il Giornale, 20 gennaio 2024
Contro Zerocalcare
T ra le più divertenti categorie di intellettuali di sinistra, c’è il «difensore della libertà d’espressione». Non si può dire più nulla, egli grida e scrive da tutti gli schermi televisivi e su tutti i giornali. Il pericolo è reale. Non sempre. Solo quando governa la destra. Gli intellettuali di sinistra tendono a dimenticare, o forse fingono di dimenticare, che il potere culturale, per aristocratica eredità, è ancora saldamente nelle loro mani. Sono loro che regolano l’accesso alla grande editoria, alla televisione e ai media in generale. Capita così che incappino in dichiarazioni involontariamente comiche. Un esempio. Zerocalcare, famoso fumettista, star di tutti i festival e Saloni, tranne Luccacomics di quest’anno perché ospite d’onore era Israele, ieri lanciava un drammatico monito sulla situazione italiana: «Il rischio della compressione del diritto di dissenso è reale». La destra occupa tutti gli spazi, diventa difficile esprimersi in «tv o nei media tradizionali», per fortuna ci sono «le produzioni dal basso o i teatri dove non servono i padrini economici o politici». A parte la compressione della lingua italiana, Zerocalcare espone questo tragico problema nel corso di un’intervista (del tipo: prego, dica quello che vuole) di due pagine,
con partenza in prima, sul secondo quotidiano più diffuso nel Paese, la Repubblica. Si vede che Zerocalcare riserva il senso del ridicolo solo ai suoi fumetti, prodotti dall’alto, pubblicati dai migliori editori e trasformati in serie tv da Netflix, il massimo del mainstream, altro che underground. Ci sono buoni scrittori che traggono ispirazione dalla politica. In generale, però, una eccessiva attenzione agli obiettivi politici limita la capacità creativa. L’artista si fa polemista e inciampa nel luogo comune o nella esaltazione barricadera. Dice Zerocalcare: se la destra vuole tornare ai classici è solo per soffocare la sperimentazione, e tanti saluti alla logica, non c’è alcuna correlazione ma cosa importa, l’essenziale è esagerare. La destra è vittimista, nega la matrice delle stragi anni Settanta, ha scelto il generale Vannacci come figura editoriale di spicco. Zero in storia della destra, che per altro non è solo fascista o post fascista, «particolare» sfuggito alle semplificazioni da fumetto del fumettista. Infine la battutona: cosa risponde a chi chiede un disegno per sensibilizzare l’opinione pubblica? «Va (sic, ndr) a fa’ gli scontri, così vedrai che l’attenzione la sollevi». Speriamo che qualcuno non si faccia male.