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 2024  gennaio 18 Giovedì calendario

Gli statisti

Il presidente della Corte costituzionale, Augusto Barbera, ha concesso a Repubblica un’intervista fondamentale, spero non inutile. Fra le molte e necessarie considerazioni, due mi hanno colpito e scaldato il cuore. La prima: il potere politico non deve soverchiare quello delle Corti, ma altrettanto il potere delle Corti non dove soverchiare quello politico. La seconda: nel 1979, da deputato del Pci, Barbera votò per Nilde Iotti presidente della Camera e, dice oggi, «fu l’inizio della fine della conventio ad excludendum nei confronti dei comunisti e oggi non posso che essere favorevole al superamento di analoga conventio a destra». Una conventio, mi azzardo ad aggiungere, già ampiamente superata dagli eventi e dagli elettori: come prima di Iotti ci fu Pietro Ingrao presidente della Camera, nella medesima carica ci fu Gianfranco Fini prima di Ignazio La Russa al Senato. La destra – criticabilissima e criticatissima, anche in questo spazio – è autorizzata a governare dal risultato delle elezioni, non sta smontando la democrazia e semmai insiste in posizioni liberticide a cui nemmeno la sinistra è estranea. Ma da trent’anni almeno, dall’inizio della Seconda repubblica, sembra impossibile dedicarsi alla cosa pubblica perché tre quarti delle nostre energie sono destinate a partecipare o parteggiare nelle due guerre civili: quella fra politica e magistratura, quella fra destra e sinistra, combattute nella reciproca, irriducibile delegittimazione. Cioè, nella delegittimazione di un sistema che ha sfiancato un intero paese. Davvero, non se ne può più. Poi, per fortuna, rimangono uomini come Augusto Barbera: gli statisti.