La Stampa, 25 gennaio 2024
Intervista a Giovanni Soldini
Forse sarà rossa, ma potrà essere anche gialla la Ferrari degli oceani. Giovanni Soldini, che sarà il suo skipper, a domanda non risponde. Ma gli luccicano gli occhi. È un bel giorno, questo. A Milano splende il sole, ma potrebbe esserci anche un cielo plumbeo, da Mari del Sud sulla rotta per capo Horn, dove più grigio non si può, e per lui non cambierebbe.
Soldini, finalmente è arrivato l’annuncio. Si può parlare della Ferrari degli oceani. C’è una sua foto con il Cavallino Rampante alle spalle, il presidente John Elkann dice che state intraprendendo un viaggio che amplierà «l’anima racing» della Scuderia.
«È una roba pazzesca. Anche perché, va detto, questo non è il mio progetto, ma è il progetto di Ferrari. Ne sono onorato, intanto perché sono stato scelto e poi perché è una sfida super interessante, super motivante. È tutto super in questa nuova impresa».
Non è solo a lanciare la sfida.
«Assolutamente no. C’è un gruppo di persone in gamba che si pone dei problemi e che cerca di risolverli. C’è tanta ambizione, tanta conoscenza, ma anche tanta passione».
Intende problemi tecnici?
«Non solo. Parlo dei problemi di tutti noi, che sono quelli del mondo. L’idea è che questa nuova barca sarà autonoma, completamente sostenibile. Userà energie rinnovabili, sia per muoversi, sia per vivere. Questo, pur avendo ben chiari gli obiettivi di massima performance, che sono molto alti».
Parliamo anche di come sarà questa Ferrari degli oceani. Corre voce che sarà un monoscafo di 100 piedi, dunque lungo circa 30 metri, e che avrà i «foil», vale a dire appendici che la solleveranno dall’acqua. Insomma, l’imbarcazione decollerà a una certa velocità e “volerà” sul mare.
«Diciamo che il fatto che sia un monoscafo potrebbe anche essere discutibile».
In che senso?
«Perché è una cosa molto strana e molto nuova. Sotto certi aspetti, quello che stiamo realizzando potrebbe anche essere assimilato a un multiscafo...».
Scusi, insistiamo. Non si può chiamare monoscafo? Ma non è nemmeno un catamarano o un trimarano classico.
«Insisto anch’io. È un monoscafo molto strano. Diciamo che è un “monomarano”, ecco».
Sta diventando una sciarada.
«È un oggetto molto innovativo, sotto tanti aspetti. Dalle forze applicate a come funziona. Ed è così in tutto. C’è molta innovazione. Anzi, direi proprio una tecnologia strabiliante».
Sempre secondo le voci di banchina, lo si starebbe costruendo in un cantiere dedicato a Pisa e si baserebbe su disegni del progettista francese Guillaume Verdier.
«Non posso confermarlo. Ma ci sono tante persone che ci stanno lavorando. Ferrari è presente pesantemente in questa fase di sviluppo, c’è una squadra di ingegneri e di tecnici dedicata, che segue il progetto a tempo pieno. La Scuderia è molto attiva».
Lei ci metterà del suo.
«Io cerco di tenerli a freno. Questi mi vogliono fare un missile... (ride) Io sono quello con la testa sulle spalle (ride di nuovo). No, a parte gli scherzi, io ci metto la mia esperienza, cerco di unire alla scienza il buon senso marinaresco. Il livello è tale però che non mi metto certo io a disegnare le cose...».
Quando la vedremo? Entro l’anno?
«Ma avete idea di quanto lavoro c’è da fare? E poi, non è nemmeno ancora finita la progettazione».
Sempre secondo le voci, si dice che con la Ferrari degli oceani tenterà un record di velocità attorno al mondo.
«L’obiettivo primario ora è quello finire la barca e di metterla in mare. Mettersi a parlare di programmi sportivi è troppo presto. E nemmeno lo voglio tanto fare».
Sarà comunque una barca “volante”.
«Questa è la direzione in cui va la vela moderna. Performance, efficienza, velocità».
La vedremo a bordo non più col vento nei capelli ma con il casco?
«Questo si vedrà».
La Ferrari degli Oceani la potrà portare anche da solo?
«Bisognerà averne tanta voglia».
Rispetto al precedente trimarano Maserati Multi70 (ora ai lavori alle Canarie e in vendita) è un’altra cosa?
«È tutta un’altra cosa. Ma quella è stata davvero una bella barca, con la quale ho condiviso undici anni splendidi, di innovazioni, traguardi, record e regate. Spero proprio di vederla ancora navigare, perché ha ancora tante cose da dire».
Ma lei ne ha ancora voglia?
«Certo, sennò sarei andato a sciare». —