La Stampa, 25 gennaio 2024
L’Onu e i Paesi più uguali degli altri
Domani è attesa la sentenza alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, dove il Sudafrica ha accusato Israele di “tentato genocidio”. Un’eventuale condanna, tutt’altro che scontata, avrà soprattutto un significato simbolico, anche se potrebbe implicare un procedimento di tipo sanzionatorio a livello di Nazioni Unite. Arriva però alla vigilia della Giornata della Memoria e da gran parte dell’opinione pubblica occidentale, e in particolare dalle comunità ebraiche, è considerata un’aberrazione, se non un oltraggio. Ma le implicazioni a livello internazionale riguardano anche un altro aspetto. E cioè il meccanismo di funzionamento dei Brics. Lo scorso agosto il Sudafrica, che ospitava uno dei due summit annuali, aveva minacciato di uscire dalla Corte penale internazionale, l’organo gemello dell’Aja, pur di poter ospitare Vladimir Putin, perché altrimenti sarebbe stato obbligato ad arrestarlo. Una riunione a livello di ministeri degli Esteri aveva discusso la questione e alla fine Putin aveva rinunciato al viaggio, per partecipare solo in collegamento. La tesi che aveva prevalso è interessante.
Il gruppo aveva bisogno che alcuni Paesi rimanessero all’interno dei Tribunali onusiani, perché già Russia, Cina e India non ne facevano parte. E lo valeva per la maggior parte dei candidati che stavano per entrare, come Iran, Egitto e Arabia Saudita. La strategia generale è quella di spingere l’Onu verso nuovi equilibri, concordanti con il progetto di “mondo multipolare” di Mosca e Pechino. Putin, e con maggiori mezzi Xi, entrambi dotati di diritto di veto al Consiglio di Sicurezza, hanno l’ambizione di comportarsi come l’America, in qualche modo al di sopra degli organismi internazionali, e da essi intoccabili. Ma ne hanno comunque bisogno per accreditarsi come potenze indispensabili nel risolvere le crisi mondiali. Il nuovo conflitto mediorientale ha offerto loro armi propagandistiche straordinarie. E così mentre Israele deve difendersi all’Aja, lo stesso Putin, pure ricercato internazionale, va in Egitto a posare la prima pietra di una centrale nucleare che verrà realizzata da Rosatom. Il messaggio è molto chiaro: nel mondo ideale dell’Onu, dove tutti i Paesi sono uguali, ce ne sono alcuni “più uguali degli altri”. E non può essere solo l’iperpotenza America: Russia, e Cina, sentono di poter stare nella stessa categoria. —