Biografia di Jane Fonda (Jane Seymour F.)

Jane Fonda (Jane Seymour F.), nata a New York (New York, Stati Uniti) il 21 dicembre 1937 (86 anni). Attrice. Modella. Attivista. Produttrice cinematografica • «Ultima star di Hollywood, icona del cinema, figlia d’arte e Hollywood royalty dal cognome leggendario» (Luca Celada) • «Una vita intensa, molto vissuta e per nulla convenzionale» (Lorenzo Soria) • «Humour, fascino e intelligenza» (Paola De Carolis) • «Ottant’anni portati alla grande» (Gloria Satta) • «Se le fai notare che è ancora bellissima, ringrazia con il sorriso di una ragazzina» (Giancarla Ghisi) • Figlia dell’attore Henry Fonda (1905-1982) e dell’ereditiera Frances Ford Seymour (1908-1950), che si uccise tagliandosi la gola con un rasoio quando lei aveva dodici anni • Attrice duttile. Forte temperamento. Si affermò come interprete brillante durante gli anni Sessanta. Poi come diva-antidiva, controversa e politicamente impegnata, negli anni Settanta. Famosissima la sua battaglia contro la guerra in Vietnam. Particolare scandalo suscitò, nel luglio 1972, la sua visita ad Hanoi, nel corso della quale si fece fotografare seduta su un lanciamissili nordvietnamita, di quelli usati per abbattere i velivoli americani: l’immagine le valse il soprannome di «Hanoi Jane» • Ha lavorato per registi come George Cukor, Otto Preminger, George Roy Hill, Sydney Pollack, Joseph Losey, Jean-Luc Godard e Sydney Lumet. Ha vinto due Oscar, sette Golden Globe, due premi Bafta, un premio Emmy, un David di Donatello. Nel 2017, a Venezia, le è stato assegnato il Leone d’Oro alla carriera. Nel 2021, il Golden Globe alla carriera • Dopo tre mariti (il regista francese Roger Vadim, l’attivista radical Tom Hayden e il fondatore della Cnn Ted Turner), tre figli (di cui una adottiva) e una relazione durata un decennio (con il produttore discografico Richard Perry, dal 2009 al 2017), ha annunciato di averne abbastanza degli uomini • Oggi continua a recitare e a battersi contro il razzismo, il patriarcato e i cambiamenti climatici • A chi le chiede come faccia, alla sua veneranda età, a essere ancora così in forma, risponde: «Lo devo per il 30% ai miei geni, per il 30% al buon sesso, per il 30% allo sport e a uno stile di vita salutare. Quanto al restante 10%, ringrazio la chirurgia plastica».
Titoli di testa «Incontri Jane Fonda, e tutte le certezze su età e invecchiamento di colpo crollano. Un’apparizione. Quel portamento. La pelle risplende, gli occhi sono pieni di luce e appena segnati da qualche ruga. Jane si permette ancora modeste scollature […]. Guai a parlarle di nostalgie e di rimpianti, lei guarda solo avanti. 80 anni? Non gliene daresti più di 54» (Lorenzo Soria).
