la Repubblica, 20 gennaio 2024
Il fact checking sulle intercettazioni. Ecci i veri numeri
Ma davvero, come ha detto in Parlamento il ministro della Giustizia Carlo Nordio, i reati contro la pubblica amministrazione sono «obsoleti»? Davvero spendere soldi per indagare – vedi intercettazioni telefoniche, trojan, ambientali – è uno spreco, e non invece un investimento? A leggere i numeri sviluppati dagli economisti così come quelli forniti dalle stesse forze di polizia sembrerebbe proprio di no: la corruzione continua a essere la più grande impresa del nostro Paese, vale circa il 13 per cento del nostro Pil, 237 miliardi (contro i 900 europei), secondo una stima dello scorso anno de La Voce.Ma soprattutto sono miliardari i sequestri che vengono fatti grazie a quegli strumenti: lo scorso anno a fronte di una spese di circa 200 milioni per le intercettazioni telefoniche, la Guardia di finanza ha avviati indagini per l’accertamento di danni erariali per oltre 3,33 miliardi. Duecento milioni contro 3 miliardi: com’è possibile parlare di spreco?
Con ordine: in Italia si diceva si spende poco più di 200 milioni per le intercettazioni giudiziarie, il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa quando i conti andavano oltre i 300 milioni. Questo grazie a un’economicizzazione nei rapporti con le compagnie di telecomunicazioni: secondo l’ultimo tariffario pubblicato, per le intercettazioni telefoniche, sms e videochiamate si spendono 3 euro al giorno, 5G escluso. Il doppio se si vogliono captare conversazioni che viaggiano su reti internet. Servono 150 euro ogni giorno invece per le intercettazioni più sofisticate: parliamo dei software che sono in grado di registrare l’audio fungendo in un certo senso damicrospia, recuperano le password di accesso, la rubrica dei contatti, la lista delle chiamate e sono in grado anche di entrare nelle chat di Whatsapp, Facebook, Signal. Mentre per infettare un dispositivo con un trojan il costo è di 250 euro giornalieri.
Bene: ma a cosa serve tutto questo sforzo? Gli ambiti di applicazione sono principalmente tre. Le indagini sulla criminalità organizzata, quelle sul traffico di sostanze stupefacenti e infine i reati contro i colletti bianchi. Se sui primi due reati non c’è nemmeno da discutere sull’utilità degli strumenti più sofisticati, anzi – come in più occasioni ha spiegato il magistrato probabilmente in Europa più esperto di certi temi, il procuratore di Napoli Nicola Gratteri – secondo Nordio si fa un abuso di intercettazioni nei reati sulla pubblica amministrazione. Spendendotroppo. Ma i numeri della Guardia di finanza dicono altro. Lo scorso anno i reparti operativi della Gdf hanno compiuto circa 70mila interventi: «All’esito – spiegano in un’informativa al Parlamento le fiamme gialle – sono state denunciate 35.651 persone e segnalati alla Corte dei conti 5.766 responsabili». Il danno erariale accertato è di 3,33 miliardi di euro. «Le frodi scoperte ai danni delle risorse dell’Unione europea ammontano a oltre 491 milioni mentre quelle relative ai finanziamenti nazionali, alla spesa previdenziale e assistenziale sono pari a 852 milioni» spiega ancora la Finanza. «Gli appalti sotto indagine valgono invece 8 miliardi, di cui 574 milioni riferibili al Pnrr». Quattromila le persone indagate, 291 gli arrestati in un anno. Tutto obsoleto, insomma. O forse no.