la Repubblica, 17 gennaio 2024
Scontro tra due Americhe
È ormai dal 2000 che i caucus, le assemblee dirette che fungono da primarie in Iowa, non sanno scegliere lo sfidante repubblicano per la Casa Bianca.
Allora toccò a George Bush figlio, poi i vincitori dello stato, Mike Huckabee 2008, Rick Santorum 2012, Ted Cruz 2016, vennero uno per uno sonoramente sconfitti, ma Donald Trump, che ha trionfato lunedì con il record storico dei voti, è certo di invertire il trend e battere Joe Biden a novembre.
Le dimensioni del successo, ottenuto nel gelo artico che i militanti hanno affrontato per partecipare, di persona, ai caucuses, sono formidabili. Il 51% dei suffragi, doppiando il governatore della Florida Ron DeSantis, 21,2%, e l’ex ambasciatrice Onu Nikki Haley 19,1. Trump domina la base classica, maschi bianchi senza laurea e aree rurali, e ora rimonta fra laureati, professionisti, ceti abbienti, donne. Due repubblicani su tre, in Iowa, ne condividono la crociata sulle “Elezioni 2020 rubate da Biden!” e alla domanda dei sondaggi, “Qualora venisse condannato per uno dei 91 capi d’accusa contro di lui, Trump potrebbe comunque essere eletto?” 6 su 10 rispondono, senza dubbi, di sì.
Oggi Donald Trump è padrone del Grand Old Party repubblicano e per Haley e DeSantis la rivincita in New Hampshire, il 23 gennaio, ha già l’aria del capolinea.
Intimiditi dall’aggressività di Trump, i rivali lo trattano con assoluta deferenza, forse la Haley in cerca di uno spot da vicepresidente contro Kamala Harris. Trump II, però, è bene che gli europei ne prendano atto, non sarebbe il duplicato della prima amministrazione.
Stavolta il leader populista non nominerebbe ministri mainstream, capitani d’industria, ex generali, governatori centristi, ma rabbiosi compagni di battaglia, senza mezze misure in politica interna o estera e pronti a denunciare ogni compromesso con l’opposizione.
La revanche contro avversari politici e “repubblicani traditori” sarà immediata, fra campagne contro l’emigrazione, legale e no, discorsi irridenti per gli intellettuali, divisione del mondo in sfere di influenza con la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping che abbandonino Ucraina e alleati europei.
Il primo ministro belga Alexander De Croo, presidente in carica del Consiglio UE, lo ha detto con franchezza al Parlamento europeo “Se il 2024 ci riporterà al clima “America First” l’Europa resterà sola con se stessa e non dobbiamo aver paura di questa prospettiva, ma abbracciarla…per diventare più forti, sovrani, indipendenti”.
Nobili parole, che la rielezione di Trump metterebbe però a una prova esistenziale durissima. Gli europei vedrebbero Putin all’offensiva contro Kiev e, ove le difese ucraine, senza il sostegno di Washington e Bruxelles, crollassero, avrebbero le truppe di Mosca addosso, dal Baltico alla Polonia, senza la garanzia antica della difesa alleata Nato.
I paesi asiatici ed africani, dal Mar Rosso sotto assedio Houti e con l’Iran allerta, fino al Mar Cinese Meridionale con Taiwan circondata, dovrebbero affrontare la sottomissione alla Cina, senza più la sponda americana. Se questo è il quadrante internazionale che seguirà la vendetta politica di Trump, l’America che ne germinerà avrebbe lasciato sgomenti i padri fondatori, certi, al di là della politica, che Costituzione e istituzioni civili fossero sacre. Nell’ultimo discorso prima di essere assassinato, alla fine della guerra di Secessione, aprile 1865, il presidente Abraham Lincoln chiese alla banda musicale di intonare “Dixie”, la ballata delle armate sconfitte della Confederazione sudista, e subito parlò di “Riconciliazione e ricostruzione” fra americani.
Uno spirito e una cultura perduti. Le due Americhe guidate da Trump e Biden sono nemiche giurate, su diritti, economia, ideali, futuro, un paese chiuso contro uno che guarda in avanti, una comunità che cerca ovunque nemici da cacciare contro una che sogna ancora alleati da coltivare. L’Iowa ha premiato il rancore che Trump vuole esportare nel New Hampshire e nel resto dell’America. Le elezioni si giocheranno fra comizi e tribunali e il verdetto delle urne e dei magistrati riguarderà noi tutti, ben oltre il 2024.