Corriere della Sera, 20 gennaio 2024
Sul reddito di base. Solo numeri
Recentemente su The Times of India, Abhijit Vinayak Banerjee, il Premio Nobel per l’economia per i suoi studi sulla povertà, ha affrontato il tema controverso del reddito universale di base. Al di là delle argomentazioni di tipo etico politico a suo sostegno, Banerjee si è focalizzato su un aspetto pragmatico di fondo: quale sia il suo effetto sul comportamento lavorativo del beneficiario. La discussione su questo aspetto si è sviluppata nel nostro Paese in modo spesso ideologico. Da una parte c’è chi sostiene che questo tipo di reddito ha un effetto sostitutivo, riduce la propensione al lavoro ed aumenta la pigrizia. Dall’altra chi, invece, sottolinea come esso possa aiutare il cittadino ad uscire dalla spirale perversa della scarsità. Come mette in luce Eldar Shafir di Princeton la condizione di povertà polarizza il comportamento solo verso il recupero giornaliero delle risorse per sopravvivere, togliendo qualsiasi energia e spazio cognitivo alla ricerca di soluzioni alternative alla situazione di scarsità. Il reddito minimo servirebbe proprio a permettere loro di cambiare il «mindset» da fisso a quello di crescita. Banerjee fa riferimento all’Ong californiana «Give Directly». Essa crede che il modo migliore per aiutare la gente povera sia dar loro del denaro. Avere alle spalle un reddito garantito permetterebbe loro di correre dei rischi per creare una piccola attività economica e migliorare le proprie condizioni. Per controllare questa ipotesi la Ong ha deciso, recentemente, di sperimentare in 44 villaggi del Kenya più povero, scelti in modo casuale da un insieme di 300, la distribuzione di reddito minimo mensile per 12 anni. Un centinaio di villaggi è stato scelto come gruppo di controllo. Altri 80 villaggi hanno ricevuto lo stesso ammontare mensile, ma solo per due anni. I risultati hanno confermato le ipotesi comportamentali. Nella condizione dei 12 anni vi è, rispetto al gruppo di controllo, un aumento significativo delle attività commerciali e di quelle agricole ed i guadagni sono in genere superiori del 20 per cento. Ciò che è interessante è la scarsa performance di chi ha lo stesso reddito solo per due anni. La consapevolezza della durata limitata del contributo porta la gente non ad investire in nuove attività, ma a risparmiare o consolidare la situazione contingente.