il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2024
Intervista a Giuliano Sangiorgi
“Avevamo suonato due volte per problemi tecnici, mai successo al Festival. Stavamo tornando in camerino quando sentimmo la sua voce…”.
Chi era?
Franco Califano. Ci disse: “La vostra canzone spacca tutto, diventerà planetaria. Stasera è esplosa una stella”.
Sanremo 2005. Eravate stati appena eliminati fra i giovani con Mentre tutto scorre.
Bonolis era incredulo: “Mi avete portato il foglio giusto?”. Però vincemmo il Premio delle Radio e tv.
Quasi mai una bocciatura è un trampolino per la fama, caro Giuliano Sangiorgi. Per voi Negramaro lo fu.
Così torniamo in gara, ma tra i big, dopo quasi vent’anni. Amadeus ci aveva invitati, al primo ascolto si è commosso. Quanto a noi, dopo aver provato la nostra Ricominciamo tutto con l’orchestra ci siamo abbracciati. Quasi che questa ballata fosse stata scritta da altri. Dentro c’è il nostro mondo, da Battisti agli U2 passando per i Sigur Ros o Eddie Vedder. Proverò a cantarla per sottrazione, svirgolando sui passaggi come avrebbe fatto Dalla. Vorrei che tutti la sentissero propria. Spero di non essere sopraffatto dall’emozione, all’Ariston.
È una canzone d’amore, ma in un post quel Ricominciamo tutto lo ha dedicato a suo padre, scomparso d’improvviso 11 anni fa.
Stavolta non potrò chiamarlo per la prima telefonata una volta sceso dal palco, ma amo credere che la sua voce parli a mia figlia Stella, che ha 5 anni e non ha mai potuto conoscerlo.
Cosa le dice Stella?
“Sai, mi manca nonno Giaggio”. Dunque non solo nei ricordi, ma anche nei miei silenzi e nelle cose tristi che non voglio trasmettere alla bambina arriva la statura di un uomo del secolo scorso. Non fosse stato per una sua retromarcia, col cavolo che oggi saremmo qui.
Una retromarcia?
Suonavo per finta i Deep Purple a 8 anni, una chitarrina con gli elastici. Mio padre stava rincasando dall’ufficio, decise di tornare indietro per comprarmi una vera chitarra classica. 80 mila lire, con il diapason e il libretto degli accordi.
Sliding doors.
Spero di avere la sua stessa lucidità di fronte a un possibile talento di Stella. L’amore per i figli può essere un tranello: sono i più belli e i più bravi. E rischi di illuderli. Occorre osservarli da una certa distanza, per la verità occorre freddezza. Magari non sono portati per quello che vorresti. Questa grandezza di mio padre mi folgorò, fu un tatuaggio nell’anima.
Imparò presto a suonare?
Dopo una settimana sapevo le canzoni di Pino Daniele. Che è stato un fratello maggiore per me. Mi incoraggiava a scrivere. Il 15 giugno il nostro tour negli stadi parte da Napoli. Un giro di santi: Sanremo, “San” Diego Armando Maradona, San Filippo di Messina, San Nicola di Bari, San Siro. Più Udine. E in scena Sangiorgi ahah.
Siete andati a omaggiare Pino per strada, un concertino sotto casa sua.
Un primo tributo. I suoi brani risuoneranno prima del nostro concerto, in primis da Napoli. Abbiamo un accordo con la Fondazione Pino Daniele, diretta da suo figlio Alessandro. I ragazzi del progetto “I suoni delle emozioni” intoneranno quei capolavori. La Fondazione opera per valorizzare le periferie della Campania. Vedremo come esportare l’iniziativa anche nelle altre date.
C’è bisogno di tornare alla musica vera, per le nuove generazioni. Anche voi Negramaro avete la responsabilità di indicare una strada praticabile ai ventenni.
Nessun punk, rocker o trapper viene dal nulla. Chi si crede indipendente si illude. A scavare bene, ognuno mostra radici profonde. Il mio augurio ai nuovi musicisti è che il nostro piccolo insegnamento sia talmente dentro la terra che loro se ne possano dimenticare, senza rinnegarci. Trovino la loro identità. C’è sempre un committente, nell’arte: l’epoca in cui si vive.
Le vostre radici quali sono?
Da adolescente snobbavo Modugno. Era un eroe di una stagione passata, un idolo per quelli più grandi di me. Solo dopo ho capito quanto lo avessi dentro. La nostra versione di Meraviglioso è una briciola della sua, che era inarrivabile, assoluta.
Una foto di questi vostri vent’anni come band?
Il live di Rimini, quando tornò a suonare con noi Lele Spedicato. Durante i suoi giorni più bui avevo fatto un giuramento: se lui non guarisce e non riprende il suo posto nel gruppo, io smetto di cantare. Così, gli dico sempre che lo ringrazio per non avermi costretto a cambiare vita.
A proposito di ospedali: siete stati a trovare Jovanotti dopo l’intervento al femore.
Sta alla grande. Pensa già al suo prossimo tour. E a inforcare la bicicletta.