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 2023  dicembre 21 Giovedì calendario

Biografia di Ralph Fiennes

Ralph Fiennes, (Ralph Nathaniel Twisleton-Wykeham-Fiennes) nato a Ipswich (Inghilterra) il 22 dicembre 1962 (61 anni). Attore. Candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista nel 1994 per Schindler’s list e come miglior attore protagonista nel 1997 per Il paziente inglese. Ha interpretato Lord Voldemort nella serie cinematografica di Harry Potter. Da ultimo visto in The Menu (Mark Mylod, 2022) e in La meravigliosa storia di Henry Sugar (Wes Anderson, 2023). «Per me è chiaro che rimarrò sempre un attore di teatro. Non posso fare a meno di esibirmi di fronte al pubblico. Ma mi rendo disponibile al cinema, anche ai film degli Studios, quelli fatti sotto il segno del dollaro» (a Silvia Bizio).
Vita «La sua famiglia è aristocratica, di origini normanne. Ralph Nathaniel Twisleton-Wykeham-Fiennes è cugino di ottavo grado del principe del Galles. Primo di sei fratelli» (Silvia Locatelli) • «Figlio di Mark, fotografo di architettura e Jennifer, una apprezzata scrittrice che negli ultimi anni di vita ha abbandonato il cristianesimo per il buddismo. Alla robusta formazione intellettuale si aggiunge un altro elemento illuminante per comprendere su quali basi è fondata la sua poliedricità: l’elemento artistico e romantico si fonde infatti con una struttura educativa estremamente rigorosa. “Uno dei miei nonni era un industriale - spiega - l’altro un militare”. Il rapporto con queste radici si riverbera in alcune delle sue interpretazioni migliori, come Quiz Show, nel quale immortala il personaggio realmente esistito di un rampollo di una famiglia patrizia che si presta a una truffa televisiva per ottenere successo e danaro: il giovane è figlio di un celebre intellettuale, nei confronti del quale ha un complesso di inferiorità, e utilizza la scorciatoia per il successo, finendo per trascinare nel disonore l’intera famiglia. Ralph è bravissimo in questo ruolo di persona fragile e ambigua, e riesce ad attribuire al personaggio un’umanità per cui è difficile disprezzarlo: la vulnerabilità è un costante elemento di forza della sua recitazione, come dimostrano anche le due collaborazioni con Kathryn Bigelow: Strange Days e The Hurt Locker» (Antonio Monda) • Prima di iniziare a recitare lavorava in un hotel. Era il ragazzo tutto fare della portineria e doveva «cambiare le lampadine, le tendine delle docce, i copriletto. E pulire: passavo l’aspirapolvere e lucidavo gli ottoni» (The Guardian) • «Sono diventato attore perché adoro il teatro e il linguaggio. Mi piace anche dipingere: amo qualsiasi forma d’arte. Ma credo di esistere solo come attore: cinema o teatro non importa, l’importante è recitare. Amo il teatro perché ti fa creare qualcosa di nuovo ogni sera. Capisci sempre quando reciti con un attore che non ti ascolta e si limita a rilanciarti le battute. Alcuni attori di teatro sono bravissimi a ripetere la stessa cosa ogni volta e sollecitare la risata o l’emozione giusta nel pubblico. Mi piace l’idea che, sebbene sappia cosa devo fare e dire, cerco comunque di sperimentarmi in qualcosa di nuovo» (a Silvia Bizio) • «La carriera di Ralph Fiennes è soprattutto teatrale. Nell’87, a 25 anni, entra a far parte del Royal National Theatre e nell’88 della Royal Shakespeare Company. Oggi sembra quasi che l’attore sfrutti il successo del cinema per poter passare ancora più tempo in palcoscenico. Fiennes alterna film d’autore (Neil Jordan, Cronenberg, Szabo, Ivory) a film commerciali (come Un amore a cinque stelle con Jennifer Lopez o Harry Potter nei quali è Lord Voldemort), ma in teatro porta sempre opere di spessore: sia da camera e meno frequentate come The talking cure di Christopher Hampton o Faith healer di Brian Friel (nel cui personaggio resterà per più di sei mesi), sia classiche come il ponderoso Brand di Ibsen, o in generale il teatro shakespiriano che ha molto frequentato. Prima di The faith healer era infatti stato Marc’Antonio nel Giulio Cesare messo in scena dalla regista inglese Deborah Warner, grande successo europeo» (Laura Putti) • «Sin da giovane si è caratterizzato come uno dei migliori interpreti shakespeariani, e il suo Amleto, con il quale ha vinto un Tony a Broadway, è considerato un punto di riferimento per un’intera generazione di attori contemporanei. Ancora adesso dice di preferire il teatro al cinema, dove ha debuttato come Heathcliff in Cime Tempestose, prima che Steven Spielberg gli affidasse il ruolo di Amon Göth, il sadico criminale nazista di Schindler’s List. […] Questi elementi contraddittori di seduzione e fragilità proiettano un’aria ambigua, ma sempre umanissima, che ha conquistato cineasti diversissimi per sguardo autoriale come Luca Guadagnino e i fratelli Coen, e di opere mainstream: il grande pubblico lo ha potuto ammirare nella serie Harry Potter, dove interpreta Lord Voldemort, e anche in James Bond, dove ha immortalato una versione maschile di M. Una volta gli chiesi se gli piacesse interpretare ruoli da malvagio, e lui mi spiegò che “il male, anche quando viene interpretato, finisce per contagiarti”. Da questo punto di vista è inquietante il modo in cui immortala Francis Dolarhyde, lo psicopatico criminale di Red Dragon che si macchia di crimini efferati, ma nello stesso tempo vive con una ragazza