la Repubblica, 16 gennaio 2024
I francesi “tradiscono ” le loro bollicine
In Francia si brinda sempre meno a champagne, e sempre più con i crémants e soprattutto con il prosecco, che quanto a volumi venduti ha già superato le famose cuvées che sono l’orgoglio dell’enologia d’Oltralpe. Secondo il Comité Champagne, che riunisce viticoltori e le maisons della celebre regione francese, le spedizioni totali di champagne nel 2023 ammontano a 299 milioni di bottiglie, con una diminuizione pari all’8,2% rispetto al 2022. Non è tanto il calo registrato a preoccupare, perché il 2023 viene considerato dai produttori come un “ritorno alla normalità” dopo il record di bottiglie stappate nel 2022 e gli anni neri dovuti alla pandemia. Secondo il Comité, i produttori hanno compensato i minori volumi vendendo etichette più costose, soprattutto all’estero, mantenendo i ricavi al di sopra del record di 6 miliardi di euro raggiunto nel 2022. La strategia di “upmarketing”, con etichette premium commercializzate a prezzi sempre più elevati, ha infatti aumentato l’export che ormai ha stabilmente superato le vendite in patria.
A pesare è semmai il disamore dei francesi per il nettare che si vinifica intorno a Reims, provocato dall’aumento dei prezzi: in media si arriva ormai 30 euro a bottiglia. All’interno della Francia, le spedizioni sono scese al livello più basso in quasi quattro decenni, tolto il 2020 influenzato dalla pandemia. Nei primi undici mesi del 2023, secondo NielsenIq, le vendite di champagne nei supermercati sono calate dell’11,4%, mentre quelle di altri spumanti sono aumentate del 9,6%. Anche se non si conoscono ancora le cifre esatte del mese di dicembre, molti dirigenti di supermercati già confermano la tendenza al ribasso.
«Lo champagne si vende meno bene», osserva Michel-Édouard Leclerc, a capo dell’omonima catena di distribuzione. Leclerc critica gli aumenti smisurati decisi dalle maisons: «Lo champagne ha fatto scoppiare le bollicine», chiosa il manager per sintetizzare la fuga dalle cuvées. E così durante le feste natalizie, sempre più francesi hanno preferito il prosecco o gli altri spumanti francesi, come il crémant d’Alsace, che non sono vinificati nella regione champagne ma che per alcuni – con un costo molto inferiore – diventano altrettanto buoni per celebrare occasioni speciali.
La Francia resta ancora il primo mercato dello champagne in termini di volumi, ma le esportazioni rappresentano ormai il il 57% delle vendite, rispetto al 45 di dieci anni fa. La strategia di conquista all’estero, che punta a meno bottiglie vendute ma con prezzi maggiori, viene rivendicata dai produttori. «Lo Champagne è una denominazione d’origine localizzata in un’area delimitata e soggetta a regole rigide che non gli consentono di sostenere una forte crescita dei volumi a lungo termine», dice Maxime Toubart, presidente dell’Unione generale dei viticoltori e copresidente del Comité.
La corsa a valorizzare le etichette per l’export ha stuzzicato le pretese deivignerons che forniscono le uve alle grandi case. Anche loro hanno deciso di aumentare i prezzi, saliti da 5 a 8 euro per i grandi cru di Chardonnay. Si sono poi aggiunti i costi provocati dalla guerra in Ucraina su bottiglie, cartoni degli imballaggi. Ecosì anche le etichette meno pregiate sono aumentate, scavando la distanza dal portafoglio del francese medio. Nel frattempo, non sono mai stati stappati così tanti crémants, che stanno crescendo notevolmente in qualità. E il prosecco sta battendo i record. Le bottiglie dello spumante italiano sono salite a 936 milioni di bottiglie nel mondo nel 2023, più del triplo di quelle di champagne. Un colpo all’orgoglio nazionale che non preoccupa le maisons dello Champagne, convinte di posizionarsi ormai su prodotto sempre più di lusso. «Rimaniamo ottimisti per il futuro, anche se siamo sensibili al contesto geopolitico e agli sviluppi dell’economia globale», conclude David Chatillon, presidente dell’Union des maisons de Champagne e co-presidente del Comité.