il Fatto Quotidiano, 24 gennaio 2024
I partiti hanno le casse vuote
Piangono le casse. Di quasi tutti. Con l’eccezione di Fratelli d’Italia, forte di una corposa truppa di eletti pronta a versare l’obolo mensile, gli altri partiti faticano a tenere i bilanci in ordine. Colpa di decine di morosi, vecchi debiti, disaffezione degli elettori e costi di funzionamento ancora notevoli. Per questo, prima delle Europee, in molti vanno in cerca di mecenati e qualcuno, come Antonio Tajani, ha dovuto “assumere” una specialista di relazioni (più che di voti…) come Letizia Moratti. Sarà lei, sabato, a riunire a Milano imprenditori e manager per un “Forum sull’economia” alla presenza, tra gli altri, di Marco Tronchetti Provera, Emma Marcegaglia e Cristina Scocchia (Illycaffè).
FI. La cartella clinica è allarmante. L’ultimo bilancio segna 99 milioni di debiti (quasi tutti verso Silvio Berlusconi) e una disponibilità liquida di 24 mila euro. Nel 2023 le donazioni private sono crollate da 2,9 milioni a 2,1, di cui ben 700 mila riconducibili alla famiglia del fondatore. Il dato del 2×1000 è pessimo: solo il 2% di chi devolve soldi ai partiti sceglie FI. Per questo Letizia Moratti si guarda intorno: ha riunito a cena Diana Bracco, Tronchetti Provera e Paolo Scaroni per sondare la possibilità di rilevare parte del debito del partito e va a caccia di imprenditori pronti a sposare la causa. Non a caso alla Camera si è rivisto Stefano Parisi. Ha fondato un’associazione pro-Israele insieme ad alcuni forzisti e sabato sarà a Milano all’evento di FI.
FdI. Il governo porta bene. Anche al bilancio. Nel 2022 l’avanzo di gestione è quasi triplicato rispetto al 2021 (da 184 mila euro a 492), pur con un leggero aumento dei debiti (a 259 mila euro). Migliora il 2×1000, che nel 2023 è a 4,8 milioni rispetto ai 3,1 dell’anno precedente. Funziona pure il meccanismo dell’auto-finanziamento, visto che gli eletti sono per la maggior parte in pari. FdI è il partito che raccoglie più di tutti dalle donazioni: 3,5 milioni nel 2023 (cifra riferita ai singoli finanziamenti sopra i 500 euro, per i quali c’è obbligo di pubblicazione), provenienti soprattutto dai parlamentari. Un aspetto che distingue il partito dagli alleati leghisti.
Lega. Il Carroccio mette insieme 3,4 milioni di donazioni. Ma servono precisazioni: il 2022 si è chiuso con un disavanzo di 3,9 milioni (l’anno prima c’era un avanzo di 1,4 milioni) nonostante 6,4 milioni dai simpatizzanti. Nel 2023 siamo scesi e il dato sarebbe stato peggiore se Salvini, dopo l’ok al bilancio e in previsione di Pontida ed Europee, non avesse imposto agli eletti di donare 30 mila euro e di trovare mecenati. Il 2×1000 dà poco più di 1 milione, in calo. E così una boccata d’ossigeno è arrivata dai privati “precettati”, alcuni legati al settore dei trasporti e delle infrastrutture (Azeta costruzioni ha dato 30 mila euro; Taurus 15 mila; Società Nazionale Logistica e Servizi altri 10 mila).
Pd. Per il Pd il 2×1000 è oro: è primo partito a quota 8,1 milioni di euro. L’ultimo bilancio segnava, a valle di un’operazione lacrime e sangue, un generale miglioramento ma con debiti a 8,9 milioni. Coi contributi siamo poco sopra i 2 milioni, in netto calo dai 3,8 del 2022 (Schlein e Bonaccini avevano i rispettivi Comitati elettorali: la segretaria ha versato 22 mila euro). Restano i crediti patologici verso gli ex eletti che avevano costretto il Pd ad attivare 63 ricorsi che hanno portato a 56 decreti ingiuntivi. In cassa c’è una liquidità di 5,2 milioni ma gli imprenditori, rispetto agli anni di governo, sembrano essersi spostati altrove.
M5S. Il 2×1000 porta 1,8 milioni di euro (il 10% delle scelte). Le donazioni 2023 sono sopra i 2 milioni grazie a eletti o ex eletti, come Vito Crimi (17 mila euro) e Giulia Sarti, 23 mila. Il bilancio registra un avanzo di 126 mila euro con liquidità per 6,8 milioni. A pesare c’è soprattutto la voce “Fondo rischi e oneri”, pari a oltre 10 milioni. Anche qui, morosi cercansi: a fine 2022 il M5S vantava crediti per 4,6 milioni.
Azione e Iv. Il “Terzo Polo” non esiste più e se ne sono accorti anche i finanziatori. Se la sfida del 2×1000 finisce pari (1 milione a testa), Azione va meglio con le donazioni (circa 450 mila euro) e batte i 200 mila di Iv, ma il tracollo rispetto al 2022 è da film horror: Calenda aveva raccolto 1,5 milioni; Renzi circa 2. A Matteo restano le conferenze, a Iv solo Gianfranco Librandi (87 mila euro). Moratti, ahiloro, se l’è presa FI.