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 2024  gennaio 14 Domenica calendario

Intervista a Michele Cucuzza

Michele Cucuzza, che fine ha fatto?
«Sono appena tornato dalla Playa, l’unica spiaggia sabbiosa di Catania, dove ho fatto surf con un gruppetto di amici, molto più bravi di me. Gli stessi che me lo hanno insegnato. Poi grigliata con salsiccia e a casa, sempre in monopattino noleggiato tramite app, mio unico mezzo di locomozione. Ci impiego 20 minuti. Stesso programma ogni fine settimana. Intendevo dire, che fine ha fatto il giornalista che per 10 anni ha condotto il TG2, per altrettanti la Vita in diretta e per tre Unomattina? Uno dei volti più popolari e amati della Rai. A parte le ospitate in tivù, lei è sparito dallo schermo. «Macché, si vede che lei non è siciliana».
Perché, se lo fossi?
«Mi vedrebbe tutte le mattine dalle 8.30 alle 9.30 e poi di nuovo alle 13.30 su Antenna Sicilia dove conduco un programma mattutino e il telegiornale. Da poco sono stato nominato direttore oltre che di Antenna Sicilia, di Tele Color, rete appartenente alla stessa proprietà del quotidiano la Sicilia. Ho ricominciato dall’inizio. Mi diverto moltissimo. Facciamo ascolti notevoli, uno dei più alti nell’isola. Ho una vivace redazione di giovani in gamba».
È tornato a Catania dove è nato 71 anni fa e ha trascorso i primi 20 anni di vita, suo papà Salvatore noto vulcanologo. Una scelta voluta o un caso?
«Un caso. Ho ricevuto a sorpresa la telefonata di Angela Ciancio alla fine del 2021 e ho accettato con entusiasmo. Anche dal punto di vista personale va benone. Abito in un piccolo appartamento al centro di Catania, in una parallela di via Etnea, accanto ai giardini di Villa Bellini. Mi alzo tutte le mattine alle 6, alle 7 sono in redazione, lettura dei giornali, notiziario, riunione, diretta. Cena leggera, a letto presto per essere lucido all’alba. Mi piace».
Ci mancherebbe che abbia accettato la proposta. Era disoccupato... «Uffa, ma lei davvero vuole darmi del giornalista finito quando non lo sono mai stato?».
Eppure si era ridotto a partecipare al Grande Fratello.
«Lo rifarei. Mica è una perdita di dignità per un giornalista. Guardi Giampiero Mughini che ha partecipato all’edizione di quest’anno. Penso che nella vita bisogna essere versatili. Saper fare i servizi sulla guerra del Golfo, la corrispondenza da New York, dove sono stato mandato dalla Rai 10 volte in appoggio alla redazione locale, e anche rinchiudersi in una casa assieme a sconosciuti. Ho provato tutte le esperienze, sempre cercando di dare il massimo. Nella casa mi sono trovato benissimo. Mi allenavo in palestra, cucinavo, ordinavo la spesa. Mi divertivo come in gita. Eravamo al di fuori dal mondo a tal punto da non sapere che nel frattempo era scoppiato il Covid. Sono stato uno dei primi a essere cacciato, dopo un mese. Non mi è dispiaciuto. Ripeto, non mi pento di averlo fatto».
Però molti hanno storto la bocca nel vederla calato in quella parte.
«Uffa di nuovo. Basta con l’immagine del giornalista che non deve contaminarsi con l’intrattenimento». Non le mancava che Ballando con le stelle. Come mai se l’è lasciato sfuggire? «Mi sarebbe piaciuto partecipare. Avevo paura di non riuscire a imparare allora non ho troppo insistito per essere preso. Sono stato sciocco. Vedo che in fondo saper ballare non è indispensabile. Mai dire mai».
Che fine ha fatto il Cucuzza contestatore, capellone e barbuto che nell’80 intervistò il presidente Pertini cogliendo un super scoop?
«Il più bel ricordo della carriera. Da giovane cronista di Radio Popolare, il mio primo lavoro, lo aspettai a Milano nella piazza dove sapevo la sua auto sarebbe stata parcheggiata. Doveva intervenire alla commemorazione del 25 aprile, al Castello Sforzesco. Mi ritrovai solo con lui. Dammi del tu giovanotto, mi intimò, chiedendomi per chi lavorassi. Gli missi sotto la bocca il microfono, i corazzieri sull’attenti».
Ha nostalgia dell’antica popolarità? La gente la fermava per strada, tutti la riconoscevano, foto a destra e sinistra, sempre sui rotocalchi per le sue storie sentimentali.
«Mi fermano ancora, ovunque. Ciao Michele di qua e di la. Se mi chiamano direttore non mi volto, non sono abituato, io che in Rai sono stato al massimo vice caposervizio. Sono felice di non essere stato dimenticato e mi chiedo come possa essere possibile dopo tanti anni di lontananza dalla Rai. Recentemente sono andato ospite da Diaco a Bellamà, all’interno di uno spazio dedicato alla tivù di una volta. Be, mi sorridevano tutti con simpatia, giovani e anziani. È commovente l’affetto che la gente ha per me. La migliore soddisfazione».
Si è mai sentito un divo?
«Mai e poi mai. A Catania ogni tanto qualcuno passa sotto casa, citofona e saluta. Un selfie? Ok. Non ho mai smesso di essere Cucuzza».
Allora non ha mai smesso neppure di essere play boy, perlomeno così la descrivevano ai tempi d’oro attribuendole varie fiamme.
«Ecco vede, di questo argomento non parlo volentieri. Anzi, non ne parlo proprio. Attualmente sono single. Attraverso una fase di grande attività e non avrei tempo per dedicarmi a altro».
Quindi, niente legami?
«Certo che ne ho. Le mie donne sono le figlie. Carlotta, 35 anni, insegna italiano in un liceo di Parigi. Matilde, 30 anni, si occupa di finanza a Milano. Nel tempo libero oltre al surf mi alleno on line con un preparatore che mi segue da Roma collegato su WhatsApp».
Quando è finita con la Rai ci è rimasto male?
«È qui il bello. Non mi sono accorto che fosse finita. Dopo un po’ che ne stavo lontano ho accettato la proposta di Telenorba, emittente regionale con sede a Bari. Per tre anni ho condotto un programma contenitore del pomeriggio, stile La Vita in diretta».
A vedere il suo TG su Antenna Sicilia sembra ringiovanito. Si è rifatto? «Non lo dica neanche per scherzo. Sono sereno e questo forse mi distende il viso. Mangio bene, faccio sport, non mi sento addosso gli anni che ho, 71. Le sembro finito? E poi qui in Sicilia, col mare davanti, sto a meraviglia. È come essere in California».