cieca una storia d’amore che ha persino momenti di tenerezza. “Ho studiato a lungo i serial killer e qualcosa di estremamente inquietante è rimasto nella mia testa - racconta, e quindi aggiunge - Recitare è un’attività molto nevrotica”. Chi lo conosce non è affatto sorpreso che dopo pochi anni di carriera abbia deciso di cimentarsi anche nella regia, dimostrando una competenza e una solidità al di sopra di ogni aspettativa: è notevole in particolare la sua versione del Coriolano di Shakespeare ambientata a Belgrado, grazie alla quale è diventato, tra le altre cose, cittadino onorario della Serbia» (Antonio Monda) • Per interpretare il comandante nazista in Schindler’s list fu costretto a ingrassare di 14 chili. Per aiutarsi nell’impresa, bevve birra Guinnes in quantità industriali • Quando interpretò Red Dragon, disegnò personalmente la dentiera che il suo personaggio, il serial killer Dolarhyde, usava per gli omicidi. Era così fiero della sua creazione che non voleva togliersela nemmeno per il pranzo • Su Antony & Cleopatra, portato in scena a teatro nel 2018: «Due postazioni per la musica dal vivo, imponenti elementi di scena che emergono dal pavimento, scene di guerra che sembrano uscite da Platoon o dal Soldato Ryan. In Antony & Cleopatra al National Theatre (Sala Olivier, fino al 19 gennaio) i confini tra teatro e cinema si fanno ancora più labili quando i protagonisti sono una star come Ralph Fiennes e un’attrice bella e brava come Sophie Okonedo (Hotel Ruanda). Considerando poi che lo spettacolo è la tragedia di Shakespeare più frequentata dal cinema di tutti i tempi, ecco allora che il paragone tra “spectacle vivant”, come dicono i francesi, e il grande schermo si fa ancora più pertinente. […] Le scene di Hildegard Bechtler sono spettacolari. Al centro del patio davanti a un portico di gusto orientale c’è un piccolo lago attraversato da passerelle. Tutto è molto azzurro. Fiennes indossa una camicia aperta sul petto e ampi pantaloni di foggia giapponese. È inquieto, agitato. Bacia la sua regina e torna a passeggiare, nervoso, per il patio. Roma lo chiama. Il dovere di soldato e quella passione assoluta si contendono la sua anima. Non lo vedremo più vestito in borghese, se non stretto in un doppio petto, quando si presenta a Ottaviano Cesare. Per il resto sarà sempre in divisa militare e durante le battaglie combatterà tra fumi, colpi di kalashnikov e lanci di mortaio, come in un film» (Laura Putti) • «Il suo Monsieur Gustave, l’eccentrico concierge del Grand Budapest Hotel di Wes Anderson (premiato con il Bafta come miglior protagonista 2015), è stato il punto di svolta. “In effetti, mi dicono che da allora vengo percepito in maniera diversa... Subito dopo, i fratelli Coen mi hanno chiamato per un succoso cameo in Ave, Cesare: sono un regista inglese degli anni ‘50 fastidiosissimo, a metà tra Lawrence Olivier e David Niven e il tono non è lontano dal film di Wes”. [...] Basterebbe un po’ di coraggio per chiedere a Ralph Fiennes “Shall we dance?”. Perché una delle scene più divertenti di A Bigger Splash è quando l’attore inglese si scatena in una danza goffa e liberatoria con la musica dei Rolling Stones negli auricolari sul tetto di un dammuso. Proprio lui, l’ufficiale nazista di Schindler’s list, il conte ungherese del Paziente inglese, il protagonista schizofrenico di Spider, il supercattivo di Harry Potter. Nel film di Luca Guadagnino sembra uscito da una commedia italiana anni ’60 e “ruba” letteralmente il film. Incontenibile, irresistibile, gigantesco» (Silvia Locatelli) • Anche il fratello Joseph è attore, mentre la sorella Martha lavora come regista, e nel suo film Onegin, Ralph ha recitato come protagonista. Il nipote Hero Fiennes-Tiffin ha interpretato Tom Riddle/Lord Voldemort da bambino in Harry Potter e il principe mezzosangue.
Politica Si è schierato pubblicamente contro la Brexit.
Religione «Ha un approccio di apertura e costante dialogo nei confronti del divino: “Dio non ha nulla di umano. Dio è forza, caos, mistero. È terrore, leggerezza e rivelazione nello stesso momento”» (Antonio Monda).
Amori Dal 1993 al 1997 è stato sposato con l’attrice Alex Kingston (1963), nota soprattutto per aver interpretato la dottoressa Elizabeth Corday in E.R. - Medici in prima linea. Dal 1994 al 2006 ha avuto una relazione con l’attrice Francesca Annis (1945) • «Ammiro sinceramente chi sa essere un buon marito e un buon padre, ma per quanto mi riguarda genera in me sentimenti di claustrofobia» • «Non ha una moglie nè una fidanzata ufficiale anche se spesso agli eventi si fa vedere con Amanda Harleck, 56 anni, musa e assistente di Karl Lagerfeld. Non ha figli ma molto scandali in archivio. Nudo in una piscina con quattro donne, sesso nel bagno di un volo da Darwin a Mumbai... Non ha mai commentato, in pieno aristostyle. E ha da poco confessato di non essere facilmente addomesticabile: «Mi sono quasi rassegnato all’idea di essere single per sempre» (Silvia Locatelli) • «È troppo facile notare il seno di una donna. Il bello è avere occhio per la caviglia» • Alla fine delle riprese del film Un amore a 5 stelle si arrabbiò con Jennifer Lopez a causa di alcune foto che li ritraevano a pranzo insieme. L’attore era convinto che gli scatti fossero stati organizzati dalla Lopez per far ingelosire Cris Judd, dal quale stava divorziando (Paolo Mastrolilli).