il Fatto Quotidiano, 17 gennaio 2024
Ecco perché il voto di Sanremo sarà falsato
Due del mattino di domenica 11 febbraio. Esausto, Fiorello avrà già tirato Ama per la giacca impaillettata. “Dai, è ora di andare. O vuoi cominciare subito il sesto Festival?”. L’altro concederà una risatina stremata: “Ecco la busta con i cinque nomi che vanno al ballottaggio”. Suspense. Con lentezza esasperante, il direttore artistico svelerà il pokerissimo. Vincerà uno tra Annalisa, Geolier, Alessandra Amoroso, Angelina Mango, Negramaro, Il Volo, Mahmood, Loredana Bertè. Otto ipotesi, con tre trombati. “Oooh!” della platea dell’Ariston, sdegno d’ordinanza. A quel punto si ricomincerà da capo, classifica azzerata.
Il vincitore uscirà dal combinato disposto del Televoto (34%), Giuria della sala stampa, tv e web (33%) e per la prima volta, al posto della Demoscopica, sarà coinvolta la Giuria delle radio (33%). Ma la lunga marcia verso la proclamazione è già iniziata due giorni fa, dopo il preascolto riservato ai giornalisti. Le cui valutazioni influiscono sin da ora sui bookmaker, meno sul Fantasanremo, dove il valore dei concorrenti, in “Baudi”, è predeterminato.
Il ruolo dei critici sulla scelta del trionfatore della kermesse è un ibrido regolamentare: la “pagella” dei promossi e bocciati uscita sulle pagine di testate cartacee e della Rete è solo la prima fase del compito; la seconda sarà la parte in commedia nella settimana sanremese, con il pulsante per decidere chi mandare in alto nella graduatoria effettiva: un po’ come se i cronisti sportivi, dopo aver dato i voti sulla partita dalla tribuna, fossero chiamati al Var per decidere su rigori ed espulsioni. Un’assurdità, un ircocervo narrativo che però i diretti interessati accettano di buon grado, qualcuno con vocazione tartufesca, altri con valutazioni severe-ma-giuste tanto per dissimulare l’empatia verso i cantanti. Alcuni dei quali (anzi, i loro management) potrebbero blandire le Grandi firme affinché si rivelino clementi, sperando che eventuali dissapori del passato vengano chiariti davanti a un calumet elettorale. Un compitaccio, insomma. Anche perché quest’anno, diversamente dalla scorsa edizione manca tra i brani il cazzotto del Ko. Dodici mesi fa era stato subito chiaro che Mengoni avrebbe trionfato, così analisti e scommettitori si erano posizionati in un amen. Stavolta sarà bagarre: lo dimostrano le valutazioni non esattamente unanimi degli osservatori, letti e temuti da tutta la filiera musicale, come a ogni Festival.
Vediamo di orientarci, limitandoci a sei fra i maggiori quotidiani (Corriere, Repubblica, Stampa, Giornale, Messaggero e noi del Fatto). La somma dei singoli voti (da 1 a 10) indica nell’autoritratto ribelle (Pazza) di Loredana Bertè il pezzo più apprezzato (totale 48,5, una media di poco superiore all’8), seguito dall’enfatico Ricominciamo tutto dei Negramaro (47,5, media di 7,9), seguiti ex aequo da The Kolors (Un ragazzo una ragazza) e Angelina Mango a quota 45,5 (media di 7,5). Subito sotto Fiorella Mannoia (44,5), Annalisa (44), Diodato (43,5), Mahmood e Dargen D’Amico (entrambi a 43) prima di veder spuntare Geolier ed Emma (42,5). Convince meno Ghali (40), perplessità sulla Amoroso e Sangiovanni (37,5, di poco sopra la sufficienza), stroncatura per Il Volo (34, media di 5,6), in ordine sparso gli altri, tra giudizi lusinghieri o no.
Ma questo è solo il panel di alcuni quotidianisti. Poi ci sono siti, tv, radio (naturali destinatarie di un mappazzone di proposte con orientamento dance). E i fan che col televoto faranno massa critica, spostando drasticamente i destini degli idoli. Intanto, dopo le recensioni delle scorse ore, le agenzie di pronostici hanno rimodulato l’offerta: fra le stime di Sisal, Gold Bet, Better, Snai, Planetwin qualcuno ha trovato il modo di creare una media ponderata. Così Annalisa, col tormentone Sinceramente (il gancio è il verso in cui ripete “quando quando quando quando” come neanche Tony Renis) guida il drappello con quotazione 3.50, incalzata dalla ballatona ancora tutta da decifrare della Amoroso (5.00) affiancata dal nap-trap di Geolier, mentre l’intrigante La noia della Mango viene data a 6.00, con Bertè e Negramaro appaiati a 7.50. Un ginepraio: ma puntare qualche euro su questi nomi, senza svenarsi, potrebbe rivelarsi una mossa vincente. Chi non vuole rischiare potrà baloccarsi col Fantasanremo. Una squadra di 5 big da scegliere, un capitano da nominare tra loro, cento Baudi da non sforare. Fate il vostro gioco. E non vi incazzate di fronte alla busta di Ama.