Vita Figlia di Henry Fonda, leggenda del cinema (Furore, Sul lago dorato, etc.). Jane nasce quando lui ha 32 anni, sua madre è la seconda delle sue cinque mogli. I rapporti tra padre e figlia sono difficili. «Non sono mai riuscita a parlare con lui più di mezz’ora. Era capace di essere gentile con dei perfetti sconosciuti, ma non con me» (Pedro Armocida, il Giornale 21/10/2005). «Mio padre era imperscrutabile. Apparteneva ad una generazione di uomini che teneva a non mostrare emozioni e non amava che gli altri lo facessero – e poi veniva dal Midwest, cosa che accentuava questo carattere. Ma mi ha insegnato molto attraverso i film. Io lo ammiravo, e gli ho voluto molto bene» (Luca Celada, il manifesto 6/3/2021) • Dall’amore per il padre, dice lei, derivano i problemi di bulimia che la affliggono nei suoi primi anni di vita. «Papà era ossessionato dalle donne magre, quando sono arrivata all’adolescenza parlava del mio aspetto solo quando ero troppo grassa». «Ho sempre cercato di uscire con uomini diversi da lui senza capire che in realtà li sceglievo uguali, nel senso che avevano difficoltà con l’intimità» • Quando il padre, nel 1948, lascia la California per tornare a calcare le scene di Broadway, Jane e il fratello Peter (n. 1940) vanno a vivere dai nonni materni, molto ricchi, nell’elegante cittadina di Greenwich, Connecticut. Due anni dopo, la madre muore suicida • Jane è una ragazza perbene. Le gambe lunghe. Gli occhi blu. Frequenta le scuole più prestigiose: la Emma Willard School e il Vassar College, dove partecipa alle recite scolastiche. Nel 1954, appena sedicenne, debutta insieme al padre in La ragazza di campagna. Nel luglio 1956, a diciotto anni, è sulla copertina di Vogue: classica e raffinata, look alla Grace Kelly. «[…] Non ancora intenzionata a fare l’attrice, Jane si recò a Parigi per studiare pittura e, tornata a New York, lavorò come modella. Nel 1958 conobbe Lee Strasberg che la persuase a iscriversi all’Actors Studio e quindi, nel 1960, debuttò nel film In punta di piedi di Joshua Logan. Per qualche tempo si divise fra Hollywood e Broadway, quindi nel 1964 varcò l’Atlantico per recitare nel thriller di Crisantemi per un delitto. La sua bellezza colpì Roger Vadim che le offrì una parte in Il piacere e l’amore (1964 […]), […] L’anno successivo la F. sposò il regista» (Alessandra Levantesi, Enciclopedia del Cinema, Treccani) • «Per trent’anni ho vissuto una vita abbastanza frivola, edonista. Vivevo in Francia, sposata con Roger Vadim che prima era stato sposato con Brigitte Bardot e Catherine Deneuve, è stato divertente ma non sapevo bene perché fossi lì» (Celada). «[…] la F. si fece notare nel western musicale Cat Ballou (1965) di Elliot Silverstein con Lee Marvin, e colse il primo vero successo con un ruolo divertente in A piedi nudi nel parco (1967) di Gene Sacks […] in coppia, molto ben assortita, con Robert Redford. Nel 1968, come Barbarella, piccante eroina di un colorato film fantascientifico ispirato a un fumetto (e ultima opera diretta per lei da Vadim), confermò le sue capacità di attrice brillante» (Levantesi). Il film racconta le avventure erotiche di una signora nel 40.000 d.C. Jane è la protagonista Vadim è intenzionato a fare di lei una nuova icona sessuale. «Per le scene di nudo ho dovuto ubriacarmi. E recitare sospesa nell’aria da un cavo di acciaio che mi passava tra le gambe è stato un inferno» • A un certo punto, però, qualcosa si rompe: Jane-Barbarella riprende il controllo della sua vita, si taglia i capelli e torna da bionda a castana sul set di Una squillo per l’ispettore Klute, il film per cui avrebbe vinto il primo Oscar: «Ribellarmi all’immagine di sex symbol che gli altri avevano di me è stato il mio primo atto politico» • «A Parigi conobbi […] dei soldati americani sfuggiti alla guerra del Vietnam, parlarono della loro esperienza, di quello che l’America stava facendo in quel paese, e a quel punto decisi che dovevo fare qualcosa. Lasciai Vadim, Parigi e tornai in America. La mia esperienza di attivista cominciò così, nelle strade di Detroit dove la protesta dei giovani contro l’intervento americano in Vietnam fu qualcosa di clamoroso, la nascita di un movimento. Io scendevo in piazza, rischiavo, organizzavo, mi