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 2024  gennaio 14 Domenica calendario

Ultime sul caso Pozzolo

Alessandro Mantovani per il Fatto

Il deputato Emanuele Pozzolo non ci vuole dire come e perché la sua pistola ha ferito una persona alla fine del veglione di Capodanno, ma ha deciso di prendersela con l’amico sottosegretario Andrea Delmastro, organizzatore della festa di Rosazza (Biella). Perché Delmastro dopo lo sparo l’ha abbandonato. “Eravamo come fratelli”, si è lamentato con il Foglio Pozzolo, sospeso da Fratelli d’Italia. E soprattutto ha detto che Delmastro “non era a trecento metri” quando il colpo è partito, che ha “esagerato dicendo che era a Canicattì”. Addirittura ha dichiarato che Matteo Renzi “non ha tutti i torti” negli attacchi di questi giorni a Delmastro e ai suoi rapporti amichevoli e informali con i poliziotti penitenziari che lo scortano.

C’è una punta di veleno, Pozzolo insinua che il collega si sia collocato troppo lontano dalla scena, quando il sottosegretario ha sempre detto che era andato alla macchina a portare qualcosa, a circa 200 metri che poi sono scale di pietra in un paese di montagna, ma ha precisato di essere anche tornato. “Quando ho sentito il colpo ero fuori dalla sede della Pro Loco, stavo fumando una sigaretta con due amici di mia figlia, ma non mi sono preoccupato, ho pensato a un cicciolo (un petardo, ndr). Sono entrato poco dopo, dallo sparo saranno passati – dice – fra 30 secondi e un minuto”. Comunque non era nella sala dello sparo, Pozzolo sembra ciurlare un po’ nel manico. Vedremo poi se davvero accuserà il caposcorta di Delmastro, che sarebbe molto imbarazzante. Ed è un problema anche che il secondo uomo di scorta non fosse con il sottosegretario fuori dall’edificio.

Ogni giorno ce n’è una e ai vertici di FdI e a Palazzo Chigi non sono contenti. Tanto più che Matteo Renzi li martella proprio su Delmastro e la penitenziaria, magari perché su questo gioca anche altre partite con il governo. Ora tutte le opposizioni attaccano il sottosegretario e gli chiedono di riferire.

Mauro Zola per la Stampa
Il deputato con la pistola Emanuele Pozzolo nega, si ritrae, ma allude. Non vorrebbe parlarne, però si lascia sfuggire con il quotidiano Il Foglio, che «dentro Fratelli d’Italia stanno accadendo cose strane, si cerca di uccidere me per salvare altri». Lui che ha brigato tanto per potersi mettere un revolver in tasca.
Quando chiese il porto d’armi, infatti, non contento del permesso al tiro sportivo, i carabinieri avevano dato parere negativo. Ma poi la forza della politica aveva avuto il sopravvento e la prefettura di Biella gli aveva consegnato l’agognato porto d’armi. Avveniva a metà dicembre scorso, giusto in tempo per armarsi la notte di Capodanno.
L’inchiesta penale intanto va avanti. Ed ora è più chiaro l’iter del porto d’armi. Pozzolo l’aveva chiesto per motivi di difesa personale negli ultimi mesi dell’anno scorso alla Prefettura di Biella. E si era rivolto alla prefettura di Biella perché nel settembre 2022 ha preso la residenza in una baita di montagna nel comune di Campiglia Cervo.
Il porto d’armi l’aveva chiesto dopo aver partecipato a un convegno sulla situazione dei cristiani in Iran, che segue per la commissione Esteri della Camera, sentendosi in pericolo per una possibile ritorsione da parte dei pasdaran.
A Biella, però, quella per il porto d’armi, soprattutto negli ultimi anni, è una pratica difficile. Molti permessi non sono stati rinnovati, pochissimi quelli concessi. Come da prassi, quindi, era stato richiesto il parere dei carabinieri. E qui salta fuori la novità. Il parere era stato negativo. Le forze dell’ordine non ravvedevano rischi così gravi per la sicurezza del deputato da concedergli di girare armato.
Di solito basterebbe questo perché una richiesta venga respinta. Per il deputato Pozzolo invece la contrarietà dell’Arma era stata superata e il porto d’armi per difesa personale regolarmente consegnato dalla prefettura. Avveniva solo qualche decina di giorni prima della serata di Rosazza.
Adesso il permesso gli è stato sospeso e sono in corso le pratiche per il ritiro anche delle altre armi di cui dispone il deputato. Ritiro e non sequestro perché non ci sarebbero gli estremi. Si tratta di sei armi, per la maggior pare carabine per uso sportivo, che il deputato conserva nella sua abitazione di Vercelli.
Pozzolo insomma lascia intendere di essere un capro espiatorio. Di dover pagare per altri. Il suo riferimento obliquo non è rivolto tanto al sottosegretario Andrea Delmastro, presente anch’egli al famoso veglione, quanto al suo caposcorta. Lascia intendere che ci sono faide in corso. E si lamenta che il sottosegretario dopo la folle notte di Capodanno «è scomparso, non ci siamo più sentiti. Non eravamo amici, ma fratelli. Però ora sembra che si voglia tutelare più una terza persona, e buttare giù dalla torre me». Una versione che intriga molto le opposizioni. Elly Schlein è sarcastica: «Penso a quell’altro partito dove oggi stanno litigando tra loro, membri del governo e parlamentari, perché non si capisce chi ha sparato con la pistola di un parlamentare». Attaccano anche i Cinquestelle: «Più passano i giorni e più la vicenda sta assumendo contorni foschi. Delmastro deve riferire subito quello che sa senza alcuna omertà su ciò che è accaduto quella notte. Chi ricopre un ruolo pubblico ha il dovere, etico e morale, di dire la verità e assumersi le responsabilità connesse. Senza scappare».
E c’è fortissima irritazione in Fratelli d’Italia, dove si dice ai piani più alti: «Se proprio si dovesse mentire per coprire le responsabilità di qualcuno, che senso avrebbe esporsi per un oscuro caposcorta della polizia penitenziaria e non per un nostro parlamentare? Qual è il danno politico maggiore? ».
Nel partito della premier archiviano lo sfogo di Pozzolo come un fallo di reazione rispetto alle decisioni già prese, di sospenderlo e mandarlo a giudizio davanti ai probiviri, e soprattutto alla freddezza con cui Giovanni Donzelli due giorni fa aveva chiuso la faccenda: «L’errore politico è stata la leggerezza nel non avere in custodia l’arma». —

