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 2024  gennaio 18 Giovedì calendario

Su Moro gli americani volevano trattare

el quarantaquattresimo dei 55 giorni del sequestro di Aldo Moro, al ministro dell’Interno Francesco Cossiga arrivò da parte degli Stati Uniti il suggerimento di cercare «canali» di comunicazione con le Brigate Rosse, la formazione che teneva prigioniero il presidente della Democrazia cristiana. La sollecitazione corrisponde all’opposto di quanto all’esterno risultò fosse voluto nel 1978 dal principale alleato politico-militare del nostro Paese.
Non bastano tre fogli a cambiare il senso della storia. Alla prova dei fatti Washington è stata sostenitrice, e non marginale, della «linea della fermezza» che portò la Repubblica italiana a non trattare sulla liberazione dell’ostaggio. Ma tra le carte dell’ex capo dello Stato e titolare del Viminale raccolte nel «Fondo Francesco Cossiga», da adesso accessibile presso l’Archivio Storico della Camera, si trova del rapimento Moro una sorta di fotogramma in più. Un dettaglio non comparso in maniera altrettanto definita in precedenti inquadrature, le più divulgate, di uno dei casi di maggiore inquietudine per le istituzioni nella storia repubblicana.
Erano classificati «confidential» i tre fogli battuti a macchina nei quali, in inglese, si legge: «Anche in questo giorno così tardivo, sarebbe ancora possibile aprire canali riservati e affidabili direttamente dalle autorità (il governo o il partito della Democrazia cristiana) alle Brigate Rosse? Per essere utili, tali canali richiederebbero totale controllo e discrezione dalle autorità italiane, con interlocutori chiaramente identificati da entrambe le parti». Non va escluso che da parte americana si consigliasse di contattare le Br per farle esporre alle indagini. Tuttavia, l’intero testo offre l’immagine di un’Italia, e di una superpotenza, del tutto indietro rispetto agli eventi. Disorientati sulle intenzioni dei terroristi e sui nomi dei rapitori.
Nell’inventario dei documenti conservati da Cossiga presentato ieri a Montecitorio, l’appunto sta tra 308 buste e 3.500 fascicoli. È registrato come «Memorandum dell’ambasciata americana, consegnato a Cossiga con proposte e suggerimenti per fronteggiare la situazione e le richieste delle Brigate Rosse». Ma nelle due cartelle allegate dal capo di gabinetto del Viminale per spiegare di che cosa si tratta c’è scritto che il 28 aprile 1978 la memoria è stata «consegnata dal signor Montgomery al Ministro Cossiga alle ore 13». Di un Montgomery con il quale il ministro ebbe rapporti si trova cenno in La passione e la politica, libro scritto con Piero Testoni per Rizzoli, nel quale Cossiga afferma: «Mio caro amico è l’ambasciatore Montgomery, già residente della Cia prima a Vienna e poi a Roma». Il Montgomery della Central intelligence agency si chiamava Thomas.
Rivelazione
Il documento si pone
all’opposto della linea della fermezza sempre
mostrata da Washington
Dal memorandum si evince che Cossiga ha sottoposto agli Stati Uniti varie ipotesi sulle mosse che le Br avrebbero potuto compiere. In risposta, alle autorità italiane viene suggerito di elaborare un «profilo psicologico» dei sequestratori per cercare di capire dai rispettivi «retroterra» che cosa sarebbero propensi a fare. Allo stesso tempo, si ammette che «prevedere con fondatezza» gli eventi è difficile considerato che «ci manca la profonda conoscenza dei singoli membri» delle Br e «profonda analisi storica su genesi ed evoluzione delle Brigate».
Il 28 aprile non si è al principio del tormento inflitto dai terroristi a Moro. Le Br hanno diffuso otto dei nove comunicati che cadenzeranno la sua prigionia, hanno chiesto di liberare 13 detenuti. In serata il presidente del Consiglio Giulio Andreotti dichiarerà alla Rai che sul negoziato il rifiuto del governo «è definitivo».
Nel memorandum a Cossiga viene suggerito: «Non sarebbe possibile offrire una lauta ricompensa, esentasse, con passaporto e nuova identità, a qualunque individuo o gruppo che fornisse informazioni capaci di condurre al recupero del Presidente Moro?». Ieri l’archivio donato dai figli di Cossiga alla Camera è stato presentato da Pasquale Chessa, Giuliano Ferrara, Miguel Gotor e altri. Il memorandum ricavato finora da una nostra ricognizione dimostra che darà da studiare.