il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2024
Confessioni e piste illogiche: i fatti contro il fumo di Erba
Il 26 luglio 2007, sull’ormai famosa Bibbia, dopo sei mesi dal suo arresto, Olindo Romano scrisse di suo pugno: “Gli avvocati vogliono rispondere anche loro con la carta stampata, troveranno penso un giornale. Seminare dubbi, incertezze, caos, nella stampa che ci è contro e agli imbecilli colpevolisti…”. Rosa Bazzi e Olindo Romano avevano appena trovato due nuovi avvocati. Nell’ottobre dello stesso anno, dopo aver ritrattato la confessione, sempre Olindo scrisse sulla Bibbia: “Abbiamo preso tutti in contropiede, non si aspettavano una strategia così”.
Di fumo, i questi anni, ne è stato gettato tantissimo. Nel caos mediatico alimentato da avvocati e da qualche spregiudicato giornalista, si sono incolpati a turno la ’ndrangheta, i tunisini, i maghrebini, i fratelli Castagna. Azouz ha cambiato idea così tante volte che alla fine è stato pure condannato per diffamazione. Ora, siccome la revisione alla fine è una cosa seria, la difesa dei coniugi Romano è tornata all’ipotesi dei feroci spacciatori maghrebini. Insomma, “seminare dubbi, caos, incertezze”.
Alla luce di ciò, io credo che forse bisognerebbe tornare a guardare le cose senza il fumo che invade la stanza. Perché di logica, in quello che afferma la difesa, si fa fatica a trovarne.
Intanto, nessuno ha mai trovato un movente concreto fuori dall’acredine dei vicini. Rosa e Olindo hanno sempre avuto un movente chiarissimo, con pregressi sinistri. Pedinavano in auto Raffaella, c’erano state 5 denunce, l’avevano presa a pugni, chiamavano il piccolo Youssef “Piccolo bastardo”, “Figlio di puttana”, avevano detto a Raffaella “Ti faccio uscire di qui in una bara!, “La prossima volta TI AMMAZZO”. Odiavano anche il bambino. Il che, se vogliamo, rappresenta un fatto piuttosto specifico. A causa di un’aggressione ai danni di Raffaella erano convocati dal giudice di pace due giorni dopo la strage di Erba (saranno condannati anche per quei fatti).
Dunque, c’erano delle minacce di morte pregresse, riportate nero su bianco nelle denunce. Credo di non dover ricordare che le liti tra vicini, ritenute spesso a torto facezie, sfociano spesso in tragedie (la recente strage alla riunione condominiale di Fidene ne è la prova). Un altro fatto ricorrente è l’omicidio in prossimità dei processi. In diverse vicende conflittuali approdate nei tribunali, una delle parti uccide o ferisce la controparte alla vigilia di udienze o a processo appena iniziato. Il rancore, in quei momenti, monta in maniera esponenziale. Del resto, lo dice la stessa Rosa durante la confessione che era furiosa perché lei aveva ragione e doveva pure difendersi davanti a un giudice.
La strage è poi una perfetta fotografia di cosa sia “l’over killing“. L’over killing, in criminologia, è quell’espressione che descrive un omicidio eseguito con una carica di violenza spropositata rispetto a quella necessaria a uccidere. Sono quegli omicidi, insomma, caratterizzati da una componente emotiva molto forte, quasi sempre compiuti non da sconosciuti, ma da persone che avevano legami con le vittime.
E veniamo alla feroce banda di maghrebini, ovvero la NUOVA pista. Questi maghrebini saranno stati pure feroci, ma o Azouz era Pablo Escobar oppure non si capisce perché una vendetta dovesse prevedere una strage familiare con esecuzione di bambini e con un piano così rischioso da rasentare l’idiozia. A rigor di logica, direi che è probabile che Rosa e Olindo abbiano pianificato la strage quando Azouz era in Tunisia perché uccidere due donne e un bambino era più facile senza Azouz in casa. Invece noi dobbiamo credere che la banda volesse vendicarsi di Azouz, ma avesse deciso di non ammazzare semplicemente Azouz magari in una viuzza, bensì di attendere che andasse in Tunisia per sterminare la sua famiglia, bambino compreso. Una spietatezza alla Brusca, insomma. E il piano era compiere la strage alle otto di sera, all’interno di una corte, piena di vicini di casa, dando pure alle fiamme la casa per farsi notare meglio. Ma non solo.
L’astuta banda di maghrebini si sarebbe portata non delle pistole, ma coltelli, coltellini e spranghe, armi non proprio da professionisti del crimine. Avrebbe avuto una colluttazione pure con una signora di 60 anni, non sarebbe riuscita a sgozzare Frigerio, avrebbe inseguito la povera Valeria Cherubini, 55 anni, lungo le scale, per poi finirla con 34 coltellate e 8 sprangate. Dei killer un po’ scarsi e pure insolitamente rabbiosi.
Il perché poi perdere tempo ad accoltellare pure i coniugi Frigerio che erano giunti per caso sul luogo dei delitti è mistero fitto. Perché non scappare anziché rincorrere perfino una povera signora fino al suo appartamento rischiando di essere scoperti da qualcuno? Forse perché quei poveri vicini conoscevano gli assassini: Rosa e Olindo.
Infine, mettiamo pure che esistesse la banda dei feroci magrebini che gestiva lo spaccio ad Erba come se fosse Medellin. Che fine ha fatto il commando dopo Erba? Perché a quanto pare si è formato per Azouz e poi si è sciolto, o almeno non ha mai più agito con quelle modalità. Bizzarro. Doveva averli fatti arrabbiare proprio tanto Azouz, e senza neppure che lui se ne fosse accorto, perché per lungo tempo ha incolpato Rosa e Olindo.
Torniamo alle confessioni. Mettiamo pure che i due coniugi siano stati forzati per un vantaggio personale che si traduceva nel già poco probabile “confessa una strage e starete insieme in cella”. Mi piacerebbe capire perché però attribuirsi pure la premeditazione. Olindo ha confessato che aveva già staccato la luce una volta e che avevano aspettato già due volte Raffaella ma l’agguato era fallito. Non si capisce perché confessare una cosa simile, se si mente. Per mentire più forte? Per aggravare la propria posizione? E comunque, rimane un fatto: la confessione di Rosa, se falsa, è un capolavoro: non solo la arricchisce di particolari, ma piange e mima perfino l’omicidio del bambino.
Dunque, se è vero come dicono il sostituto Pg Tarfusser e la difesa che i due coniugi sono un povero netturbino e una casalinga, diventano però degli autentici geni quando si tratta di mentire a giudici e forze dell’ordine. O in tv.
Perché l’abbiamo vista Rosa Bazzi, nel 2019 dal carcere, sfidare i fratelli Castagna e dire col sorriso alle telecamere: “A noi colpevoli non ce lo possono dire. Pietro deve sedersi a tavola con me e vedere chi è colpevole tra noi due. Non lo tagliare questo pezzettino”. Insomma, la povera casalinga è così vittima del sistema che l’ha incastrata ingiustamente, così ingenua e sprovveduta, che dopo 12 anni di carcere ha incolpato neppure sottilmente Pietro Castagna della strage della sua stessa famiglia. Ma sarà sicuramente una dichiarazione estorta dal giornalista. O dal direttore del carcere. Chissà. Tanto l’importante “è seminare dubbi, caos, incertezze”.