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 2024  gennaio 25 Giovedì calendario

Intervista ai figli di Ivan Graziani

«E adesso faccio un giuramento magari perdessi la pennetta per suonare / Che mi venisse un raffreddore se ora e sempre / Per gli amici miei non suonerò». Ivan Graziani è uno dei totem della nostra musica, che ha sfornato rock e poesia tra gli Anni ’70 e la metà dei ’90. Totalmente diverso dagli artisti suoi contemporanei, odiato e amato per il carattere bruno, irregolare, tipico degli abruzzesi e per questo chiamato «il lupo» dai tanti fan che tutt’oggi ne piangono la scomparsa, Graziani era un illuminato. Perle come Lugano addio, Agnese, Monna Lisa, Paolina, Pigro compongono una delle collane più preziose del nostro canzoniere. Ma domani, grazie al lavoro certosino dei due figli Tommaso e Filippo, esce il disco postumo Per gli amici con ben 8 tracce inedite. Pezzi scoperti dentro una vecchia valigia, forse per caso o forse no. «Mio fratello Tommy – spiega Filippo, che tiene vivo il ricordo del papà con concerti sempre affollatissimi grazie anche alla sua voce praticamente identica a quella di Ivan – è il nerd di famiglia, musicista sopraffino, appassionato di batteria che studia per ore al giorno, ma anche custode attento di ogni cosa che papà ha realizzato in vita; un giorno ha chiamato per informarmi che aveva ritrovato una valigia. Dentro c’erano provini raccolti in bobine da trasferire in digitale. Tutte chicche e dopo averci lavorato abbiamo proposto i pezzi a qualche etichetta ma la Numero Uno è stata la casa ideale, il luogo giusto». Fu lì che papà incise il primo album Ballata per quattro stagioni e dove conobbe Lucio Battisti. E c’è la chitarra di Graziani in La batteria, il contrabbasso eccetera.
Tommaso non vuole apparire ma sua madre Anna è qui e lo accompagnerà per il tour promozionale. «Mamma è stata moglie, amica, manager, consigliera, confidente, sono stati insieme dalle superiori a quando se ne è andato. Di questo progetto è giusto che parli anche lei». «Sono stata anche l’autista di Ivan – incalza la signora Graziani che custodisce centinaia di aneddoti di una storia d’amore e d’arte –, sono stata quella che gli levava le grane di torno e lo faceva ragionare quando litigava con qualche manager e magari, prima di un concerto, non voleva salire sul palco. Gli dicevo: Ivan, abbiamo il mutuo della casa da pagare, va a suonare va. E lui andava».
Il mutuo era quello della casa di Novafeltria dove adesso abita Tommaso ed è stata il vostro nido.
Anna: «Esatto. E Tommaso ci tiene tutto, anche i tanti quadri e disegni di mio marito che teneva molto a essere considerato un musicista e un fumettista (i disegni di copertina arrivano dall’archivio privato, ndr). Disegnava e suonava continuamente soprattutto quando non aveva, diceva lui, la fortuna di essere in tour o di registrare un disco. Disco, tour, disco per lui erano una cosa normale. Per me un po’ meno».
Filippo: «Papà era cresciuto a Teramo e amava i paesi con poca gente dove avere degli amici che non gli stavano attorno solo perché faceva “l’artista”. Novafeltria, che adesso di abitanti ne conterà 7mila, era perfetta per lui. Mio fratello ha avuto la fortuna, che gli invidio, di aver suonato nell’ultimo tour di papà e quella casa è diventata sua anche perché io mi sono trasferito a Milano».
È vero che quando Ivan era a casa apriva le porte a tutti? Gli mancava forse un pubblico che lo circondasse?
Anna: «Ha in mente un porto di mare? Ecco casa nostra era quella roba lì. De Gregori, Renato Zero o Antonello Venditti venivano spesso ma mio marito godeva soprattutto dell’incontro con chi non conosceva e diventava subito amico suo».
Per lei che gli stava al fianco un po’ impegnativo anche perché non sapeva mai chi si trovava a casa.
Anna: «Mi si è stampata in testa la figura di tale Toni Pizza. Un giorno arrivai sull’uscio e c’era ’sto omone alto e grosso che mi presenta i suoi familiari, tutti belli in carne come lui. Non mi si sono mica piazzati a casa per quattro giorni e si sono mangiati la dispensa? Ivan era fatto così, amava la gente semplice perché lui lo era per primo».
Nel nuovo disco c’è un pezzo, La rabbia, in cui Filippo è un bambino con le lacrime in tasca.
Filippo: «Sono sempre stato un bambino molto emotivo e in questa canzone c’è tutto il riferimento al fatto che io fossi piccolo e piangessi per nulla. La poetica di mio padre arrivava anche lì ma personalmente amo molto L’italianina che ricorda un antico canto popolare algherese (la mamma di Graziani era di Alghero, ndr) intitolato La pastoretta».
Chi è stato Ivan Graziani?
Anna: «Un marito e un compagno straordinario. Sono stata fortunata perché avevo un uomo che a letto mi leggeva D’Annunzio. Ed era un bell’ascoltare. Ridevamo insieme per le stupidaggini anche se, alla fine, lui era un lupo del Gran Sasso e un lupo non lo si addomestica. Lei ha mai visto un lupo al circo? Leoni, tigri ma lupi non ne ho mai visti. Questo era lui».
In concomitanza con l’uscita del disco sarà disponibile su tutte le piattaforme il podcast Io lupo curato da Niccolò Agliardi. —