impegnavo ma mi sentivo sempre una star da copertina, con la babysitter a casa a guardare la mia prima figlia Vanessa. Il comitato studentesco mi convinse: sii utile con il tuo lavoro. E così cambiò la mia carriera e la mia vita» • Nel 1969, Jane si separa da Vadim (divorzieranno nel 1973). Torna negli Stati Uniti una volta per tutte. Rifiuta i copioni di Bonnie e Clyde e Rosemary’s baby. «Si gettò a capofitto nella lotta a favore degli indiani d’America, degli afroamericani e contro la guerra del Vietnam, senza preoccuparsi che tale militanza potesse nuocere alla sua carriera. In realtà avvenne il contrario. In Non si uccidono così anche i cavalli? di Sidney Pollack (1969), la F. impostò con intensità un personaggio femminile inasprito dalla vita e ricevette il premio dei critici di New York come migliore attrice; successivamente con Una squillo per l’ispettore Klute di Alan J. Pakula oltre all’Oscar ottenne un prestigioso riconoscimento della critica di New York nel ruolo, rigorosamente delineato, di una prostituta solitaria e impaurita. La F. era ormai una star e avrebbe potuto cavalcare l’onda favorevole; invece, dopo aver accettato di recitare in Francia per una cifra simbolica in Crepa padrone, va tutto bene di Jean-Luc Godard (1972), continuò l’attività politica. Insieme a Donald Sutherland organizzò una tournée pacifista nelle basi militari americane, sfidando l’ira del presidente Nixon e del Pentagono. Sempre con Sutherland apparve nel documentario antimilitarista FTA (1972), diretto da Francine Parker e da loro stessi prodotto» (Levantesi). «All’epoca FTA era l’acronimo di Fuck the Army (“al diavolo l’esercito”) urlato dai pacifisti che avevano rivisitato a modo loro quel FTA che invece stava per “Fun, Travel and Adventure” (“divertimento, viaggi e avventure”), lo slogan usato per incoraggiare le reclute per il Vietnam. FTA, Free The Army (“Liberate l’esercito”) come la regista Francine Parker lo aveva intitolato per evitare polemiche […]» (Silvia Bizio, Rep 21/2/2020) • «Sapevo che tra i soldati c’era un sentimento forte contro quella guerra. Io non sopportavo Bob Hope che andava a fare gli spettacoli per i militari in Vietnam e sosteneva che le bombe fossero il modo migliore per “fare pulizia”. E tutti ridevano. Quando Sutherland e io venimmo invitati a fare uno show per le truppe, aderii con entusiasmo. Già dal 1970 la gran parte dei soldati non credeva più in quella guerra, considerata una follia anche dalla stampa moderata» • Nel 1974 un nuovo documentario, Vietnam journey, racconta la visita dell’attrice nel Vietnam del Nord insieme al nuovo marito Tom Hayden, pacifista militante e co-regista, assieme all’operatore Haskell Wexel, alla stessa Fonda e a Christine Burrill. «In quel quinquennio la F. non ricevette offerte da Hollywood: […] il suo infaticabile impegno le aveva procurato il soprannome di ’Hanoi Jane’ e lei si considerava inserita tra i proscritti dell’industria» (Levantesi) • Negli Stati Uniti viene considerata una traditrice. «Ecco, di tutto ciò che ho fatto in vita mia non rinnego niente. Tranne una foto, scattatami in maniera subdola, che mi ritrae su un cannone della contraerea nordvietnamita. Da lì nacque il nomignolo “Hanoi Jane” che tutt’ora mi perseguita. Mi pesa sul cuore come un macigno» (Armocida) • «Tuttavia la sua carriera ebbe una nuova impennata nel 1977 con Giulia di Fred Zinnemann, melodramma dal forte sapore politico, tratto dal racconto autobiografico Pentiment di L. Hellman. Contrapposta a Vanessa Redgrave, nel ruolo che dà il titolo al film, la F. interpretò in modo toccante il personaggio della Hellman che la qualificò fra le grandi attrici di Hollywood, assicurandole anche una nomination all’Oscar. Nel successivo Tornando a casa è invece la moglie di un ufficiale che si innamora di un reduce invalido del Vietnam, militante radicale. Seguirono poi un western moderno e drammatico, Arriva un cavaliere libero e selvaggio, ancora di Pakula (1978, uno degli episodi di California suite (1978) di Herbert Ross, Sindrome cinese (1979) di James Bridges, thriller sociale sulla pericolosità delle centrali nucleari, con Jack Lemmon e Michael Douglas, e infine, nel 1981, il commovente Sul lago dorato diretto da Mark