la Repubblica, 14 gennaio 2024
Il tempio più antico che riscrive la storia di Paestum
Quando il santuario fu costruito, i coloni erano arrivati a Poseidonia da una cinquantina di anni, probabilmente intorno al 650 avanti Cristo. Venivano dalla ricca Sibari, sulla costa ionica, che puntava a uno sbocco sul Tirreno per poter commerciare con gli Etruschi. Il tutto, sotto la protezione di Poseidone, dio del mare. A quel periodo delle origini, nel quale si definirono gli spazi urbani, risale la nuova scoperta fatta dalla direttrice del Parco archeologico Tiziana D’Angelo in un’area dove Gabriel Zuchtriegel avviò le ricerche nel 2019, con l’individuazione di un santuario dorico nell’area occidentale della colonia. Al di sotto del tempio di inizio V secolo avanti Cristo, D’Angelo ha individuato un edificio più antico di un secolo. Il che ne fa uno dei primi santuari della colonia greca di Poseidonia.
Non si sa ancora a chi era dedicato, ma l’archeologa che dall’aprile 2022 dirige il Parco archeologico di Paestum e Velia precisa che «è stato ritrovato significativo materiale votivo legato alla sfera della fertilità e dell’eros, quindi dovrebbe trattarsi di una divinità femminile». Non Poseidone, dunque, come si erapensato in una prima fase, per la posizione del tempio. Che fu costruito – sappiamo ora – per sacralizzare i confini della città, verso il mare, in una fase nella quale non era stata ancora costruita la cinta muraria. Per questo le ricerche proseguono, come assicura anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano: «Le scoperte ci confermano come ci sia ancora da fare a Paestum in termini di valorizzazione, ricerca scientifica e nuovi scavi» e ricorda «i 20 milioni di euro destinati alla riqualificazione dell’ex fabbrica Cirio a pochi passi dagli scavi».
All’interno della struttura templare, al di sotto del colonnato, sono stati reimpiegati, probabilmente a scopo rituale, 14 capitelli dorici frammentari e altri materiali architettonici: i capitelli sono di dimensioni analoghe a quelli del tempietto finora esplorato ma la tipologia è, invece, differente. Ed è confrontabile con quella dei capitelli del tempio di Hera I, la cosiddetta “Basilica”, il più antico dei tre templi maggiori di Paestum. I capitelli dorici riutilizzati sono spezzati a metà, sono 14, quindi corrispondono a sette colonne, ma gli archeologi non escludono di trovarne un altro, il che porterebbe a otto il numero delle colonne di questo tempio arcaico. Poseidonia conobbe una forte monumentalizzazione agli inizi del V secolo, ma nei cento anni precedenti fu definito lo spazio urbano, con la costruzione di grandi edifici come la cosiddetta Basilica di metà VI secolo e il tempio di Athena (fine VI). Fase nella quale rientra il nuovo tempio individuato, il VI secolo appunto: più piccolo, ma già pienamente inserito nel linguaggio architettonico magnogreco come dimostra un frammento di una grondaia già attestato nel santuario settentrionale.
«Quello che è venuto alla luce – spiega Tiziana D’Angelo – ci dice che nel VI secolo avanti Cristo i coloni che erano arrivati da alcuni decenni decidono di fondare un tempio per sacralizzare i confini e lo fanno nell’area occidentale di Poseidonia, in una zona ben visibile dal mare. Appena fuori del santuario c’era una strada parallela e quando si decide di costruire l’edificio non c’erano le mura. Esso delimita e protegge il confine della città dalla parte del mare ed è legato alle origini e alla storia arcaica della colonia magnogreca».
Massimo Osanna, direttore generale Musei del ministero della Cultura, annuncia la creazione di «un nuovo percorso di fruizione che renda il santuario accessibile al pubblico».