Corriere della Sera, 23 gennaio 2024
Bistecche o polpette di verdura?
Roma Stop ad hamburger vegetali o bistecche di soia; no alla vegan mortadella o alla bresaola di grano. E ancora: vietate salsicce vegane, polpette di soia e wurstel di ceci. Una legge italiana mette al bando il meat sounding, l’utilizzo cioè di termini presi in prestito dalla macelleria per indicare invece prodotti esclusivamente a base vegetale. Lo prevede l’articolo 3 del disegno di legge 651 approvato in via definitiva lo scorso novembre sul divieto di produzione e vendita di cibi prodotti con la carne sintetica, ora però fermo in attesa del via libera della Commissione europea (entro i primi di marzo). Secondo i promotori della legge, voluta dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, parole come bistecca, polpetta, salsiccia creerebbero confusione nei consumatori inducendoli ad acquistare alimenti che di carne non hanno nulla.
La lettera all’Ue
«Non è così», insorgono però aziende e produttori di alimenti vegetariani e vegani, secondo i quali i cittadini sarebbero invece perfettamente consapevoli di cosa stanno comprando e mangiando, e questo grazie ad «una regolamentazione sull’etichettatura italiana ed europea che fornisce tutte le informazioni del cibo ai consumatori» e «garantisce un alto livello di protezione». La questione è talmente urgente che l’Unione italiana food, alias Unionfood, l’associazione che rappresenta decine di aziende alimentari italiane, ha scritto una lettera alla Commissione europea, che sta esaminando la legge italiana, per chiedere di «cancellare dalla legge la parte relativa al divieto di uso del nome carne nei prodotti che contengono proteine vegetali». Il motivo? «I prodotti a base vegetale non hanno nulla a che fare con il cibo realizzato dalla coltura di cellule o dai tessuti derivanti da animali vertebrati». Inoltre, i prodotti a base vegetale «sono etichettati secondo la regolamentazione europea relativa alle informazioni sul cibo per i consumatori: non c’è rischio di confusione con i prodotti di origine animale e quindi non c’è bisogno di uno specifico divieto dell’uso della parola carne».
Tutela del consumatore
Ma «se il consumatore legge salsiccia – spiega il senatore leghista Gianmarco Centinaio, primo firmatario del provvedimento sul meat sounding —, si aspetta dei pezzi di carne, e invece rischia di trovarsi una salsiccia di ceci: io credo che il consumatore vada informato e messo nelle condizioni di non sbagliare». Unionfood indirettamente risponde che «da decenni le aziende operano nel settore dei prodotti vegetali nel rispetto assoluto di correttezza e trasparenza delle informazioni date al consumatore, in risposta ad una domanda-bisogno per motivi di salute, etici e di protezione dell’ambiente». Non solo. Secondo una ricerca AstraRicerche e Unionfood, i consumatori italiani (22 milioni coloro che abitualmente mangiano alimenti a base vegetale) «non sono confusi: l’80% di loro legge attentamente le etichette e le ritiene chiare ed esplicite e il 75,5% sa di cosa sono fatti i cibi a base vegetale».
La lista di nomi
L’articolo 3 prevede anche che il ministero dell’Agricoltura entro metà febbraio elenchi una lista di parole che non potranno più essere usate: manca solo il decreto attuativo. In fondo, ricorda Centinaio, «fu fatto così anni fa anche per il latte e oggi non c’è più il latte di soia». Ma per Unionfood, usare «burger» o «polpette vegetali» non crea fraintendimenti, «è sempre specificato “vegetale”: anche l’Europa ha più volte affermato il diritto di utilizzare quei termini che si riferiscono ad una ricetta o ad una forma di presentazione del piatto». Ma Centinaio replica: «Spero che il divieto resti, serve un po’ di fantasia, Unionfood cominci a pensare a dei nomi alternativi».