Rydell, dove l’attrice, per l’ultima volta, ebbe modo di recitare […] accanto al padre, con il quale i rapporti erano sempre stati difficili: il film costituì una sorta di riconciliazione, subito prima della morte di Henry avvenuta nel 1982» (Levantesi) • Il film fa vincere a Henry Fonda il suo unico Oscar, ritirato in sua vece proprio dalla figlia • Il ricordo più dolce di suo padre? «Verso la fine, quando era in terapia intensiva all’ospedale. Gli massaggiavo i piedi. Non so dove trovai il coraggio per farlo perché non ero abituata a toccarlo. Pensavo che dormisse e che non si fosse accorto della mia presenza. Quando feci per uscire, sentii una voce flebile che mi diceva: non fermarti» (Armocida) • «Quando stavo scrivendo le mie memorie, stavo appunto scrivendo di mio padre quando mi ha chiamato per una cosa Yolanda, la figlia di Martin Luther King, non ricordo nemmeno perché. Le ho detto: “Yolanda, posso chiederti una cosa? Ma tuo padre ti ha mai preso sulle ginocchia per insegnarti i valori della vita?”. Lei mi ha risposto: “No, non l’ha mai fatto”. Le ho confessato: “No, nemmeno il mio. Non ricordo che lui mi abbia mai spiegato niente, ma tu ora hai i discorsi di tuo padre ed io ho i film del mio. E attraverso quei film mi ha insegnato i valori della giustizia e della correttezza e a non essere mai razzista…”» (Celada) • Sono gli anni Ottanta. Jane cambia vita ancora una volta. Divorzia dal marito radical (a un certo punto lei si era perfino impegnata a finanziare la campagna elettorale di lui in California). Sposa Ted Turner, l’imprenditore texano, fondatore della Cnn. Decide di vivere assieme a lui per dieci anni, lontana da Hollywood e da Washington, «trasformandosi in una signora composta ed elegante, una moglie ineccepibile che intrattiene gli ospiti e si dedica al fianco del consorte alla pesca alla mosca, tanto da tornare d’un balzo a essere tra le prime dieci donne più ammirate del Paese» (Alessandra Venezia, iO Donna 6/5/2023). Dice di non essere più interessata al cinema. Si reinventa istruttrice di ginnastica aerobica producendo, fino alla metà degli anni Novanta, una serie video di esercizi di grande successo (solo la videocassetta Workout Challenge venderà 17 milioni di copie) • «Lasciai il cinema per andare a vivere ad Atlanta con Ted. Ancora oggi, se non sono con figli e nipoti nel mio ranch in Nuovo Messico, mi trovate lì. Per 15 anni scelsi un’altra esistenza, senza alcuna nostalgia dei set» • «Dopo il divorzio da Turner però, l’anima di “Hanoi Jane” si riafferma, prepotente, concentrandosi questa volta sui diritti delle donne e l’attivismo ecologico. Fonda riprende inoltre a recitare, perché questo è il nocciolo duro della sua esistenza» (Venezia) • Dopo quindici anni di assenza, torna sul grande schermo nel 2005 con Quel mostro di suocera, al fianco di Jennifer Lopez. Da allora non ha più smesso: nel 2015 è comparsa in Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino e in Padri e figlie di Gabriele Muccino. Nel 2017, alla Mostra del cinema di Venezia ha presentato insieme a Robert Redford Le nostre anime di notte di Ritesh Batra, in cui i due attori sono per la quarta volta co-protagonisti. In tale occasione Redford e la Fonda hanno ricevuto il Leone d’oro alla carriera. «Quando incontro il mio grande amico Robert, gli dico sempre che mi piacerebbe dare un seguito al nostro film A piedi nudi nel parco. Oggi potremmo andarci in pantofole…».
Amori Da qualche anno dice di sentirsi «in grado di stare da sola. L’ho imparato tardi, solo quando mi sono separata dal mio terzo marito, Ted Turner. Avevo 62 anni e per la prima volta non avevo paura di essere senza un uomo, anzi, capivo che non ne avevo bisogno per sentirmi di valore». Una conquista di cui va fierissima, ma che, ha fatto capire, non significa aver dimenticato altri aspetti della vita di coppia: «Ho 77 anni e sarei triste senza sesso... ma se non ci sarà più, pazienza», ha ammesso candidamente. Del resto, ha confessato: «Per tanti anni non sono stata libera di fare quello che volevo: cercavo sempre di piacere agli altri, soprattutto agli uomini». Compresi i suoi ex mariti, di cui comunque Turner «resta il mio preferito, e non solo perché è l’ultimo» (Chiara Maffioletti).
