La Stampa, 20 gennaio 2024
Le verità nascoste del caso Pozzolo
Tre centimetri, forse meno, hanno fatto la differenza. Se non ci fossero, oggi – venti giorni dopo – saremmo qui a raccontare una storia completamente diversa sulla notte di Capodanno a Rosazza, sulle montagne del Biellese. Meno di tre centimetri è la distanza che c’è tra l’arteria femorale e il punto in cui è passato il proiettile sparato dalla mini pistola del deputato di Fratelli d’Italia, Emanuele Pozzolo, che ha ferito alla coscia sinistra l’elettricista biellese Stefano Campana. I medici non hanno dubbi: «Tranciare quell’arteria porta alla morte in pochi minuti».Ma, per una cosa che quella notte è andata molto bene, ce ne sono molte altre che potevano andare diversamente. E oggi, forse, avremmo già le risposte che ancora non ci sono. Prima fra tutte: chi ha davvero sparato a Campana?Gli errori di quella nottePer capire meglio bisogna tornare lì, alla festa. Con il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, sono presenti la moglie, i figli e i loro amici, il caposcorta Pablito Morello, sottufficiale della Polizia penitenziaria, che partecipa con la figlia e il genero (l’uomo rimasto ferito). Poi ci sono la sorella di Delmastro – Francesca – che è anche la sindaca del paese, e un amico. Alle 2, o poco prima, c’è lo sparo. Che parte dalla pistola dell’onorevole Pozzolo (passato a salutare il sottosegretario). Ha il porto d’armi per difesa personale da appena due settimane. E la pistola calibro 22 più o meno dallo steso tempo. Arriva, la fa vedere in giro, e c’è lo sparo. Quando arrivano i carabinieri è passata già più di mezz’ora dal ferimento. La pattuglia viene da Vigliano Biellese. E i due carabinieri fanno ciò possono, e sanno. Avvisano il magistrato di turno, che però non sale a Rosazza. Avvisano la loro centrale: avere a che fare con il sottosegretario alla Giustizia e con un deputato – poco collaborativo – è complicato e cercano sostegno. Servirebbe un ufficiale di esperienza e autorevolezza. Ma non arriva nessuno. Non – ovviamente – il comandate provinciale, Mauro Fogliani, che deve passare gli ultimi due giorni a Biella prima che sia operativo il suo trasferimento a Genova. Non il comandante del Reparto operativo che è in ferie. Non il comandante della compagnia, che non c’è. E non arriva neppure quello del nucleo operativo. Se la devono cavare da soli. E la gente intanto va, viene, torna. La scena s’inquina: il peggio del peggio quando ci sono indagini da fare. E non arriva neppure il loro comandante di stazione. Ma quello del paese di Andorno, la stazione più vicina.Il test e il mancato sequestroSiamo nel 2024 e con i cellulari ormai tutti filmano tutto. Ma nessuno pensa di farli sequestrare, almeno temporaneamente. Peccato. Magari si poteva trovare qualcosa di utile alle indagini.È già passato parecchio tempo. L’onorevole Pozzolo intanto si ribella: non vuole sottoporsi allo Stub (la ricerca di elementi della combustione della polvere da sparo) da parte dei tecnici della scientifica, che nel frattempo sono arrivati alla Pro Loco di Rosazza dov’è accaduto il patatrac. Pozzolo si lascia convincere soltanto dal padre, che giunge più tardi. Non consegna i vestiti e quindi lo devono «tamponare» lì: addome, mani, braccia. Ma nel frattempo le ore sono passate. Le linee guida nella ricerca di Gsr – i resti che si formano nella canna della pistola al momento dello sparo e che si disperdono nell’aria – dicono che l’analisi, per essere certa, va eseguita entro le 4 ore. Più tempo passa e meno evidenti sono i Gsr. Ma c’è di più. Per ottenere la certezza di chi c’era davvero attorno a quel tavolo lo Stub – in casi come questo – va eseguito su tutti i presenti. Cosa che non viene fatta. Perché? Mistero.Basta? No. Dov’era la scorta dell’onorevole Delmastro, i quattro uomini che si occupano della sua tutela? Lì ce n’erano soltanto due: il «capo» Morello e Salvatore Mangione. E gli altri? Erano stati fatti andare via prima della festa. Ma anche questa è una violazione delle regole per la tutela di una persona che ha un livello di protezione piuttosto alto. E che a fine festeggiamenti deve rientrare a casa.La doppia versioneCampana, dopo tre giorni, denuncia Pozzolo. «Ha sparato lui», dice. Ma è la parola di uno contro quella di un altro. Perché se su Pozzolo fossero trovati resti di Gsr, potrebbe – in astratto – anche averli raccolti se avesse sparato prima, magari a mezzanotte, mentre era con i suoi parenti. Attenzione: è un’ipotesi. Ma lì sarebbe la parola del ferito contro quella del parlamentare. Che interrogato in procura ha scelto di non dire nulla se non «mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Per fortuna ci sono anche i ricordi del suocero del ferito – il caposcorta Morello – che gli danno ragione.Ancora una domanda: il sottosegretario dov’era? Non a 200 metri dalla Pro loco a portare il cibo in auto. Ma, a quel che si è riusciti a capire fin qui, era fuori. C’è un testimone: un ragazzo che gli chiede una sigaretta. Che lui non gli dà. I tempi coincidono? Lo dirà la procura di Biella che deve mettere in fila gli elementi. E dare risposte certe. —