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 2024  gennaio 14 Domenica calendario

In Lapponia +50° C in soli quattro giorni: il Polo è una palude

In Italia – L’episodio freddo dell’ultima settimana è risultato del tutto ordinario per la stagione. La perturbazione del 6-7 gennaio ha scaricato le piogge più importanti in Romagna (in due giorni si è talora superata la quantità normale di tutto il mese), Friuli e Calabria tirrenica, poi – dopo settimane di caldo anomalo – bora e maestrale hanno riportato le temperature poco sotto media per qualche giorno. Le correnti incanalate da Est in Valpadana hanno prodotto 10-40 cm di neve sulle montagne piemontesi tra lunedì 8 e mercoledì 10 gennaio, mentre in pianura non si è visto nulla e solo con il rasserenamento da giovedì in poi le temperature minime sono scese diffusamente sotto 0 °C. Al Sud e in Sardegna ha piovuto a più riprese (123 mm totali da domenica a mercoledì ad Agrigento); inoltre, mari agitati, grandine lunedì a Gallipoli (Lecce) e nevicate copiose sopra i 1.000 metri sull’Appennino meridionale. L’evento è già terminato, e a mantenere una parvenza invernale in pianura al Nord sono inversioni termiche e nebbie. D’altronde finora l’inverno quasi non s’è fatto vedere: dicembre 2023, oltre che molto secco con meno di metà delle precipitazioni normali su gran parte del Paese, in base alle statistiche Cnr-Isac è stato il terzo più mite dal 1800 a livello nazionale (anomalia +1,9 °C) e il 2023 nel suo insieme si è collocato secondo (+1,1 °C), ma quasi pari merito con il rovente 2022.
Nel mondo – La straordinaria ondata di gelo di inizio anno in Nord Europa si è chiusa con un addolcimento dell’aria altrettanto sorprendente: il villaggio di Kvikkjokk, in Lapponia svedese, che il 5 gennaio aveva misurato il suo minimo storico di temperatura in una serie di dati dal 1877 con -43,6 °C, è salito a una massima di 6,5 °C il 9, un balzo di 50 gradi in soli quattro giorni! Pioggia e fusione della neve sul suolo ghiacciato hanno trasformato in un acquitrino il territorio al Circolo Polare. Il freddo si è spostato in Europa centrale, intenso ma non eccezionale, con minime di -18 °C a Cracovia e -12 °C a Praga, e in Francia la neve ha coperto con insoliti spessori fino a 60 cm le colline dell’Hérault, alle spalle di Montpellier. Fanno meno notizia ma sono molto più marcate le anomalie di caldo, come quelle che hanno interessato la Groenlandia (12 °C a Narssarssuaq, sulla punta meridionale dell’isola, 14 °C sopra media), l’Asia centrale e la Cina, l’Oceania e l’America latina (soffocante minima di 32 °C a Ingeniero Juarez, in Argentina, a un soffio dal primato di gennaio per tutto il Sud America). Il Climate Change Service del programma satellitare europeo Copernicus ha diffuso il rapporto sul clima globale del 2023, l’anno di gran lunga più caldo mai registrato sia in atmosfera (anomalia planetaria +1,48 °C rispetto alla media preindustriale 1850-1900, 0,17 °C sopra il massimo del 2016) sia in superficie degli oceani, lì con il contributo delle straordinarie ondate di calore marino sviluppatesi non solo nel Pacifico tropicale all’insorgere di El Niño, ma anche in altri bacini e specie nel Nord Atlantico. Lo studio New Record Ocean temperatures and related climate indicators in 2023, pubblicato su Advances in Atmospheric Science, indica che rispetto al 2022 il contenuto di calore nei primi duemila metri di profondità degli oceani è aumentato di una quantità compresa (a seconda del metodo di calcolo) tra 8 e 15 zettaJoule, un valore gigantesco e pari a 15-30 volte l’energia consumata in un anno dall’umanità. Oltre a stravolgere gli ecosistemi marini, questo enorme surplus energetico dovuto all’effetto serra antropogenico alimenta gli eventi meteo-climatici estremi, che infatti il Global Risk Report 2024 del World Economic Forum mantiene ai primi posti tra i più severi fattori di rischio per la società globale su un orizzonte decennale insieme a cambiamenti critici dei sistemi terrestri, al collasso della biodiversità e alla penuria di risorse naturali.