La Stampa, 19 gennaio 2024
Bill Gates a Palazzo Chigi
Per capire cosa avrà detto Bill Gates a Giorgia Meloni nel suo incontro di ieri a palazzo Chigi (e cosa dirà oggi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella), bisogna fare un passo indietro di qualche mese. Bisogna tornare ad una sera del settembre del 2022; ed entrare, metaforicamente, a Xanadu 2.0, la spettacolare villa super tecnologica, affacciata sul lago di Washington, dove Bill Gates abita da molti anni.Quella sera a Xanadu 2.0 (un nome ispirato alla residenza del protagonista del film “Quarto Potere") arrivarono una trentina di ospiti per assistere ad una sfida di cui pochissimi erano informati: di fatto è il primo test di quel formidabile applicativo di intelligenza artificiale generativa che poi si sarebbe chiamato Chat GPT. Va detto che era dal 2016 che Bill Gates si era appassionato ai progressi fatti da Open AI, una startup di San Francisco fondata tra gli altri da Elon Musk, ma in cui presto il controllo era stato preso dal giovane Sam Altman. Microsoft, la multinazionale che Gates ha fondato e guidato a lungo e di cui resta uno dei principali azionisti, nel 2019 ci aveva investito un primo miliardo di dollari, e questa era la ragione per cui alla cena c’era anche l’amministratore delegato di Microsoft Satya Nadella.La sfida lanciata da Bill Gates era questa: se volete davvero catturare la mia attenzione, aveva detto, la vostra applicazione – che all’epoca era GPT-3 – dovrà superare un test avanzato per un esame di Biologia su domande sulle quali non è stata precedentemente addestrata. Insomma, dovrà, con il ragionamento, scoprire le risposte. Qualche mese più tardi Sam Altman e il suo sodale Greg Brockman dissero a Gates di essere pronti alla dimostrazione e la cena fu organizzata. Il test fu passato agevolmente, ma quello che davvero impressionò Gates e che dopo chiese a GPT-3 cosa poteva dire un padre al figlio malato, «e la risposta fu migliore di quella che molti di noi avrebbero saputo formulare». Il resto di quella notte Gates lo passò a dialogare con un software sentendo le stesse sensazioni, dirà dopo, di quando nel 1980 un ricercatore della Silicon Valley gli aveva mostrato una interfaccia grafica di quello che sarebbe diventato Windows, il sistema operativo con cui conquisterà il mondo. Altro che finestre e tastiere: la prossima interfaccia con cui dialogheremo con i computer, dirà Gates, sarà il nostro linguaggio naturale.Qualche tempo dopo, raccontando di quella serata, Bill Gates annuncerà solennemente: «L’era dell’intelligenza artificiale è iniziata». Per un tecno-ottimista come lui, per uno che da anni sostiene che grazie alla tecnologia batteremo le pandemie e il cambiamento climatico, si tratta di una notizia formidabile: siamo alla vigilia di una nuova età dell’abbondanza, dice, in cui tutti saremo più ricchi e più felici. E i lavori perduti? Ne verranno creati altri, nella storia è sempre successo. Ecco, su questo punto Bill Gates e Giorgia Meloni si saranno trovati distanti, visto che la premier, invece, non fa mistero di essere preoccupata per quello che prevede il suo amico Elon Musk («avremo un mondo senza lavoro») e che annunciano diversi autorevoli rapporti (l’ultimo, quello del Fondo Monetario Internazionale, parla del 40 per cento dei lavori impattati da questa rivoluzione). «Approcci differenti», ha sintetizzato il francescano Paolo Benanti, il teologo che diffonde la dottrina dell’algoretica, l’etica degli algoritmi delle piattaforme, che era presente all’incontro fra i due.Se le posizioni che si sono confrontate ieri a palazzo Chigi erano note, più interessante è cercare di capire perché Giorgia Meloni nel giro di sei mesi ha organizzato diversi incontri sul tema dell’intelligenza artificiale, una volta volando fino a Londra per prendere parte ad un summit. La prima risposta è facile: perché l’Italia dal 1° gennaio ha assunto la guida del G7 e nel programma ci sarà ampio spazio per parlare di intelligenza artificiale «che può generare grandi opportunità ma anche enormi rischi» che vanno affrontati – guarda un po’ – «dando applicazione concreta al concetto di algoretica».In realtà quello che davvero dovrebbe fare il nostro governo (e più in generale il nostro Paese), è avere una strategia industriale sull’intelligenza artificiale; non condannarci ad essere vassalli tecnologici e culturali degli Stati Uniti. Francia e Germania lo stanno facendo: stanno sviluppando dei Large Language Model grazie ai quali potranno dotarsi di intelligenze artificiali costruite sulle rispettive culture. Se è vero che l’intelligenza artificiale avrà un impatto analogo a quello che ebbe l’elettricità nell’800, dobbiamo mettere i nostri ricercatori e i nostri imprenditori in condizione di giocare una partita da protagonisti. Il nuovo Made in Italy passa anche da qui. È un programma sul quale unirsi o è destinato a rimanere un sogno?Nella biblioteca di Xanadu 2.0, i coniugi Gates fecero incidere una frase tratta dal finale di un celebre romanzo di Francis Scott Fitzgerald: «Il suo sogno doveva sembrargli così vicino che non poteva non afferrarlo». —