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 2024  gennaio 17 Mercoledì calendario

Cernuschi collezionista in Giappone

Archivio14 Gennaio 2024Chiudi Con questo numero1Pagina16/17di 18Arricchimenti TEMPO LIBERATODomenica14 Gennaio 2024Dimensione caratterecernuschi, milanese a parigi amante dell’asiaCollezionismiLuca Scarlini  
Il Musée Cernuschi vive appartato in un quartiere di residenze sontuose, vicino al Parc Monceau. Si tratta della seconda collezione orientale della città di Parigi, per importanza, dopo il Musée Guimet, dove è ora in corso la sontuosa esposizione À la cour du prince Genji, sul fasto dell’epoca Heian. Fino al prossimo 4 febbraio va in scena Retour d’Asie. Henri Cernuschi, un collectioneur au temps du Japonisme, a cura di Eric Lefebvre e Manuela Moscatiello (edito da Paris Musées, pagg. 216, € 35).
Cernuschi era milanese: proveniva da una famiglia di commercianti: costretto all’esilio per il suo impegno nelle Cinque Giornate, e nel tentativo infelice di difesa della effimera Repubblica Romana. Quindi, proprio nell’anno in cui Jules Verne pubblica il suo capitale Giro nel mondo in ottanta giorni, il collezionista intraprese il suo, per affari e per piacere, insieme all’amico Théodore Duret, critico d’arte, legato agli impressionisti.
In Giappone, in Cina, egli comincia a raccogliere, in modo analitico e massiccio insieme, moltissimi manufatti che lascia poi alla ville de Paris nel 1882. Se il collezionismo nipponico in Francia era soprattutto di porcellane e stampe, Cernuschi capisce la bellezza del bronzo: acquista Buddha (come quello Amida che è l’opera più famosa del museo, comprata in un tempio di Tokyo) e demoni, Wenshu che cavalca un leone, vasi e incensieri rituali di clamorosa bellezza. Memorabile è anche la raccolta di arte animalier: una sequenza di cervi, granchi, lumache, tartarughe, esempio della passione nipponica per la raffigurazione mimetica della natura. Di ritorno dopo due anni nella sua città di adozione, Cernuschi presentò una parte della sua collezione al Palais de l’Industrie, in occasione del primo Congresso Internazionale degli Orientalisti. In quell’occasione chiede all’artista Louis-Émile Durandelle di illustrare i pezzi maggiori della sua collezione per un libro che ha larga diffusione. Alla collezione si ispirano subito Gustave Moreau, che esibisce molti riferimenti nelle sue opere, Théodore Deck realizza ceramiche dai colori accesi ispirandosi alle forme dei bronzi, Émile Reiber, che lavora con Christofle, crea una collezione magnifica di moderni bronzi giapponesi. Una generazione dopo François Pompon, scultore animalier, continua a tornare ai modelli della collezione Cernuschi, in cerca di ispirazione, come ben dichiara il magnifico gufo Grand Duc.
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