Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  gennaio 18 Giovedì calendario

Amore sacro e amor profano

Torna in Italia “Fine di una storia”, il più sensuale e insieme spirituale tra i romanzi del maestro novecentesco. Uno scrittore di oggi ci racconta perché non invecchia mai

Mentre su Londra martellano senza pietà le incursioni notturne della Luftwaffe, due amanti vivono la loro relazione clandestina e vanno a letto insieme ogni volta che possono, legati non solo dal desiderio sessuale ma dal senso di colpa. Ecco Fine di una storia, una storia d’amore antica, una storia di lussuria con le sue conseguenze, e tuttavia raccontata in modo così definitivo che dopo tre quarti di secolo è ancora nuova, provocatoria, toccante. I triangoli amorosi non sono esattamente un argomento raro in letteratura, ma ciò che rende unico Fine di una storia, ciò che lo ha mantenuto vivo, è che gli amanti protagonisti di questo romanzo sono coinvolti senza saperlo in un mistero che va oltre la loro difficile situazione, che va oltre la loro comprensione, che in effetti va oltre il loro stesso essere. E poiché si tratta di un romanzo di Graham Greene, probabilmente il più importante – e senza dubbio il più prolifico – scrittore cattolico della letteratura inglese contemporanea, il mistero che circonda questa storia di amore terreno è il mirabile, sconcertante mistero della fede, una fede che tormenta e redime, demolisce e resuscita.
E benché funzionari vaticani e laici cattolici abbiano criticato tanto la sensualità di questo grande romanzo quanto la vita privata del suo autore, Fine di una storia rimane un’opera di sincera fede cristiana. A ogni modo, la grandezza della letteratura, quando è realizzata al livello di Greene in questo romanzo giustamente celebre, è che ci offre l’opportunità di penetrare nei cuori e nelle menti di persone diverse da noi, e così, attraverso l’emozionante magia del prestare ascolto e accogliere altre realtà, finiamo davvero per comprendere di più noi stessi.
Dunque, che cosa succede in Fine di una storia? Siamo nella Londra delle ex scuderie ristrutturate e spazzate dal vento, e degli ombrelli che sgocciolano. Paura e disagio ovunque – c’è una guerra in corso, dopotutto, e il bombardamento tedesco della città è ovviamente spietato. Nel pieno di questo bombardamento i due narratori del romanzo, una donna sposata di nome Sarah Miles e un uomo senza legami che si chiama Maurice Bendrix, forse spinti da quella che sembra la fine del mondo, danno vita a un triangolo amoroso con l’inconsapevole marito di Sarah, Henry, funzionario dello Stato. La relazione è passionale, è disperatamente carnale, è resa perversamente più intensa dalla segretezza e dalla crisi di coscienza. Qualche anno più tardi, quando Sarah ha ormai messo fine alla relazione, Henry Miles contatta Bendrix chiedendogli aiuto perché all’improvviso sospetta che qualcuno gli abbia portato via l’affetto di sua moglie, ed è ansioso di scoprire il nome dell’usurpatore. È qui che Greene sposta la narrazione verso una nuova e sorprendente direttrice, trasformandola in qualcosa – alla lettera – di trascendente e rendendo Fine di una storia totalmente e coraggiosamente diverso da ciò che ti aspetteresti.
Esistono molti grandi romanzi il cui motore è una passione illecita –
Anna Karenina, L’amante di Lady Chatterley, Il risveglio – ma questo libro esplora in maniera unica i tormenti del triangolo amoroso e, dalla prima descrizione di una nera e umida notte di gennaio fino alla preghiera finale, è un romanzo che solo Graham Greene poteva concepire e scrivere.
Greene è difficile da inserire in una categoria quanto lo sono i suoi romanzi. Tipicamente britannico, ma anche cittadino del mondo, con opere ambientate in ogni continente tranne che in Australia. Profondamente cattolico, sebbene fosse senza dubbio un uomo che conosceva bene i piaceri della carne, non esclusi il vino e l’oppio. Con idee di sinistra, e tuttavia devoto al papa, fa invidia la sua capacità di venire a patti, e con successo, con tante identità contrastanti. Nella vita di tutti i giorni sembrava non aver paura della morte – e forse, suggeriscono i suoi biografi, corteggiò quasi con vertigine una morte violenta. Ma la morte prematura fu una delle poche cose che non gli riuscirono: morì all’età di 86 anni in un ospedale svizzero vicino alla riva del placido Lago di Ginevra.
Sulla strada verso quella morte tranquilla, riuscì a vedere di persona alcuni dei luoghi più agitati della terra. È stato giornalista, sceneggiatore, spia dei servizi segreti britannici. La sua esistenza è vivace a un grado pressoché assurdo, soprattutto se si pensa che più della metà degli scrittori di oggi sono docenti di ruolo! Era in Africa durante la rivolta dei Mau-Mau. Era in Vietnam all’inizio di quella lunga guerra. Era a Haiti quando vi regnava il terrore, e in America Centrale mentre la violenza esplodeva in quei Paesi instabili. I suoi contatti personali erano sorprendenti, visti nel complesso: papa Pio XII, Castro, il famigerato Kim Philby, registi, stelle del cinema, scrittori da Ian Fleming a Shirley Hazzard. Ha guadagnato un bel po’ di denaro – quasi tutto quel che ha scritto è diventato un film – e lo ha speso con disinvoltura. Ha vissuto in Riviera, a Capri, in Svizzera, quando non era impegnato nei difficili viaggi che hanno conferito vividezza e verosimiglianza a molte sue grandi opere. Oltre a godersi i lussi che il denaro rende possibili, era anche insolitamente generoso, prestava e spesso donava denaro ad amici e amanti in difficoltà. Viveva con passione e serietà il suo cattolicesimo, ma lungo il suo percorso ha avuto numerose e intense relazioni.
Graham Greene mette in luce e incarna, probabilmente più di qualunque altro romanziere di fama, i conflitti e le contraddizioni del suo tempo. E tuttavia, anche quando cattura i grandi eventi della storia, li intride di un significato perenne. Il suo genio morale e il suo anelito religioso immortalano gli amanti nei loro letti, i lebbrosi nelle colonie, il prete alle prese con l’alcol. E qui, in Fine di una storia, conferisce un senso trascendente alle vite di due inglesi che camminano in silenzio nel freddo umido di una notte londinese.
Qualcuno dice che i romanzi di Greene continuino a vivere malgrado la loro patina religiosa, ma io direi che è vero il contrario: la sua convinzione che anche nelle circostanze più squallide ci sia qualcosa che non si vede, qualcosa che resiste e nobilita, ci permette di comprendere e amare i suoi personaggi intensamente umani, di cui Maurice Bendrix, Sarah Miles e perfino il povero Henry sono esempi perfetti.