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 2024  gennaio 21 Domenica calendario

Insulti razzisti verso Maignan che lascia il campo Gara sospesa per 5’


UDINE – 20 gennaio 2024. La data della vergogna, paradosso per una tra le città più civili d’Italia, spesso in prima linea per i diritti delle minoranze, diventa la didascalia della scena del 33’ del primo tempo di Udinese- Milan. Mike Maignan, 28 anni, portiere della Francia, abbandona la porta sotto la curva occupata dagli ultrà della squadra di casa. È sull’orlo delle lacrime per gli insulti razzisti, che lo avevano già bersagliato 7’ prima, quando lui si era fiondato dal quarto uomo Baroni e aveva spiegato all’arbitro Maresca che così non intendeva continuare. Maignan lo aveva detto anche al suo allenatore Pioli. Però l’annuncio (non immediato) dello speaker del Blue Energy Stadium (il vecchio stadio Friuli, ancora ribattezzato dagli sponsor) non è servito a nulla. «Ogni manifestazione di discriminazione razziale può costare l’interruzione della gara e lo 0-3 a tavolino»: le parole chiave dell’avvertimento non hanno impedito la scena successiva. Il portiere del Milan è corso ai bordi della linea laterale, accanto alle panchine: aveva sentito ancora la stessa ferita delle parole – «Mi urlavano scimmia» – e dei gesti che è più allenato di tutti a percepire e a vedere, anche con la coda dell’occhio, perché non era la prima volta che gli capita.
I compagni lo hanno circondato e abbracciato – Reijnders, Hernandez, Leao e via via gli altri – mentre Maresca interrompeva il gioco e Federico Balzaretti, il ds dell’Udinese, andava a calmare i tifosi di una squadra che – paradosso nel paradosso – è una multinazionale (10 su 11 in partenza i giocatori stranieri) e ieri annoverava 10 calciatori in totale con la pelle scura, tra campo e panchina. Il gigante Mike, 1.91, si è sfilato i guanti e ha preso la via degli spogliatoi, seguito dal resto della suasquadra. Che poi si è convinta (e lo ha convinto) a tornare sul prato per riprendere una partita ormai ostaggio delle proprie liturgie, inclusa la litania del messaggio codificato antirazzista. Ma non era più la stessa cosa, non è stata più la stessa partita. Il Milan, che l’aveva dominata tecnicamente passando in vantaggio con un tocco di Loftus-Cheek su cross basso di Hernandez, era di colpo afflosciato e ha incassato il pareggio di Samardic: un tiro angolato da fuori area. Maignan non l’ha potuto parare. L’orgoglio gli ha permesso direspingere di piede il tiro ravvicinato di Payero, non quello forse parabile di Thauvin (francese come lui, e come lui ex del Lille) e nemmeno i fischi, ogni volta che toccava palla.
Ma il fischio è lecito, fa parte del mestiere. Gli insulti razzisti no. Il gigante, stretto nella sua maglia arancione fosforescente, deve averci pensato per tutto il tempo. La questione non gli è ignota. Il 20 marzo 2022, il giorno dopo Cagliari-Milan, postò su twitter l’immagine di una scimmia con la sigaretta in bocca, che fa il gesto del dito medio ai razzisti, e la sua foto con Tomori accanto. Li si vedeva in coppia, di spalle, sotto la curva avversaria, che Maignan sfidava a ripetere gli insulti. Da quella sera non è cambiato molto, al di là delle frasi di circostanza. D’altronde sono passati già 11 anni da quando, era il gennaio del 2013, il Milan lasciò il campo per la stessa ragione di ieri: gli insulti a Kevin Boateng, che scagliò via il pallone con rabbia e uscì, sfilandosi la maglia. Lo avrebbero invitato all’Onu e all’epoca parve l’inizio di un vero cambiamento. Era un’amichevole con la Pro Patria, fu più facile sospenderla. Questa è una partita di campionato e il 3-2 per il Milan (nel finale di grande reazione gol di testa di Jovic, a spingere sulla linea il pallone respinto dalla traversa, e suggello del neoentrato Okafor) in teoria è, o sarebbe stato, in forse. L’articolo 28 del codice di giustizia sportiva, comma 4, stabilisce la responsabilità delle società per questa fattispecie e, in caso di fatti particolarmente gravi, la perdita della gara per 0-3. Le partite tra Udinese e Milan, a gennaio, hanno sempre storie da raccontare: la doppietta di Zico 40 anni fa, l’esordio di Paolo Maldini proprio il 20 gennaio di 39 anni fa, i due gol di Bierhoff nel 1997, l’ultimo gol della carriera di Ibrahimovic l’anno scorso. Di quest’ultimo racconto, però, si sarebbe fatto volentieri a meno. A parte la coda dell’abbraccio collettivo a Mike Maignan.