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 2024  gennaio 17 Mercoledì calendario

L’antica città di AlUla

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ARCHEOLOGIA
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14 Gennaio 2024
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AlUla, cittÀ passata che anticipa il futuro
Arabia Saudita. Sui resti della Old Town, snodo di commerci, popoli e lingue, ora in restauro grazie a dodici missioni, stanno nascendo musei e visitor centre ideati da importanti archistar
Corrado Beldì
Una ripresa a volo d’uccello su un deserto infinito, formazioni di arenaria che emergono dalla sabbia e più avanti, ai margini di un’antica città dimenticata, un palmeto verdissimo e inatteso. Un video mozzafiato che accoglieva i visitatori ad «AlUla, merveille d’Arabie», la mostra all’Institut du Monde Arabe di Parigi che nel 2019 ha aperto gli occhi su una magia a quei tempi sconosciuta. Eppure, in questa oasi sicura al centro dell’Arabia Saudita l’uomo vi ha sostato per milioni di anni. Un approdo naturale, urbanizzato a partire dal 600 a.C. dagli uomini che a Dadan introdussero l’agricoltura, palme da dattero, frutta e verdura lungo la via che dal Sud della penisola portava l’incenso fino ai porti palestinesi e da lì verso l’Europa. Doveva essere un paesaggio incantevole allo sguardo dei viaggiatori che entravano nella vallata in cerca di riparo, a Dadan erano accolti da un alto cilindro in pietra, manufatto tuttora misterioso scolpito in un blocco di roccia rossa e destinato forse alle abluzioni. È una delle ipotesi su cui sta lavorando una delle dodici missioni archeologiche tuttora in corso su un’area di oltre 30mila chilometri quadrati, oggetto di un’imponente campagna fotografica e di un progetto di valorizzazione su cui la nuova Arabia Saudita di Mohammad bin Salm?n vuole costruirsi un futuro sempre meno petrolifero.
Il commercio dei profumi sarà il fil rouge del Museum of the Incense Road affidato ad Asif Khan, già a Milano per Design Variations. L’apertura è prevista tra cinque anni, racconterà la storia dei prodotti e dei popoli che sono passati da AlUla fin dall’antichità, i regni dei Dadaniti e dei Lihyaniti e poi l’arrivo dei Nabatei che a partire dal III secolo a.C., 600 chilometri a Sud di Petra costruirono la capitale meridionale del regno. Hegra, favolosa città scomparsa di cui restano le imponenti tombe rupestri a doppio traliccio con timpani piramidali e colonne nabatee, l’aquila o i leoni a protezione dell’ingresso.
Il suo inserimento nel 2008 nella lista dei Patrimoni dell’umanità Unesco ha avviato gli approfondimenti su queste civiltà preislamiche in cui le donne, lo dimostrano le vestigia, avevano un ruolo non secondario. Una stratificazione senza pari di popoli e idiomi, sono quattrodici le lingue individuate sulle rocce di Jabal Ikmah, imponente biblioteca a cielo aperto con migliaia di iscrizioni scolpite in epoche diverse, tra gli esempi di scrittura rupestre più estesi al mondo. Registro della memoria dell’umanità, immagini di battaglie, strumenti, tappeti, animali viventi o estinti come lo struzzo d’Arabia, un’eredità materiale che sarà illustrata nei due visitor centre progettati da Clément Vergély, architetto di Lyon vincitore del concorso internazionale. Sarà un progetto inserito nella natura, realizzato con materiali del luogo e attenzione alle tradizioni locali, pietra, legno e tessuti. Sono le filiere produttive su cui la Royal Commission for AlUla sta costruendo la futura AlUla.
Sui resti della Old Town in via di restauro, muri di fango, travi di palma e un dedalo inestricabile di strade stanno aprendo negozi di pelli, tessuti, legno, metalli, vasellame, spezie e tutto quel che serve per costruire la narrazione della nuova economia del turismo. Il payoff «A story of heritage and hospitality» incombe ovunque, dovrà permettere all’Arabia Saudita di costruirsi un futuro meno dipendente dai combustibili fossili, anche a partire dalla cultura contemporanea. Dopo il Maraya Concert Hall, spettacolare teatro specchiante progettato da Giò Forma in una valle deserta, sono attese installazioni di Land art in canyon di grande suggestione. James Turrell, Agnes Denes, Micheal Heizer ma anche Manal AlDowayan e una nuova generazione di artisti sauditi che affilano le idee in vista del Museo di Arte Contemporanea affidato a Lina Ghotmeh. Autrice quest’anno del Serpentine Pavillion e del recente Stone Garden Housing a Beirut, la curiosa torre per residenze coperta da intonaco graffiato ispirato al colore e alla morfologia delle macerie di guerra, l’architetto libanese sta disegnando un edificio che vuol essere in perfetta simbiosi coi sensi e la memoria del luogo. Fervono ovunque i cantieri, i musei principali saranno pronti nel 2030 quando AlUla dovrà essere in grado di ospitare 3 milioni di persone l’anno, un nuovo aeroporto, i quartieri residenziali per investitori internazionali, i resort inseriti in scenografiche vallate, le rocce illuminate di notte e poi ristoranti, piscine, centri benessere e attività d’ogni tipo, bungee jumping e tour con cammelli o mongolfiere, spettacoli di suoni e luci, insomma tutto quel che serve per un turismo ricco ed esperienziale.
Cinquanta esperti guidati da Leila Chapman e Helen McGauran stanno lavorando a una narrazione immersiva dei luoghi per un pubblico non solo generalista, un racconto tuttora in evoluzione grazie alle continue scoperte degli archeologi coordinati dal Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi. Sostenuto dagli utili di Saudi Aramco, la società più profittevole al mondo, un piano mastodontico che coinvolge l’ultima generazione saudita, soprattutto femminile, che studia all’estero e, grazie ai recenti provvedimenti, non ha più limiti alle professioni. Le giovani donne d’Arabia, tasso di scolarizzazione superiore agli uomini, si preparano a guidare un Paese in trasformazione, che baratta la democrazia col turismo ma di certo vuole lasciare un segno, non solo culturale, sullo scacchiere politico internazionale.
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