la Repubblica, 14 gennaio 2024
Le ali di Goggia
«Ci sono vittorie che mi rendono più emotiva delle altre» dice Sofia Goggia nel giorno in cui torna padrona nella sua riserva di caccia, la discesa dove ha vissuto drammi e trionfi, cadute e perfezione, ori olimpici e Mondiali saltati per incidenti. Ci sono vittorie “normali”, poi c’è Altenmarkt-Zauchensee, nome spigoloso quanto i ricordi che, mentre lei guida gli sci, si insinuano nella mente. Perché piangere dopo aver vinto, per di più con la ritrovata Nicol Delago sul podio insieme a lei? Perché non esultare scatenando tutte le frequenze della voce dopo aver battuto le austriache che su questa pista, la loro pista, ci avevano passato le vacanze di Natale? «Avevo un conto in sospeso qui» sembra quasi provata Sofia, «anche se ero partita con la mentalità e la tecnica giusta nel superG di venerdì, avevo dentro di me qualcosa a livello inconscio. Mi sono sentita malissimo dalla prima porta in poi. In discesa non è stata una delle mie vittorie più belle, ma dopo la brutta prova e la caduta del giorno prima, è stato liberatorio vincere dove ho sempre toppato. E poi…» qui la voce di Sofia si fa cupa, «il mio percorso verso le Olimpiadi di Pechino è iniziato proprio qui».
Più che un percorso, un calvario ormai entrato nella narrazione dello sport italiano: «In questa discesa ho fatto una caduta tremenda, su un curvone mi sono fermata a 130 all’ora nelle reti». Anno 2022, 15 gennaio, stessa picchiata, sembra solo un inciampo verso i Giochi cinesi, ma la settimana dopo la campionessa andrà a Cortina e sarà dramma. Lesione al crociato sinistro, piccola frattura al perone, seguiti dal recupero in ventitré giorni che porterà alla medaglia d’argento in discesa. Un miracolo “cattivo”, dal quale Sofia ha avuto bisogno di tempo per riprendersi, dando ordine e quiete a pensieri e sciata messi a dura prova da una fuoriclasse irrequieta. Insoddisfatta anche nel giorno in cui potrebbe solo godersi la vittoria. E invece: «Le mie tre discese quest’anno non sono state tecnicamente perfette, errorini qua e là, anche qui ad Altenmarkt qualche sbavatura nella prima parte. Una prova solida, ma posso sciare più forte di così».
Sono giorni di bilanci per Sofia, di decisioni improvvise e necessarie. È di nuovo con lei il preparatore Matteo Artina, che la guidò insieme all’altra bergamasca Michela Moioli verso l’indimenticabile doppietta d’oro a PyeongChang, discesa e snowboard, due linguaggi della stessasfida alla montagna. A rendere possibile il ritorno sono state le dimissioni (rottura?) di Flavio Di Giorgio, preparatore atletico veronese con un passato da rugbista. C’è poi il gigante, la disciplina in cui Sofia ha manifestato i progressi più importanti quest’anno, ma non al punto da seguire interamente il calendario. Infatti a Jasna, nella Repubblica Ceca, la prossima settimana non ci sarà. Perché «logisticamente è troppo faticoso», e lei vuole andare al Passo San Pellegrino per essere in forma smagliante a Cortina. La grande passerella dello sci italiano cheesibirà una Nicol Delago ambiziosa, terza ad Altenmarkt, sul podio dopo quattro anni perché scia «di nuovo con il cuore, e vedrete che tornerà anche mia sorella e compagna di stanza Nadia, ci trasciniamo a vicenda». Ma è chiaro che i due soli dello sci azzurro restano Goggia e Brignone, arrivate a 24 vittorie in Coppa, vette mai raggiunte da un’azzurra.
Oppure no? Anche qui, Sofia va controcorrente: «Ventiquattro gare vinte non sono poche, ma nemmeno tante. La domanda che mi faccio è: col talento che abbiamo quanto avremmo potuto vincere di più se fossimo riuscite a sfruttare il nostro potenziale? Federica è in Coppa del mondo da sedici stagioni, io ho iniziato a vincere nel 2017. Sono stata massacrata da 6-7 operazioni, Federica non so, già faccio fatica a dare una spiegazione a me stessa». Oggi c’è un superG in cui Brignone potrebbe dare una risposta. Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?