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Floriana Rullo per il Corriere
 «Dentro Fratelli d’Italia stanno accadendo cose strane, si cerca di uccidere me per salvare altri». A parlare è Emanuele Pozzolo, il deputato sospeso dal partito dopo l’incidente avvenuto la notte di Capodanno a Rosazza, nel Biellese, quando dalla sua pistola è accidentalmente partito un colpo che ha raggiunto, ferendolo, il 31enne Luca Campana.
«Mi hanno descritto come un parlamentare della Repubblica, fattone, che si è presentato in una sala piena di gente e ha tirato fuori la pistola e ha sparato due colpi, tipo Terence Hill, colpendo un tizio – ha detto in un’intervista a Il Foglio —. Non accetterò di affermare qualcosa che non è la verità». Una ricostruzione che, dopo quasi tre settimane, ha ancora molti punti bui che devono essere chiariti. Alcune risposte potrebbero arrivare dalla consulenza balistica affidata dalla Procura di Biella alla dottoressa Raffaella Sorropago. Nei giorni scorsi è entrata nella sala della Pro loco, mai sequestrata, dove si è svolta la festa. Ha calcolato distanze, angoli e inclinazioni così da poter individuare l’esatta posizione dell’arma al momento dello sparo, e ha fatto portare via il tavolo su cui la pistola è stata posata dopo l’esplosione. Risultati che serviranno a fare chiarezza sulle versioni ora contrastanti.
Pozzolo, che vicino a sé aveva il caposcorta di Delmastro, Pablito Morello, continua a sostenere di non aver sparato. I testimoni, compreso il ferito, affermano il contrario. Ci vorranno due mesi per avere i risultati e qualche certezza.
Contro il governo
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Pozzolo intanto ripete, come già aveva detto al Corriere, di sentirsi «abbandonato» da Andrea Delmastro. Ma soprattutto smentisce in qualche modo la testimonianza che il sottosegretario ha reso in Procura, che cioè non fosse nella sala nel momento dello sparo: «Davanti non c’era – conferma Pozzolo —. Che poi lui abbia esagerato dicendo che era a Canicattì è un’altra questione». Affermazione che ha smosso il mondo politico, con le opposizioni all’attacco che chiedono a Delmastro di riferire in Aula. Per Enrico Borghi, capogruppo di Iv al Senato, le frasi di Pozzolo confermano «i dubbi manifestati in Aula da Renzi. Il sottosegretario ha il dovere, in quanto pubblico ufficiale, di chiarire la verità. Il tempo del silenzio della premier Meloni è scaduto». La stessa richiesta arriva dal M5S. Per Angelo Bonelli (Avs), «qualcuno ha mentito. L’esempio più eclatante è lo stesso Delmastro, già rinviato a giudizio per rivelazione del segreto d’ufficio sul caso Cospito. Come può la premier considerarlo adeguato alle sue responsabilità di governo?». «Un quadro torbido, da cui emergerebbe una versione non del tutto realistica – dicono dal Pd —. Eppure il sottosegretario è ancora lì al suo posto, intoccabile, protetto da Meloni. Gli italiani meritano di sapere la verità».