Baci «Ho girato quattro film con Robert Redford, ero innamorata di lui, ma non gli piaceva baciare sul set, Alain Delon invece…».
Politica «Ha presente il cappotto rosso che indossavo durante le proteste in autunno? È l’ultimo capo di abbigliamento che abbia acquistato. Mi serviva una cosa rossa ed era in saldo, ma non comprerò altro. Non voglio più essere vittima di un consumismo esagerato. Spero di diventare un modello per i giovani. Ho eliminato la plastica, guido un’auto elettrica e uso pannelli fotovoltaici».
Religione Ex atea. Oggi si dice una cristiana femminista. «Non penso sia una contraddizione. Il femminismo è certamente compatibile con l’insegnamento cristiano. Gesù ha celebrato la grandezza delle donne».
Vizi Pentita dei ritocchini. «Non lo rifarei. Non ne vado fiera. Ammiro la mia amica Vanessa Redgrave, mi piace il suo viso più naturale che conserva l’esperienza degli anni. Io non potrò più averlo e mi dispiace».
Curiosità Prodotto a cui non può rinunciare: il mascara • Dorme anche nove ore a notte • Mangia sano • Adora la pasta e il gelato • Quando ha scoperto di avere un linfoma non Hodgkin lo ha annunciato su Instagram • Usa Tik Tok • Crede nell’importanza di «cambiare sempre, a ogni età, se no tanto vale morire» • Quando pensa al padre gli viene da piangere, ammette di guardare e riguardare Sul lago dorato, loro ultimo film insieme • Nel 2020 disse: «Ho cinque anni in più di quanti ne aveva mio padre quando morì e sono forte, sono più forte di lui, sono più forte di tutti gli uomini con cui sono stata. E ora, sto benissimo da sola» • «Mi succede molto raramente di avere paura. Non so come mai. Mi sono trovata in situazioni di ogni tipo. Mi hanno sparato addosso, mi sono scoppiate bombe accanto. Niente. Forse l’unica cosa a farmi un po’ di paura è l’intimità emotiva. Ecco dove risiedono i miei timori» • Fa ancora sport? «No, no: sono lontani quei tempi. Ora cammino molto» Balla ancora? «Come potrei! Questo ginocchio è finto. Le anche sono finte. La spalla è finta. Metà della schiena è finta» (Ghisi) • Ha smesso di farsi le tinte e accetta i suoi capelli grigi • «Sono in grado di riconoscere e accettare le rughe che mi si sono disegnate sulla pelle e le cicatrici che ho sul cuore» • Ha rimpianti? «Non è che non ne abbia – ne ho un sacco e riguardano soprattutto non poter tornare indietro ed essere una madre migliore. Ma credo davvero che sia inutile concentrarsi sui rimpianti. L’importante è imparare dagli sbagli per cercare di non ripeterli. Non temo la morte ma avrei terrore di giungere alla fine della vita con rimpianti senza poterci fare nulla» (Celada) • I premi alla carriera sono momenti di riflessione? «Uno dei vantaggi di vivere una lunga vita è quello di imparare un sacco di cose. Una è che è più importante essere interessate che essere interessanti. Io faccio un mestiere molto legato all’ego – devi essere bella, devi essere perfetta, i tuoi fan ti adorano… Ma quando ti avvicini alla fine della tua vita – ho quasi 84 anni, credo che vivrò forse ancora 10-15 anni…. dicevo che quando arrivi verso la fine ti rendi conto che il tuo aspetto, il tuo corpo e quelle cose lì sono molto meno rilevanti rispetto all’avere qualcuno che ti vuole bene e che ti ha perdonata. E che tu ami e che hai perdonato. E potere guardare indietro alla tua vita e percepire un senso, riuscire a rispondere alla domanda ‘perché sono qui?’. È fondamentale rispondere a quella domanda e bisogna cominciare a farlo prima di arrivare al capolinea, quando è troppo tardi» (Celada).
Titoli di coda «Continuo a considerarmi una vecchia ragazza, che era andata dalla California a New York come liberal e poi ci era tornata come rivoluzionaria».