Corriere della Sera, 21 gennaio 2024
Bufera nelle chat del Pd (dopo le parole di Schlein)
ROMA Elly Schlein contro il Pd e il Pd contro Elly Schlein: i rapporti tra la segretaria e il suo partito non sono mai stati tesi come in questa fase. E la seconda giornata del conclave di Gubbio, che ha avuto la leader come protagonista, lo dimostra.
Quando Schlein ha detto che bisogna evitare di inviare armi ad Israele, parlando anche di crimini umanitari, in platea i deputati che hanno applaudito si contavano sulle dita di una mano. Il giorno dopo, l’effetto di quelle parole si fa ancora sentire. Ma se sono in molti a mugugnare col favore dell’anonimato, nessuno apre pubblicamente lo scontro con la segretaria su questo punto. Solo Piero Fassino sembra parlare a nuora perché suocera intenda quando commenta gli scontri di Vicenza tra centri sociali e polizia: «Quello che è accaduto indica quanti danni stiano producendo la criminalizzazione di Israele e la diffusione delle pulsioni antisemite».
Fuori dal Pd è il ministro degli Esteri Antonio Tajani a replicare alla leader dem: «Quella di Elly Schlein è un’affermazione basata su una cosa che non esiste perché l’Italia ha interrotto dall’inizio della guerra di Gaza l’invio di qualsiasi tipo di armi a Israele. Il periodo in cui sono state inviate più armi è stato durante il governo Conte. È pura propaganda. Al Pd dovrebbero essere informati».
Ma per quel che riguarda il suo elettorato, Schlein ha scelto un cavallo di battaglia vincente. Come spiega un autorevole esponente dem: «La stragrande maggioranza di quelli che ci votano la pensa come lei. Quindi è difficile per noi replicarle». Si è scelta il terreno giusto, la segretaria. A qualche dem ricorda l’Achille Occhetto che si rivolgeva direttamente all’elettorato contro «gli oligarchi» (li chiamava proprio così) del suo partito. Un modo per bypassare i maggiorenti del partito che vorrebbero condizionarla, sostituirla (alcuni) e non farla candidare alle Europee (quasi tutti).
Non potendo riversare i loro strali all’indirizzo delle affermazioni della segretaria su Israele, i dem che mal sopportano l’atteggiamento di Schlein optano per un altro terreno di scontro. A Gubbio la leader ha attaccato la consigliera regionale Anna Maria Bigon, che con il suo voto ha affossato in Veneto la legge sul fine vita. Il suo gesto per Schlein è «una ferita» perché «se il Pd ti chiede di uscire, esci». Già, perché alla consigliera il Pd Veneto aveva chiesto di non votare, viste le sue posizioni.
Il ministro Tajani
L’Italia con la guerra ha interrotto l’invio di armi a Israele. Nel Pd dovrebbero informarsi
Le parole di Schlein sono sembrate quasi un benservito a Bigon. E i cattolici e riformisti dem si sono rivoltati. «Se puniscono Bigon mi autosospendo dal partito», ha minacciato su Avvenire Graziano Delrio. E ha aggiunto: «Su questi temi mai, e ripeto mai, la disciplina di partito può sovrastare la coscienza».
Nella chat dei senatori dem sono diversi a commentare le sue parole: «La libertà di coscienza ha rappresentato un tratto identitario del Pd sin dalla sua fondazione», osserva Alessandro Alfieri. Su questo punto il solitamente cauto Lorenzo Guerini è netto ed esprime pubblicamente il suo dissenso dalla linea della segretaria secondo cui Bigon avrebbe dovuto disertare il voto: «Sulle questioni eticamente sensibili si deve avere grande rispetto della sensibilità di tutti. Mai si può imporre la prevalenza della disciplina di partito sulla coscienza dei singoli». Ma Francesco Boccia replica a tutti così: «È inaccettabile alimentare una polemica senza senso, nessuno, tanto meno Schlein, ha mai pensato a punizioni».
Nel pomeriggio, mentre la leader dem cambia terreno di gioco annunciando l’impegno del Pd per lo ius soli, il segretario regionale del Pd veneto Andrea Martella prova a chiudere la vicenda: «Nessuno ha mai parlato di sanzioni. La libertà di coscienza è uno dei tratti identitari del Pd». Ma c’è chi prevede che Bigon possa perdere la poltrona di vicepresidente della commissione Sanità del consiglio regionale veneto.